I primissimi anni Fulvio nasce a Santa Maria Capua Vetere, in provincia e diocesi di Caserta, il 21 ottobre 2003, da Alfredo Colucci, medico, e Angelina Cimmino, insegnante delle superiori. Viene battezzato il 2 maggio 2004. Tre anni dopo la sua nascita, i genitori si separano: il bambino rimane con la mamma, la nonna Rosetta, la tata Tonia e le due sorelle maggiori, Francesca e Chiara. Questo primo dolore non lo trova del tutto impreparato e, soprattutto, inizia a renderlo consapevole delle sofferenze di chi gli sta accanto, a cominciare da quella della madre. Un giorno la trova in bagno, in lacrime, mentre osserva il posto lasciato vuoto dall’accappatoio del marito: serenamente, le chiede di non piangere, poi le porge il proprio accappatoio. Anche con la nonna si comporta alla stessa maniera, invitandola, quando la vede triste, ad avere pazienza. Spesso lei e la mamma lo sentono commentare: «Nulla dobbiamo temere, siamo nel Cuore di Gesù». Le sorelle, più grandi di lui, si accorgono della sua serietà, ma anche dell’ironia con cui stempera persino le situazioni più difficili.
Un rapporto con Gesù sempre più profondo Per via del lavoro della madre, Fulvio e le sue sorelle si trasferiscono a Roma, nel quartiere Balduina. Il bambino trascorre molto tempo con Rosetta, la nonna materna, che vive anche lei nella stessa casa, ascoltandola raccontare storie della sua vita. Nel 2013 la famiglia torna nella terra d’origine, stabilendosi a Tredici, frazione di Caserta. Fulvio inizia il catechismo nella parrocchia di San Matteo Apostolo a Caserta, dove, il 18 maggio 2014, riceve la Prima Comunione. Lacrime di commozione gli solcano il viso dopo che ha ricevuto per la prima volta l’Eucaristia: ora sente che il suo rapporto con Gesù, a cui era stato già educato dalla mamma e dalla nonna, è diventato molto più profondo.
Allievo dei Salesiani di Caserta Per le medie viene iscritto all’Istituto Cuore Immacolato di Maria di Caserta; della stessa struttura, affidata ai Salesiani di Don Bosco, sono allieve anche le sue sorelle. L’ambiente scolastico diventa per Fulvio una seconda casa: sta bene insieme ai compagni, li soccorre se li vede in difficoltà, anzi, a volte finisce col prendere le loro difese. È uno studente attento, preciso, capace di aggregare attorno a sé ragazzi diversissimi. Con loro organizza feste, uscite, ma soprattutto partite con i videogiochi, di cui è grande appassionato. In un’occasione arriva perfino ad assumersi una colpa non sua, anche se avrebbe benissimo potuto dimostrare di essere innocente: lo fa per proteggere un compagno molto fragile, il quale, a differenza sua, non avrebbe retto la punizione. Arrivato in terza media, è indeciso se scegliere il liceo classico, dato che è portato per le materie letterarie e le lingue straniere, o lo scientifico, così da seguire la passione per l’informatica. Di una cosa è certo: vuole continuare a essere allievo dei Salesiani.
I segnali della malattia Il 15 novembre 2016, infatti, da poco iniziato il terzo anno delle medie, Fulvio ha un episodio di emiparesi a scuola. Viene subito chiamata un’ambulanza e allertata la famiglia: la sorella Chiara arriva subito, seguita dalla madre. A quest’ultima i paramedici suggeriscono di trasferire subito il figlio all’ospedale pediatrico «Santobono Pausilipon» di Napoli, dove Fulvio giunge in condizioni critiche. L’esito della Tac al cranio e alla colonna vertebrale è impressionante: il ragazzo ha un medulloblastoma metastatico della seconda fossa superiore. La notizia schianta il resto della famiglia, ma non lui, che appare sereno.
Preghiera silenziosa, vicinanza fiduciosa In ospedale si affina anche il suo spirito di preghiera: alterna le formule tradizionali, come l’Angelus e il Rosario, a dialoghi spontanei, ma dà anche molto spazio all’orazione silenziosa, soprattutto contemplando un’immagine del Cuore Immacolato di Maria, tanto simile a quella del santuario dei Salesiani annesso alla sua scuola. Di tutto questo è testimone Domenico, padre di Salvatore, un bambino malato dalla nascita, suo compagno di stanza. Col tempo rimane conquistato dai suoi modi gentili e dalle sue parole, poche e misurate, ma improntate alla fiducia e alla certezza che Dio non abbandona i suoi figli quando soffrono.
Tra cure e preghiere Nel marzo 2019, Fulvio è accompagnato da sua madre a Parigi, per un consulto all’ospedale «Gustave Roussy», centro specializzato nei tumori pediatrici. Nel viaggio coglie un’occasione per affidarsi alla Madonna: appena entrato con la mamma nel santuario della Medaglia Miracolosa a Rue du Bac, avanza con sicurezza verso l’altare e s’inginocchia sui primi gradini. Successivamente, torna all’Istituto dei Tumori di Milano, dove ha eseguito le cure oncologiche per un anno e mezzo. Non lontano da lì c’è CasAmica, struttura che accoglie i bambini e i ragazzi che arrivano da luoghi lontani per essere curati: anche in quel luogo, Fulvio riesce a stringere legami significativi. La casa è strettamente collegata alla parrocchia dei Santi Nereo e Achilleo: in quella chiesa, il 19 aprile 2019, Fulvio vive una nuova e intima preghiera, questa volta accanto al Crocifisso, tanto più intensa perché, quel giorno, ricorre il Venerdì Santo.
Vivere nonostante tutto Anche a CasAmica, lui non tarda a farsi nuovi amici e a diventare consolatore per pazienti anche più grandi di lui, che spesso hanno difficoltà nell’immaginare un futuro per sé, a causa delle loro malattie. In una breve intervista a lui e ad altri ragazzi ospiti, trasmessa sulle reti Mediaset, assicura: «La prima conseguenza della malattia è l’abbattimento, la tristezza, la disperazione. La perdita di tutti i tuoi amici. Ma appena entri in questa struttura, in questa casa, ti sembra di conoscere tutti. Vivi e continui a vivere. Continui a vivere anche con la chemio. Vivi e questo è importante». È quello che cerca di fare per primo, a cominciare dall’impegno nell’esame di terza media. Nel suo tema di italiano commenta: «La pace richiede sacrificio e negazione di sé stessi. Gli uomini di pace, nel loro messaggio di accettazione della diversità del prossimo, portano amore, serenità, progresso». Viene temporaneamente iscritto al liceo scientifico Pascal di Milano, dove segue i primo anno di liceo, aiutato dal progetto “Scuola a casa”.
Ritorno a Caserta Nell’estate del 2019, approfittando di una remissione della malattia, Fulvio e famiglia viaggiano verso Assisi e Collevalenza. Anche in quei luoghi, il ragazzo sperimenta una profonda pace e unione con Dio. Del resto, lui pensa che «siamo uniti in un unico respiro alla Trinità» e che questa unione avviene «nel buio del nostro essere», cioè nelle profondità dell’anima. Più che per sé, prega per gli amici malati. Quando riesce a tornare a Caserta, di nuovo all’istituto salesiano, viene accolto con gioia da compagni e professori, con i quali è costantemente rimasto in contatto. Tuttavia, dal 21 ottobre 2019, giorno del suo sedicesimo compleanno, la sua frequenza è sempre più scarsa, fino a novembre, quando insorge una paraplegia, che diventa tetraplegia nel giro di una settimana.
Gli ultimi giorni Il 2 gennaio 2020 Fulvio è di nuovo al Santobono, per un’operazione dovuta all’espansione del tumore. Contrariamente alle previsioni dei medici, supera la notte. All’amico Domenico, venuto col figlio Salvatore per una visita di controllo, riesce a dire, anche se è praticamente sedato: «Ecco io sono pronto, ci siamo». Verso le 18.10 del 22 febbraio 2020, mamma Angelina raccoglie il suo ultimo respiro. Compagni di scuola, parenti e amici affollano il santuario del Cuore Immacolato di Caserta, annesso all’Istituto omonimo, il 24 febbraio, per la Messa del suo funerale. Sulla tomba di Fulvio, nel cimitero di Caserta, una placchetta metallica riporta la conclusione del sonetto «Alla sera», di Ugo Foscolo. A differenza del poeta, però, per lui la sera, o meglio, la morte di cui essa è immagine, non è gettarsi nel “nulla eterno”, ma in quel “per sempre” che assaporava nei suoi lunghi tempi di preghiera, compreso il suo ultimo e silenzioso mese. Come infatti amava dire: «La preghiera non ha un tempo. Il tempo è solo di questo mondo. Dove risiede Gesù il tempo non esiste».
Il suo ricordo Il 17 maggio 2023, in suo ricordo, nasce l’associazione di volontariato «Sui passi di Fulvio Colucci» (www.associazionefulviocolucci.it), il cui scopo primario è sostenere chi ha bisogno e senza escludere nessuno, secondo gli ideali che il ragazzo stesso viveva e di cui ha lasciato traccia in alcuni componimenti scolastici. Secondariamente, s’impegna a diffondere la sua storia soprattutto tra i giovani, a promuovere momenti di preghiera e di Adorazione Eucaristica, a cominciare dall’Adorazione silenziosa nella cappella del palazzo vescovile di Caserta. Inoltre raccoglie testimonianze sul suo conto, su mandato di monsignor Pietro Lagnese, vescovo di Caserta. L’associazione ha promosso anche la pubblicazione della sua prima biografia, «Fulvio Colucci – Messaggero di luce», firmata da don Antonio Di Nardo e pubblicata dall’editrice Velar.
Autore: Emilia Flocchini
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