La Venerabile Serva di Dio Bianca Piccolomini Clementini nacque a Siena (Italia) il 7 aprile 1875, in una nobile famiglia.
Alla morte del padre, per volontà della famiglia, l’ingente patrimonio dei Piccolomini fu messo a disposizione per opere caritative cittadine. Il conte Pietro, fratello della Venerabile Serva di Dio, guidato dalla fede e spronato dall’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, non solo si impegnò per la promozione sociale dei lavoratori nelle tenute agricole di proprietà della famiglia, ma aprì le sale del suo palazzo a illustri conferenzieri per trattare argomenti sociali, religiosi e storici. Ella, profondamente unita al fratello, ne condivise con entusiasmo le idee e ne divenne collaboratrice e solerte segretaria.
Improvvisamente, a soli ventisette anni, il fratello morì di scarlattina, lasciando la moglie in attesa di un figlio. Per la Venerabile Serva di Dio fu un momento di profondo dolore. Con la forza della fede, insieme alla madre, in memoria del fratello, fondò un laboratorio di sartoria e cucito per giovani operaie, con annessi corsi formativi e sollievi ricreativi. Acquistò pure un locale destinato a un circolo giovanile cattolico, per il quale il defunto Conte si era verbalmente impegnato prima della sua malattia.
Nello svolgere dell’intensa attività benefica, avvertì il desiderio di condividere l’apostolato con altre compagne. A tal scopo, individuò nella Compagnia di Sant’Orsola, fondata da Sant’Angela Merici, la formula adatta alla vita di consacrazione nel mondo.
Nel 1917, alla presenza dell’Arcivescovo di Siena, Mons. Prospero Scaccia, fondò la Compagnia. Con lei si consacrano altre due giovani. La stessa madre della Venerabile Serva di Dio, in un primo tempo diffidente verso una forma così inusuale di vita consacrata, un anno dopo chiese di entrare a far parte della Compagnia.
La Venerabile Serva di Dio curò i progressi dell’istituzione, divenendone Madre e Maestra, premurosa, accorta, saggia e previdente. Innamorata di Sant’Angela ne profuse la spiritualità privilegiandone la carità, la semplicità, il buon senso, l’unione fraterna, l’amore e la fedeltà alla preghiera.
Per corrispondere alle crescenti nuove esigenze fu dato inizio alla scuola di agraria per i figli dei coloni, all’accoglienza delle madri nubili con i loro bambini, all’assistenza alle parrocchie abbandonate. Il cuore di tutta questa realtà che fioriva intorno a lei era l’amore e il culto dell’Eucaristia, in particolare nell’adorazione riparatrice.
Per meglio strutturare l’opera, scrisse le Costituzioni, che furono approvate dall’Arcivescovo di Siena nel 1937.
Di salute gracile, con il passare del tempo i malanni si moltiplicarono e le forze si attenuarono fino alla totale infermità e cecità. Nel 1958 lasciò l’ufficio di Superiora Generale e, nello stesso anno, in conformità alle nuove Costituzioni, emise i voti perpetui di verginità, povertà e obbedienza.
Morì a Siena (Italia) il 14 agosto 1959.
L’Inchiesta Diocesana fu istruita nella Diocesi di Siena (Italia), dall’11 giugno 1986 al 31 marzo 1995, in novanta Sessioni, durante le quali fu raccolta la documentazione e vennero escussi trentuno testi, di cui cinque ex officio.
La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 6 ottobre 1995.
Si svolse il 2 ottobre 2014. I Consultori sottolinearono che la Venerabile Serva di Dio, fin da fanciulla, dimostrò una particolare sensibilità nei confronti delle persone bisognose. All’età di quarantadue anni, rimasta affascinata dalla spiritualità di Sant’Angela Merici, rinunciò agli agi del suo rango per seguire unicamente la volontà del Signore. Si servì delle ricchezze di famiglia per scopi caritativi, nonostante la disapprovazione della nobiltà del tempo e l’opposizione dei parenti. Ella sempre conservò la fiducia in Dio e la serenità interiore, fondando l’esercizio della carità sulla profonda fede e sulla speranza cristiana. L’Adorazione Eucaristica costituì il centro della vita spirituale sua e dell’Istituto.
Donna forte, con un alto senso della giustizia, fu artefice della promozione umana, sociale e spirituale di poveri e di contadini, con un particolare riguardo per il mondo femminile delle campagne. Si fece parte del popolo, divenendo povera fra i poveri.
Al termine del dibattito, i Consultori all’unanimità si espressero con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni della Venerabile Serva di Dio.
Si riunì il 1° marzo 2016. L’Ecc.mo Ponente, dopo aver ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato il profilo biografico della Venerabile Serva di Dio, mise in rilievo la sua profonda fede, appresa nella famiglia e alimentata dalla preghiera, in particolare dall’Adorazione Eucaristica come riparazione a favore dei sacerdoti e delle persone consacrate. Diede prova di distacco dai beni terreni, usando il proprio patrimonio a favore delle opere caritative intraprese. Si evince lo straordinario valore del suo amore per il prossimo dalle iniziative a favore dei più bisognosi, in particolare l’opera delle madri, nubili, la scuola agraria per i giovani della campagna, la divulgazione dei ritiri spirituali.
Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.
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