>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
Bollullos del Condado, Spagna, 31 dicembre 1896 - Cazalla de la Sierra, Spagna, 5 agosto 1936
Antonio Jesús Díaz Ramos nacque a Bollullos del Condado, presso Huelva, il 31 dicembre 1896. A dodici anni entrò nel Seminario Generale e Pontificio di Siviglia. Fu ordinato sacerdote il 18 dicembre 1920, pochi giorni prima di compiere ventiquattro anni. Il 10 marzo 1921 fu nominato coadiutore, ossia viceparroco, della parrocchia di Nostra Signora della Consolazione a Cazalla de la Sierra. Dieci anni dopo, fu nominato amministratore parrocchiale della medesima parrocchia. Diede nuova vita alla comunità, sostenendo in particolare i poveri e i giovani delle classi più umili, per i quali fondò una banda musicale, diretta da lui medesimo. Quella e altre opere furono interrotte dalla persecuzione antireligiosa, che toccò l’apice con l’inizio della guerra civile spagnola. Don Antonio decise di non abbandonare la parrocchia e i fedeli: fu arrestato la sera stessa del giorno in cui scoppiò la guerra, alle undici di sera del 18 luglio 1936. Il 5 agosto 1936, verso le tre di pomeriggio, i prigionieri vennero uccisi a colpi d’arma da fuoco e con bombe, nel cortile del carcere di Cazalla de la Sierra. Erano quasi tutti laici a parte don Antonio, che aveva trentanove anni. Alcuni di essi erano sicuramente stati arrestati e quindi uccisi per il loro impegno cristiano: si tratta di Enrique Palacios Monrabá, seminarista; suo padre Manuel Palacios Rodríguez; i due fratelli Gabriel e Mariano López-Cepero y Murú; Cristóbal Pérez Pascual. Inclusi, insieme a don Antonio, nella causa di beatificazione e canonizzazione capeggiata da don Manuel González-Serna Rodríguez, che comprendeva in tutto venti martiri della diocesi di Siviglia, furono beatificati il 18 novembre 2023 nella cattedrale di Santa Maria della Sede a Siviglia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica dell’intero gruppo ricorre il 6 novembre, giorno in cui le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del ventesimo secolo.
|
Antonio Jesús Díaz Ramos nacque a Bollullos del Condado, presso Huelva, il 31 dicembre 1896, figlio di Francisco Díaz Rosado, organista e falegname, e di Ana Ramos Martín. Fu battezzato il 7 gennaio seguente nella chiesa di San Giacomo Apostolo, con i nomi di Antonio, Jesús, Silvestre de la Santísima Trinidad.
A dodici anni entrò nel Seminario Generale e Pontificio di Siviglia, che frequentò dal settembre 1909 al 1° giugno 1921. Nei suoi anni da seminarista, oltre ad accrescere le conoscenze di musica e di organo che aveva per tradizione familiare, appartenne al Terz’Ordine Francescano, che lui stesso aveva introdotto nel 1910.
Il 18 dicembre 1920 fu ordinato sacerdote; dato che gli mancavano pochi giorni per compiere ventiquattro anni, dovette richiedere la dispensa sull’età. In tutti i pareri raccolti sul suo conto era ribadita la sua religiosità, la sua frequenza ai Sacramenti e, soprattutto, la sua fondata vocazione al sacerdozio.
Poco dopo l’ordinazione, ma senz’aver ancora concluso i suoi studi ecclesiastici, ricevette il primo incarico: il 10 marzo 1921 fu nominato coadiutore, ossia viceparroco, della parrocchia di Nostra Signora della Consolazione a Cazalla de la Sierra. Dieci anni dopo, fu nominato amministratore parrocchiale della medesima parrocchia.
Si diceva di lui: «Trattava i poveri come se fossero stati della sua famiglia». Da coadiutore formò, in collaborazione col Municipio, una banda musicale per giovani di famiglie umili, attraverso la quale essi potevano ricevere una formazione culturale e un aiuto personale. Da amministratore, invece, diede nuova vita alla parrocchia, ad esempio riorganizzando le confraternite.
Con l’applicazione della legislazione secolarizzatrice e laicista, tuttavia, cominciarono grosse difficoltà, specie a partire dal 1932: fu proibita la processione per portare il Viatico ai malati; sorsero problemi circa il suono delle campane; venne vietato il rituale religioso per le sepolture, compresa la collocazione della croce sopra di esse. Anche la banda musicale venne smantellata, sostituita da un’analoga formazione municipale.
Appoggiato dal suo vescovo, don Antonio protestò presso le autorità provinciali affinché revocassero le disposizioni municipali, ma non ci fu verso: anzi, nel maggio 1936, picchetti di guardie circondarono e perquisirono la parrocchia e la casa rettorale, sotto il pretesto di cercare bombe e gas asfissianti. Fu anche chiuso il centro scolastico diretto dalle Suore della Dottrina Cristiana.
Il 18 luglio 1936, la rivolta dei militari di stanza a Gibilterra diede il via alla guerra civile spagnola. Quasi subito, alcuni vicini andarono in cerca di don Antonio, chiedendo che li accompagnasse a Siviglia, dato che presentivano il pericolo. Il sacerdote rispose che non voleva abbandonare la parrocchia e i fedeli.
Lo stesso giorno, alle undici di sera, fu arrestato in casa propria e messo in carcere. Analoga sorte ebbero, alcuni giorni dopo, due seminaristi e il coadiutore, il quale sopravvisse e poté testimoniare su quanto era accaduto.
Mentre fuori dal carcere tutto quello che era legato alla Chiesa veniva distrutto, all’interno i due sacerdoti curavano spiritualmente i prigionieri, pregavano con loro il Rosario e soprattutto si preparavano alla morte, che ritenevano imminente. La notte del 3 agosto, don Antonio venne prelevato insieme ad altri detenuti e sottoposto a un interrogatorio, nel quale venne fatto oggetto di minacce e scherni.
Il 5 agosto 1936, verso le tre di pomeriggio, i prigionieri vennero uccisi a colpi d’arma da fuoco e con bombe, nel cortile del carcere. Erano circa un centinaio, quasi tutti laici, alcuni con notevole impegno cristiano, probabile causa immediata della loro prigionia e del seguente assassinio. Tra di essi c’erano Enrique Palacios Monrabá, uno dei due seminaristi arrestati; suo padre Manuel Palacios Rodríguez; i due fratelli Gabriel e Mariano López-Cepero y Murú; Cristóbal Pérez Pascual.
Don Antonio era anche lui tra le vittime; aveva trentanove anni. Mentre era in prigione, aveva riferito a uno dei suoi carcerieri: «Dica a mia sorella che se si salva, non si neghi a nessuno. Se le chiedono un pezzo di pane, o un bicchiere d’acqua, se non ha di più di questo, che lo dia». Nutriva un grande affetto per i suoi familiari, che andava a trovare una volta l’anno.
Il giorno dopo il massacro, i cadaveri vennero sepolti nel cortile della chiesa rettorale, che era vicina al carcere. All’ingresso dell’esercito regolare, il 12 agosto, vennero riesumati e, dopo l’identificazione, sepolti nel mausoleo costruito nel cimitero parrocchiale per le vittime della guerra, che fu inaugurato il 5 agosto 1938.
La sua morte fu pianta dagli abitanti di Cazalla, che vollero una lapide a suo ricordo. Anche a Bollullos del Condado ne venne inaugurata una e, in suo onore, furono resi vari omaggi.
Don Antonio fu incluso nella causa di beatificazione e canonizzazione capeggiata da don Manuel González-Serna Rodríguez, insieme al seminarista Enrique Palacios Monrabá, a Manuel Palacios Rodríguez, ai fratelli López-Cepero y Murú e a Cristóbal Pérez Pascual.
L’elenco comprendeva in tutto venti martiri della diocesi di Siviglia, morti durante la medesima persecuzione: furono beatificati il 18 novembre 2023 nella cattedrale di Santa Maria della Sede a Siviglia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica dell’intero gruppo ricorre il 6 novembre, giorno in cui le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del ventesimo secolo.
Autore: Emilia Flocchini
|