>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
Alcalá de Guadaíra, Spagna, 7 giugno 1892 - 18 luglio 1936
Agustín Alcalá Henke nacque ad Alcalá de Guadaíra, presso Siviglia, il 7 giugno 1892, penultimo di cinque figli. A ventidue anni si laureò in Giurisprudenza presso l’Università di Siviglia, mentre nel 1915 sostenne la tesi di dottorato sulla schiavitù dei neri nell’America Latina. Come proprietario e fondatore di piccole imprese, promosse la Dottrina Sociale della Chiesa. Era anche membro di varie confraternite e delle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli. Fu proprio il suo impegno cristiano la causa del suo assassinio, avvenuto la sera del 17 luglio 1936; poche ore prima, aveva consegnato una somma di denaro in forma anonima al presidente delle Conferenze di San Vincenzo. Morì alcune ore più tardi, il 18 luglio, affidandosi a Dio e perdonando coloro che gli avevano sparato alle spalle. Aveva quarantaquattro anni. Incluso nella causa di beatificazione e canonizzazione capeggiata da don Manuel González-Serna Rodríguez, che comprendeva in tutto venti martiri della diocesi di Siviglia, fu beatificato il 18 novembre 2023 nella cattedrale di Santa Maria della Sede a Siviglia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica dell’intero gruppo ricorre il 6 novembre, giorno in cui le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del ventesimo secolo.
|
Agustín Alcalá Henke nacque ad Alcalá de Guadaíra, presso Siviglia, il 7 giugno 1892; fu battezzato il 19 dello stesso mese nella parrocchia di San Giacomo il Maggiore, coi nomi di Agustín, José, Vicente. Era il penultimo dei cinque figli di Agustín Alcalá Ortí, farmacista e proprietario terriero, e di Teresa Henke Zerezos.
Nel 1902, dopo i primi studi affrontati in una scuola privata al suo paese, divenne alunno dell’Istituto San Luigi Gonzaga, retto dai Gesuiti a El Puerto de Santa María, presso Cadice. Terminate brillantemente le scuole superiori, decise di studiare Giurisprudenza: frequentò il corso preparatorio a Deusto, di nuovo presso i Gesuiti, quindi s’immatricolò all’Università di Siviglia.
Nel luglio 1914, a ventidue anni, concluse l’università, mentre un anno dopo, il 24 novembre 1915, sostenne la tesi di dottorato sulla schiavitù dei neri nell’America Latina, studio nel quale sostenne che gli spagnoli trattavano gli schiavi meno duramente di altri; ottenne il massimo dei voti.
Tramite la sua professione di avvocato, promosse la Dottrina Sociale della Chiesa nei suoi affari familiari e in politica. Il prestigio di cui godeva, unito alle sue doti personali, fu fondamentale per il sostegno, sin dagli anni Trenta del secolo scorso, dell’impostazione socio-cristiana della CEDA (Confederazione Spagnola delle Destre Autonome).
Fu anche tra i principali artefici dell’espansione dell’industria dell’olio d’oliva e fondatore di piccole imprese, nelle quali, nonostante la lotta di classe ricorrente all’epoca, non si registrarono episodi di conflitto.
Apparteneva inoltre a varie confraternite: quella di Gesù, del Santo Sepolcro, della Madonna del Àguila e soprattutto quella del Santissimo Sacramento della parrocchia di San Sebastiano, della quale divenne Fratello Maggiore, ossia presidente. Era anche membro delle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli, per cui era noto come “il padre dei poveri”.
Il suo impegno sociale e cristiano fu, a giudizio di tutti, la causa del suo assassinio, avvenuto in un clima d’odio contro la religione cattolica, alimentato, non molto tempo dopo, dalla guerra civile spagnola.
Alle 22.45 del 17 luglio 1936 Agustín stava trascorrendo amichevolmente il tempo in una sala di ritrovo di fronte a casa sua. Aveva appena consegnato al presidente delle Conferenze di San Vincenzo, in forma anonima, cinquecento pesetas per l’assistenza ai poveri.
All’improvviso, due uomini gli spararono alle spalle. Soccorso immediatamente, ricevette gli ultimi Sacramenti dal sacerdote che l’aveva accompagnato lungo la strada per l’ospedale, ma non ci fu nulla da fare.
Agustín morì alcune ore più tardi, il 18 luglio, affidandosi a Dio e perdonando i suoi aggressori. Aveva quarantaquattro anni. La sua morte causò dolore in tutti i settori sociali della sua città, specie tra gli operai.
Sul piano civile, fu commemorato con l’intitolazione di una via nel centro di Alcalá de Guadaíra e con l’apposizione di una lapide sulla facciata della sua casa natale. Dal punto di vista ecclesiale, invece, venne dedicata una nuova parrocchia a sant’Agostino e l’intero quartiere prese il nome del medesimo Santo, di cui lui portava il nome. Infine, gli fu concessa sepoltura privilegiata nella cappella del Santissimo Sacramento della chiesa di San Sebastiano.
La guerra civile spagnola, insorta lo stesso giorno in cui lui morì, rese difficile identificare i responsabili dell’omicidio. Nemmeno la famiglia volle sporgere denuncia, per evitare violenze ancora maggiori rispetto a quelle che aveva provocato la guerra.
Agustín, incluso nella causa di beatificazione e canonizzazione capeggiata da don Manuel González-Serna Rodríguez, che comprendeva in tutto venti martiri della diocesi di Siviglia, fu beatificato il 18 novembre 2023 nella cattedrale di Santa Maria della Sede a Siviglia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica dell’intero gruppo ricorre il 6 novembre, giorno in cui le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del ventesimo secolo.
Autore: Emilia Flocchini
|