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Alájar, Spagna, 9 dicembre 1887 - Cazalla de la Sierra, 5 agosto 1936
Cristóbal Pérez Pascual nacque ad Alájar, presso Huelva, il 9 dicembre 1887. Studiò Giurisprudenza, poi Medicina, diventando gestore di una farmacia a Cazalla de la Sierra. Sposò Purificación Rodrigo Gómez, che gli diede un figlio, vissuto però poche ore. Non s’impegnò particolarmente in politica, ma si oppose vivamente alle leggi secolarizzatrici e laiciste imposte nella sua cittadina. Era invece membro del Consiglio degli Affari Economici della parrocchia di Nostra Signora della Consolazione a Cazalla. Il 19 luglio 1936, il giorno dopo l’inizio della guerra civile spagnola, Cristóbal fu arrestato. Condivideva i farmaci che riceveva dai familiari con i suoi compagni di prigionia, tanto che la sua cella fu soprannominata “La Clinica”. Il 5 agosto 1936, verso le tre di pomeriggio, i prigionieri vennero uccisi a colpi d’arma da fuoco e con bombe, nel cortile del carcere di Cazalla de la Sierra. Erano quasi tutti laici a parte don Antonio Jesús Díaz Ramos, amministratore parrocchiale della parrocchia di Cazalla. Alcuni di essi erano sicuramente stati arrestati e quindi uccisi per il loro impegno cristiano: si tratta, oltre a Cristóbal, che aveva quarantotto anni, dei due fratelli Gabriel e Mariano López-Cepero y Murú, di Manuel Palacios Rodríguez e del figlio di lui, il seminarista Enrique Palacios Monrabá. Questi cinque, inclusi, insieme a don Antonio, nella causa di beatificazione e canonizzazione capeggiata da don Manuel González-Serna Rodríguez, che comprendeva in tutto venti martiri della diocesi di Siviglia, furono beatificati il 18 novembre 2023 nella cattedrale di Santa Maria della Sede a Siviglia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica dell’intero gruppo ricorre il 6 novembre, giorno in cui le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del ventesimo secolo.
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Cristóbal Pérez Pascual nacque ad Alájar, presso Huelva, il 9 dicembre 1887, figlio di Ignacio Pérez Carabantes, proprietario terriero, e di Matilde Pascual Delgado.
Studiò a Granada, dove ottenne il diploma di scuola superiore (il baccellierato). Nel 1916 conseguì col massimo dei voti la laurea in Giurisprudenza, ma in seguito studiò Farmacia. Nel settembre 1923 si fece carico della farmacia che, fino a quel momento, era gestita da suo fratello Cástulo, a Cazalla de la Sierra.
Un anno dopo, nella chiesa parrocchiale di Nostra Signora della Consolazione a Cazalla, sposò Purificación Rodrigo Gómez, nativa della stessa cittadina, di quattro anni più giovane di lui. Ebbero un figlio, il quale, però, visse solo poche ore.
La sua farmacia non era solo un negozio, ma anche un luogo di carità. Infatti, se qualche cliente si lamentava con lui per qualche privazione, finiva col portarsi a casa le medicine senza pagare. Se poi gli accadeva di far riferimento alla propria situazione economica, non di rado riceveva anche una somma di denaro.
Cristóbal non s’impegnò particolarmente in politica, al di là di aver occupato una concejalía all’inizio della dittatura di Primo de Rivera. In parrocchia, invece, era membro del Consiglio degli Affari Economici.
Quando però a Cazalla furono imposte leggi secolarizzatrici e laiciste, a partire dal 1932, vi si oppose vivamente, come del resto aveva agito l’amministratore parrocchiale, don Antonio Jesús Díaz Ramos. Tra le varie misure, era stata proibita la processione per portare il Viatico ai malati ed erano sorti problemi circa il suono delle campane. Era anche stato vietato il rituale religioso per le sepolture, compresa la collocazione della croce sopra di esse.
Inoltre, nel maggio 1936, picchetti di guardie circondarono e perquisirono la parrocchia e la casa rettorale, sotto il pretesto di cercare bombe e gas asfissianti. Fu anche chiuso il centro scolastico diretto dalle Suore della Dottrina Cristiana.
Il 18 luglio, lo stesso giorno in cui ebbe inizio la guerra civile spagnola, don Antonio venne arrestato. Il giorno dopo fu il turno di Cristóbal, che il 20 venne condotto in carcere. La cella dove venne detenuto fu soprannominata “La Clinica”: quando i familiari gli portavano da mangiare, aggiungevano anche medicine di prima necessità, che lui condivideva con gli altri prigionieri.
Il 22 luglio fece mandare a sua moglie alcune «righe che potrebbe essere, se Dio Nostro Signore lo permette, che siano le ultime che t’indirizzo, visto che la situazione si aggrava a momenti e ignoriamo la fine di tutto questo». Le indicò di fornire alcune donazioni in denaro, diede il suo addio ai familiari e le chiese: «Se arriverò a morire, t’incarico solo di raccomandarmi molto al Signore». Concluse scrivendo: «Prega per noi tutti e che il Signore voglia che questo sangue versato sia per la salvezza della Patria».
Il 5 agosto 1936, verso le tre di pomeriggio, i prigionieri vennero uccisi a colpi d’arma da fuoco e con bombe, nel cortile del carcere di Cazalla de la Sierra. Erano circa un centinaio, quasi tutti laici, alcuni con notevole impegno cristiano, probabile causa immediata della loro prigionia e del seguente assassinio.
Il giorno dopo il massacro, i cadaveri vennero sepolti nel cortile della chiesa rettorale, che era vicina al carcere. All’ingresso dell’esercito regolare, il 12 agosto, vennero riesumati e, dopo l’identificazione, sepolti nel mausoleo costruito nel cimitero parrocchiale per le vittime della guerra, che fu inaugurato il 5 agosto 1938. La testimonianza dell’accaduto fu raccolta da Vicente García Manzano, ferito ma sopravvissuto.
Tra i prigionieri uccisi c’erano Cristóbal, che aveva quarantotto anni, i due fratelli Gabriel e Mariano López-Cepero y Murú e il seminarista Enrique Palacios Monrabá insieme al padre, Manuel Palacios Rodríguez. Un’altra vittima fu l’amministratore parrocchiale di Nostra Signora della Consolazione a Cazalla, don Antonio.
Questi sei, inclusi nella causa di beatificazione e canonizzazione capeggiata da don Manuel González-Serna Rodríguez, che comprendeva in tutto venti martiri della diocesi di Siviglia, uccisi durante la stessa persecuzione, furono beatificati il 18 novembre 2023 nella cattedrale di Santa Maria della Sede a Siviglia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica dell’intero gruppo ricorre il 6 novembre, giorno in cui le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del ventesimo secolo.
Autore: Emilia Flocchini
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