Santa Maria di Rovagnate, Lecco, 7 gennaio 1952 - Arakan, Filippine, 17 ottobre 2011
Missionario del Pime nelle Filippine, si batteva per difendere i diritti dei manobo. Si è impegnato, in particolare, nella costruzione di rapporti umani. Spingeva la gente ad avere fiducia e speranza e a credere che è possibile costruire un mondo migliore.
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È la mattina del 17 ottobre 2011, nell’isola filippina di Mindanao, il missionario italiano Fausto Tentorio viene assassinato all’uscita della parrocchia di Arakan, dove risiede. È il terzo sacerdote del PIME ucciso in questo territorio, dopo aver speso la vita per i popoli indigeni. Lavora con loro e ne difende le terre, soprattutto da quelli che cercano di disboscare le foreste, come racconta ai media vaticani Giorgio Bernardelli, autore del libro Fausto Tentorio, martire per la giustizia.
Egli si è impegnato per il regno di Dio, costruendo rapporti tra gli uomini prima di tutto il resto, racconta Bernardelli. Era una persona che voleva creare relazione. Svolgeva la sua missione tra non cristiani, che si sentivano da lui accolti e compresi. Incarnava alla perfezione l’idea di martirio che Papa Francesco ha proposto nella recente lettera con la quale ha istituito la Commissione incaricata di elaborare, in vista del Giubileo del 2025, un catalogo di quanti hanno versato il loro sangue per confessare Cristo e testimoniare il Vangelo.
Per i “manobo”, la gente di Arakan tra la quale vive, padre Tentorio si spende instancabilmente, anticipando quello che il Pontefice scrive nell’enciclica Laudato si’ quando spiega che la natura è un segno del Creatore, un luogo di rivelazione di Dio: «Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi... nessuna creatura resta fuori da questa manifestazione di Dio». Il sacerdote del PIME vive profondamente tutto questo, dimostrando che la difesa del creato è inseparabile da quella dei poveri, che lui stesso cerca di tutelare e aiutare. Sa di essere una minaccia per le bande criminali del luogo, ed è cosciente di mettere a rischio la propria vita, ma dal suo testamento si evince la fedeltà al Vangelo e ai poveri e soprattutto la voglia di andare avanti aiutando le popolazioni locali.
Motivazione e coraggio sono le caratteristiche principali del missionario Tentorio, come ricorda il nipote Andrea, rievocando le parole dello zio in una lettera scritta alla famiglia negli anni Novanta del secolo scorso: «Credo che nella vita ci voglia soprattutto coraggio, coraggio che deriva dalla fede, dall’amore e dalla speranza».
Autore: Emanuela Prisco
Fonte:
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L'Osservatore Romano
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