Cumiana, Torino, 7 maggio 1856 - Nizza Monferrato, Asti, 26 febbraio 1924
A 18 anni entra nell'Istituto FMA a Mornese dove, dopo un periodo di crisi vocazionale, l'8 dicembre 1874 è ammessa alla vestizione e il 28 agosto 1875 alla professione religiosa. Dopo alcuni mesi trascorsi accanto a Madre Mazzarello, viene mandata a Torino come studente e vicaria. Nel 1877 consegue il diploma di maestra, poi torna a Torino come direttrice. Nell'aprile del 1880 è mandata ad aprire la casa di St. Cyr-sur-Mer in Francia e il 29 agosto 1880 viene eletta Vicaria Generale. Alla morte di Madre Mazzarello le succede - a soli 25 anni - nel governo dell'Istituto. È un periodo storico segnato da processi di secolarizzazione e di iniziale industrializzazione.
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Possiamo dire che Madre Caterina Daghero (1856-1924) è stata formata come educatrice e come donna di governo da Madre Mazzarello e da Don Bosco, tanto è impregnata di spirito salesiano!
Da quando entra nell’Istituto a Mornese (1874) fino alla morte di Don Bosco (1888), non solo incontra tante volte il Fondatore, ma gode di una profonda familiarità con Lui. Lo considera padre, guida, consigliere, punto indiscusso di riferimento per ogni decisione che riguardi l’animazione dell’Istituto. E anche Don Bosco esprime un paterno affetto verso questa sua giovane “figlia”. Lo attestano alcuni brevi scritti a lei indirizzati, anche in occasione del suo onomastico.
Come Madre Mazzarello, Madre Caterina è solo preoccupata di restare fedele a Don Bosco: è il Fondatore, il Santo, il vero interprete del carisma salesiano. Dopo la morte di lui, spera ardentemente di vederlo giungere alla Beatificazione, e – dice convinta – «allora non avrò più nulla da desiderare!».
Caterina Daghero ha il privilegio di emettere i voti religiosi a Mornese nelle mani di Don Bosco il 28 agosto 1875.
Trascorre i primi anni di vita religiosa a Torino alla scuola di Don Bosco e quindi ha modo di confrontarsi continuamente con Lui e con don Michele Rua, direttore dell’oratorio femminile. A Valdocco sperimenta la sicurezza di vivere a contatto con il Fondatore e questo l’arricchisce sia a livello educativo che a livello istituzionale quando le toccherà guidare l’Istituto. Da Lui impara il segreto di attirare le ragazze all’oratorio e attinge a piene mani alla sorgente del da mihi animas cetera tolle.
Quando il 12 agosto 1881 a Nizza Monferrato viene eletta Superiora generale, è presente Don Bosco, che presiede l’assemblea elettiva e le concede “la dispensa”, perché per essere Madre generale occorre avere almeno 35 anni e suor Caterina ne ha appena 25!
In quell’occasione Don Bosco dice alle suore: «Avevate una Madre santa e già ne avete un’altra che non lo sarà meno…». E regala alla neo-eletta una scatola di amaretti e una di confetti con una lettera autografa in cui le indica importanti criteri di governo:
Rev.da Madre Superiora Gen.,
Eccovi alcuni confetti da distribuire alle vostre figlie.
Ritenete per voi la dolcezza da praticarsi sempre e con tutte; ma siate sempre pronta a ricevere gli amaretti, o meglio i bocconi amari quando a Dio piacesse di mandarvene.
Dio vi benedica e vi dia virtù e coraggio da santificare voi e tutta la comunità a voi affidata.
Pregate per me che vi sono in G.C. Umile servitore Sac. Gio. Bosco.
Nizza Monf. 12 ag. 1881.
Madre Caterina resta fedele a questa consegna e per tutta la vita cammina sulle vie della dolcezza materna e della resilienza nell’affrontare le fatiche e le sfide del governo di un Istituto che si estende a ritmo veloce nello spazio e nel tempo. Per una buona animazione ella si lascia ispirare dal principio: Bisogna vedere con i nostri occhi, toccare noi con mano… e perciò si mette in viaggio per visitare le case e le opere educative e resta due anni ininterrotti in America Latina (1895-’97).
Guida le sorelle e le comunità con l’autenticità del suo essere donna consacrata a Gesù ed educatrice salesiana, a servizio di una missione che la supera. Con semplicità, mette a disposizione le sue doti di intuizione, di intelligenza, di saggezza pratica, di fede e di maternità.
Le tocca vivere in un tempo difficile e pieno di sfide segnato da processi di trasformazione e di rinnovamento a livello sociale, politico, culturale e al tempo stesso da forti spinte di liberalismo, socialismo e anticlericalismo. L’evento più drammatico è lo scatenarsi del primo conflitto mondiale (1914-‘18). L’Istituto è perciò interpellato a modificare le opere per poter dare un fattivo contributo alla drammatica situazione. Inoltre, ella vive un tempo segnato da forti cambiamenti interni anche a livello istituzionale. Il più doloroso è l’autonomia giuridica dell’Istituto FMA con la conseguente separazione dalla Congregazione Salesiana (1906-1907), per adeguarsi alle Normae secundum quas emanate dalla Chiesa nel 1901.
Madre Daghero teme che venga snaturata l’indole dell’Istituto se non resta fedele a quanto Don Bosco ha prescritto nelle prime Regole esplicitando la totale dipendenza da Lui. Ella considera la separazione “la massima delle disgrazie” e fa di tutto perché non si realizzi. Poi, quando ha in mano le nuove Costituzioni corrette dalla Congregazione dei Vescovi e Regolari, dove non si accenna neppure che l’Istituto è stato fondato da Don Bosco, pur nel dolore, china il capo nell’obbedienza della fede. Aiuta anche le consorelle a vivere la nuova svolta da figlie di don Bosco, che considerava un comando anche solo un desiderio del Papa.
Vive la nuova situazione con saggezza e audacia, dando all’Istituto un nuovo impulso nella linea della responsabilità, del consolidamento, della formazione e della creatività apostolica. È convinta di avere ricevuto un’eredità preziosa da custodire e da potenziare. Il criterio fondamentale per ogni scelta è sempre quello della fedeltà a Don Bosco: «Noi siamo di don Bosco: dobbiamo pensare, fare, pregare, vivere come ci ha insegnato lui». Tuttavia, è consapevole di vivere sfide impensate e non si lascia impaurire dalle novità e dai cambiamenti.
Gli studiosi costatano che i discepoli di un Fondatore tendono per istinto a considerare intoccabile e sacra la regola, la tradizione, lo stile di vita, tutto! Madre Caterina, fedele a Don Bosco come è stata Madre Mazzarello, intuisce dimensioni inedite del Carisma e si lascia interrogare continuamente dalle nuove situazioni. Le considera “chiamate di Dio” ad intervenire con coraggio senza il timore di tradire le consegne.
È una donna – dirà Michelle Perrot nel suo contributo sulla Storia delle donne nell’Ottocento – che ha “il presagio di tempi nuovi”, per questo non si stanca di insegnare: “Dobbiamo essere sempre all’avanguardia della carità!”.
Consente così all’Istituto di continuare a fiorire nel tempo e nello spazio estendendosi a quattro Continenti. In periodi di gravi emergenze sociali ed educative, guida l’Istituto sulle sicure linee dell’educazione preventiva, del prendersi cura di chi è più svantaggiato, anche percorrendo vie scomode e impopolari: apre le case ad accogliere il maggior numero possibile di orfani, inizia i Convitti per le operaie, istituisce Scuole per la preparazione professionale delle maestre e centri di formazione più sistematica per le missionarie. Lei sa che il metodo preventivo salesiano va ripensato e ritradotto in nuovi ambiti di educazione e questa è la sfida: essere con don Bosco, ma al tempo stesso con i tempi.
Lo spirito dei Fondatori non è una reliquia da conservare con cura gelosa, ma è fonte di ispirazione, seme di futuro e quindi spalanca nuovi orizzonti sconosciuti al Fondatore stesso.
Autore: Suor Piera CavagliĆ FMA
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