Rosaria Gravina è nata a Wuppertal in Germania il 4 aprile 1981. Il 28 marzo 1982 in una clinica a Dusseldorf, a cui i suoi genitori si erano rivolti in seguito a malesseri che la bambina aveva manifestato, fu diagnosticata a Rosaria l’ “Amiotrofia Spinale di tipo Werding Hofmann” , malattia che, secondo i medici, le avrebbe permesso di vivere soltanto altri due mesi.
I genitori, Carolina Vigilante e Giuseppe Gravina, nella speranza di non aver compreso bene l’entità e le caratteristiche della malattia, decisero di trasferirsi subito in Italia per ascoltare un secondo parere medico a Bologna all’Ospedale Sant’Orsola, che purtroppo andò a confermare quanto già riscontrato in Germania.
Costretti a lasciare la bambina ai nonni a San Marco in Lamis (FG) a causa delle gravi difficoltà economiche insorte, Carolina e Giuseppe riunirono definitivamente la famiglia solo sei anni dopo con la nascita della seconda figlia Giastin nel 1987.
A causa della malattia Rosaria non poteva assumere la posizione eretta del tronco, era quindi vincolata all’uso della sedia a rotelle.
Sottoposta fin da piccola a frequenti polmoniti e crisi respiratorie, provocate dal deficit immunitario, non poteva frequentare regolarmente la scuola materna e poi la scuola primaria. Studiava a casa, quindi, e dava regolarmente gli esami da privatista fino al 1993, quando, grazie al Decreto Gravina, la famiglia ottenne il diritto di usufruire dei docenti statali a domicilio.
Il suo rapporto con Dio cominciò a diventare più profondo grazie alla sua sorellina Giastin. Con lei faceva compagnia a Gesù che era solo e triste sulla croce: mentre tutti gli raccontavano le proprie infelicità, loro due decisero di farlo ridere con barzellette e racconti divertenti. Dicevano che Gesù era contento di stare a casa loro perché poteva ridere.
Rispetto a Giastin, Rosaria coltivò nel tempo una relazione più intima e profonda con Papà Dio, che voleva consolare per il dolore della perdita del Figlio Gesù ricorrendo sempre al gioco e alla simpatia.
Viveva le sue giornate nella gioia con i suoi amici, i genitori, sua sorella Giastin, che amava tantissimo e a cui faceva da mammina, e poi con il fratellino Cosimo. Si impegnava molto negli studi.
Nel Gennaio 1996, quando frequentava la prima media, vinse un premio speciale al concorso scolastico “Il portatore di handicap come motivo di crescita dello spirito sociale”. Nutriva tanti interessi, soprattutto la lettura, la musica e il canto. Caratterialmente era tanto dolce e gioiosa, quanto forte e ferma nelle sue idee.
Era impavida e coraggiosa ed uno dei generi letterari da lei preferiti era quello Horror, perché lo trovava buffo, ridicolo. Amava tantissimo ogni tipo di musica e la ascoltava perfino mentre studiava per concentrarsi meglio.
Un giorno chiese ad un corista di insegnarle a cantare perché desiderava lodare Dio con il canto. Faceva parte dell’azione cattolica e sognava di diventare un giorno educatrice dell’ACR. Il suo gruppo andava a casa sua a fare gli incontri e poiché dopo aver ascoltato parlare lei nessuno più riusciva a dire nulla, decise di intervenire sempre per ultima in modo tale che tutti riuscissero ad esprimersi.
Rosaria è salita al cielo il 28 marzo 1996 a quindici anni, nello stesso giorno dello stesso mese e alla stessa ora, in cui nel 1982, quattordici anni prima, in clinica a Dusseldorf le avevano dati soltanto altri due mesi di vita.
I tre fratelli, Giastin, Rosaria e Cosimo Gravina, sono stati legati da una preziosa pagina del Vangelo, “Le Beatitudini”, che Rosaria aveva tramandato a Giastin e Giastin a Cosimo, dicendo che se avessero realizzato in vita almeno una di quelle beatitudini si sarebbero rincontrati un giorno in Paradiso. E Rosaria, salutando la mamma per l’ultima volta, la rassicurava che stava andando via con Papà Dio e che il suo sogno si era realizzato.
Mamma Carolina racconta...
Rosaria, la mia dolcissima Rosaria! Impossibile per una mamma amare un figlio più di un altro; se scrivo dolcissima perché questo era la mia Rosaria. Due occhi grandissimi che ti trapassavano l’anima, lei, la prima a chiamarmi mamma ed era una grande papona. Nessuno aveva un papà come il suo: “Mamma, che papà bellissimo mi hai dato..” Ed io ridevo prendendola in giro dicendo: “Credo che dovrai fare una visita dall’oculista” E poi scoppiavamo a ridere insieme. Rosaria era sempre con la testa tra le nuvole, innamorata di qualcuno o qualcosa che la faceva sognare.
Per lei la cattiveria non esisteva, si strafidava di tutti e quando le facevo notare delle cose lei mi rispondeva: “Mamma ma io non lo avevo capito” Non perché era tonta ma perché aveva un animo buono, in lei non c’era furbizia.
Rosaria amava la sorellina e le insegnava tante cose, quando sapeva che doveva arrivare gente diceva a Giastin: “Mi raccomando, comportati bene…” E lei l’ascoltava. Una delle cose che Rosaria ha insegnato a Giastin era l’amore per Gesù crocifisso. Diceva alla sorella che bisognava fare compagnia a Gesù e farlo anche ridere perché le persone vanno da lui solo per piangere e chiedere; così lei gli raccontava le barzellette, gli leggeva un libro delle filastrocche, tutto per far sorridere Gesù. Io le guardavo e mi chiedevo se si potesse fare tutto questo, guardavo il Crocifisso e ad alta voce dicevo: “Credo che Gesù ora scende dalla croce perché non vuole sentirvi più, gli avete fatto una capa tanta…” Prontamente scoppiavano a ridere e questo era anche pericoloso per la loro salute. Un giorno venne il medico per la solita visita e Rosaria gli disse: “Dottore, questa malattia è una grande fregatura! Non posso ne ridere ne piangere” Ed il dottore chiese: ”Perché piangi?” E lei rispose: “Ma dottore di gioia, di grande gioia”.
La mia Rosaria, la grande consigliera di tutti, aveva una soluzione per ogni persona, quando stava male chiunque veniva a trovarla lei sorrideva sempre e diceva: “Sto bene!” Il suo ultimo anno di vita allacciata ad una bombola di ossigeno ripeteva: ”Sto bene!” A tutti. Aveva una forza incredibile e non solo fisica per sopportare il dolore, si il dolore lo sapeva trasformare in gioia.
Aveva 14 anni e si era innamorata di un ragazzo che veniva a trovarla, guarda caso si chiamava Giuseppe (come il suo papà). A me ed a suo padre confidava tutto, così cercai di farle capire che quel ragazzo non era innamorato di lei, le voleva bene. Un pomeriggio che venne Giuseppe a trovarla ero in cucina e potevo sentire tutto di quello che avveniva nella stanza di Rosaria, così sento che gli dice che era innamorata di lui. Il cuore mi si spezzò, come avrei fatto a consolarla quando quel ragazzo sarebbe andato via, così dopo un po’ lui se ne andò ed entrai subito in stanza da lei ma lo scenario era diverso da come me lo ero immaginata. Rosaria aveva un sorriso che partiva da un orecchio e finiva all’altro orecchio e disse: “Mamma sono felice ho detto tutto a Giuseppe e lui mi ha detto che mi vuole un gran bene e che sono l’unica che porterà sempre nel suo cuore… mamma non mi ha preso in giro, mi ha detto la verità!” E si mise a ringraziare Gesù per tutto quello che era successo. Quel ragazzo ancora oggi porta la sua foto nel suo portafoglio.
Questa era la nostra Rosaria, una margherita sempre pronta per essere donata, come lei mi scrisse nel suo ultimo biglietto d’auguri per il mio compleanno.
Cosimo il fratellino amato e stracoccolato da lei, ma ha avuto poco tempo per crescere insieme. Aveva poco più di 1 anno quando lei vola al cielo ma abbastanza per seminare la gioia nel cuore di Cosimo. Da grande Cosimo scrive sul suo diario: “L’unico simbolo di superiorità che conosco è la gioia”.
Lascio e affido alle persone che l’hanno vissuta, nella libertà, di scrivere e testimoniare il proprio vissuto con lei.
Fonte:
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www.rosariagiastincosimo.com
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