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Cosimo Gravina Adolescente

Festa: Testimoni

San Marco in Lamis, Foggia, 9 maggio 1994 - 24 febbraio 2009


Cosimo Gravina è nato a San Marco in Lamis (FG), il 9 maggio 1994. Per sapere se il bambino avesse contratto la stessa malattia genetica delle due sorelle Rosaria e Giastin, “Amiotrofia Spinale di tipo Werding Hofmann”,  e per prepararsi ad affrontare tutto ciò che la malattia comportava, i suoi genitori, Carolina Vigilante e Giuseppe Gravina, decisero di ricorrere all’amniocentesi, che ebbe esito positivo. Sin dai primi mesi di vita, Cosimo si rivelava essere un bimbo speciale: cominciò a parlare a otto mesi, a quattro anni imparò a leggere e a scrivere per soddisfare la sua curiosità. Già a pochi mesi manifestava un rapporto speciale con Dio e prima dei due anni, vedeva e comunicava con il suo angelo custode Pippo. Aveva un rapporto profondissimo con Gesù e con il Paradiso che andava a visitare spesso la notte durante il sonno. Amava così tanto Gesù che soffriva nel non poterlo ricevere prima del sacramento della prima comunione. Quando il sacerdote innalzava l’ostia per la consacrazione durante la messa, lui sperava che quel momento fosse più lungo possibile per poter contemplare Gesù Sacramentato. Legatissimo ai sacramenti della confessione e dell’eucarestia, si preparava scrupolosamente alla riconciliazione  con Dio sempre pregando il salmo 50.
Cosimo, come le sue sorelle, era impossibilitato dal poter assumere la posizione eretta del tronco e per questo vincolato alla sedia a rotelle.

A causa delle frequenti crisi respiratorie e per l’estrema facilità a contrarre infezioni, dovuta al deficit immunitario,  non poteva frequentare regolarmente la scuola. I suoi genitori avevano intrapreso anni addietro una lunga battaglia, conclusasi con il Decreto Gravina del 1993, affinchè le sorelle Rosaria e Giastin ricevessero l’insegnamento scolare a domicilio. Grazie al riconoscimento di questo diritto Cosimo ebbe insegnanti a casa a cominciare dai tre anni.

Cosimo era di una intelligenza straordinaria e coltivava tanti interessi: eccellente negli studi, amava l’informatica, l’elettronica, la musica e la  cucina. Non gli mancava, infine, l’amore per le ragazze. Ha scritto tanti articoli di giornale per le scuole e ha vinto premi letterari scolastici. Tifoso accanito dell’inter, era appassionato anche di calcio.

Il suo carattere era gioviale e giocoso e attirava a sé molti amici che popolavano la loro casa. Nutriva un grande amore per le due sorelle Rosaria e Giastin a cui era legatissimo.

Quando sua sorella maggiore, Rosaria, morì nel 1996, Cosimo aveva due anni, e quando morì Giastin ne aveva dieci. Il rapporto con Giastin era profondissimo. Lei gli faceva un po’ da mammina, ma lo eleggeva anche a critico d’arte dei suoi quadri e rifaceva una tela se a lui non piaceva.

Rosaria, la sorella maggiore, consegnò a Giastin e Giastin a Cosimo, la pagina del vangelo delle “Beatitudini”, con la speranza di realizzarne in vita almeno una per riabbracciarsi tutti e tre un giorno in Paradiso. E Cosimo volò al cielo il 24 febbraio 2009, certo di raggiungere le sue sorelle, ringraziando tutti e ripetendo per tre volte “Gesù tu sai che io ti amo”.

Mamma Carolina racconta...
L’arrivo di Cosimo stravolge ogni cosa in bene; sapevo quello che c’era da affrontare e così partii subito con animo sereno. Rosaria e Giastin giocavano molto con lui, le prime parole: “Iaia e tatti” Non mamma e papà. Quando è nato sembrava festa nazionale e le sorelline hanno addobbato la sua culletta con tanti palloncini e fiori di carta velina fatti da loro, tutti dovevano sapere che era nato Cosimo e ci fu un via vai di persone per la sua nascita.
Cosimo era dolce e biricchino, avevo preso un po’ da Rosaria ed un po’ da Giastin. Il tempo per poterlo tenere in braccio era veramente poco, ma tutto scorreva nella tranquillità. Una sera Rosaria era già volata al cielo; Cosimo dormiva nel suo letto, io ero con Giastin anche lei nel suo letto vicino a quello del fratellino quando Giastin mi dice: “Mamma possiamo dare il nome del nostro angelo custode?” Io risposi: “Certo Giastin, come lo vuoi chiamare?” Lei rispose: “Simpaty. E tu mamma?” Io aggiunsi: “Io lo chiamo Armony” Di colpo Cosimo si toglie le due dita centrali che si ciucciava e dice: “Il mio si chiama Pippo” Io lo guardai e dissi: “Che brutto nome!” Lui: “Si chiama Pippo” Così entrò nella nostra casa Pippo, ma chi era questo strano personaggio con cui Cosimo giocava e rideva? L’unico pensiero che mi venne è che si era fatto l’amico immaginario.
Così scorrevano i giorni finché abbiamo dovuto cambiare casa, ma nella nuova casa la loro cameretta si affacciava su un campetto da calcio e lì iniziarono le richieste di Cosimo: “Mamma quando fa caldo mi porti a giocare a pallone?”…”Si cosimo”… “E mi metti in piedi per tirare un calcio al pallone?”…”Si Cosimo”. Questo tutti i giorni e così dissi a Giuseppe che quella casa non era adatta a noi perché il bambino soffriva troppo nel vedere gli altri bambini giocare e lui non poteva. Così decidemmo quella sera di trovare un’altra abitazione, ma la mattina quando Cosimo si sveglia mi dice: “Mamma tutto a posto” Io chiesi cos’era tutto a posto e Cosimo: “Mamma non c’è bisogno che mi porti fuori a giocare a calcetto, io e Pippo ci siamo fatti una squadra, noi stiamo in quella degli angeli poi c’è quella dei Santi e sono più fortunati hanno Gesù come portiere e lui con un dito para, non possiamo mai fare goal!” Io ancora non avevo capito cosa stesse succedendo e ridendo gli dico: “Cosimo mettete Gesù come arbitro!” Lui: “Si mamma!”. Così trascorsa la giornata era contento di andare a dormire ed al mattino disse: “Mamma la tua idea non è stata buona per niente” Chiesi cosa fosse successo e lui: “Gesù non può arbitrare nessuna partita” Io chiesi: “Perché?” Cosimo rispose: “Non dà nemmeno un fallo, dice sempre perdona, perdona…”
Mi si arrizzarono i capelli, Cosimo come faceva a sapere che Gesù ci invita a perdonare sempre, aveva 3 anni e così senza fargli accorgere nulla gli dico di fargli fare il cronista e così giocate come volete. La sera non vedeva l’ora che fosse buio e voleva andare a dormire subito, aveva Pippo che lo aspettava; così fecero fare a Gesù il cronista con la promessa che qualche volta lo avrebbero fatto giocare.
Più cresceva e più ci rendevamo conto che aveva una mente brillante, questo già in prima elementare, la maestra dava la lettura e doveva leggerla 5 volte, ma già alla terza la sapeva a memoria, così decisero di fargli leggere 1 volta. Gli piaceva la tecnologia, di qualsiasi cosa abbiamo comprato non ha mai letto le istruzioni, la metteva in moto da solo.
Alla sorella Giastin che si alzava alle 5 per ripassare la lezione, lui le diceva: “Sei matta, più studi e più dimentichi” E ridevano insieme. Preoccupata di avere a casa questo strano personaggio cioè Pippo, un giorno gli chiesi come fosse e lui: “Per me è un angelo perché mamma tu non lo vedi?” Io risposi: “Cosimo, mamma non è speciale come te…” Un giorno un sacerdote gli fece la stessa domanda, e lui: “Perché non lo vedi?” Rispose di no, allora Cosimo disse: ”Allora non sei speciale come dice la mia mamma”.
Per lui non c’erano confini, cielo e terra erano un’unica cosa.
Insomma la nostra casa era sempre affollata di personaggi che i nostri occhi non vedevano, così mi confrontai con il mio padre spirituale e lui mi disse: “Carolina tu non chiedere niente, lascialo vivere sereno, quando lui condivide con te questi eventi, lascialo stare ed accogli quello che ti racconta e fanne tesoro!” Così ho sempre fatto e ormai Pippo faceva parte della nostra famiglia e tutti lo sapevano. Una delle cose che Cosimo faceva era la comunione per il suo angelo Pippo, perché Pippo poteva adorare Gesù ma non lo poteva mangiare; così lui offriva il suo corpo a Pippo per poter prendere Gesù. “Mamma è bellissimo, mi sento che volo quando faccio questo”
Questa sua parte profonda non gli vietava di un essere un ragazzo che si divertiva, usciva con i suoi amici, era il saggio consigliere di tutti, come pure gli piacevano le ragazze ed il suo cuore batteva soprattutto per Michela. Ogni tanto mi ripeteva: “Mamma io non sono santo come le mie sorelle” Io lo guardavo sorridendo e chiedevo: “Perché le tue sorelle sono sante?”  E lui: “Si mamma, erano tanto buone”. Io gli ripetevo: “Lascia che sia Dio a decidere se le tue sorelle sono sante” E lui sorrideva; mi parlava del suo funerale come una grande festa e poi concludeva: “Ma da me non ci saranno tante persone e tanti sacerdoti” Invece Dio premiò quel suo desiderio di festa, quel giorno erano le ceneri ma il parroco al suo arrivo fece suonare le campane a festa come lui aveva sempre desiderato, c’era tantissima gente e tanti adolescenti . Quando ci fu la processione dei sacerdoti mi passarono a fianco e dicevo dentro di me: “Vedrai Cosimo ce ne saranno anche per te” Così li contai erano 7, aveva superato le sorelle e lo immaginavo così felice di quella festa. Era la festa di tutte le feste che lui aveva organizzato, il parroco iniziò la sua omelia guardando l’assemblea e dicendo: “Cosimo questo è il tuo primo miracolo, non ho mai visto tanti ragazzi e ragazze in questa chiesa. C’erano proprio tutti alla sua festa. Concludo questo scritto riportando le parole di Cosimo scritte nel suo diario: “La chiave del Paradiso è il Perdono”.
Lascio e affido alle persone che l’hanno vissuto, nella libertà, di scrivere e testimoniare il proprio vissuto con lui.


Fonte:
www.rosariagiastincosimo.com

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Aggiunto/modificato il 2024-03-05

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