Volpiano, Torino, 19 maggio 1892 - Coassolo, Torino, 15 marzo 1944
Parroco di Coassolo (Torino), ucciso a colpi di ascia dai partigiani comunisti il 15 marzo 1944, perché aveva deplorato gli eccessi dei guerriglieri rossi.
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Esattamente ottant’anni fa si compiva uno degli episodi più tragici ma anche oscuri e dimenticati della guerra civile quando il parroco di Coassolo Torinese fu prelevato da casa la notte del 16 marzo 1944 e assassinato a colpi d’ascia sul greto del torrente Tesso.
Gli autori dell’esecrando misfatto non furono mai individuati ma la voce pubblica e varie testimonianze affermarono che i mandanti e gli esecutori erano da ricercarsi fra i partigiani comunisti.
Don Giuseppe Amateis era nato a Volpiano il 19 maggio 1892, fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1920 e inviato vice curato alla Collegiata di Giaveno e poi a Santa Croce di Torino, quindi a Coassolo nel 1926 dove nel 1931 divenne prevosto della parrocchia di San Nicolao conquistandosi la stima di tutta la popolazione per il suo carattere gioviale.
Era un prete patriota e durante la Grande Guerra aveva servito nell’esercito come comandante di una compagnia di fucilieri, colto e brillante conversatore sapeva intrattenere i villeggianti che d’estate salivano a Coassolo. Lo scoppio della guerra e la difficile situazione creatasi dopo l’8 settembre 1943 con la rotta dell’esercito e la formazione delle bande partigiane furono all’origine della tragedia di don Amateis che invitava invece a rispondere ai bandi Graziani e ad arruolarsi nella repubblica di Salò come peraltro – pur sbagliando – fecero molti italiani. Racconta lo storico don Giuseppe Tuninetti nel suo libro: Clero, guerra e Resistenza nella diocesi di Torino (1940-1945):
«Le sue parole, ispirate unicamente da sentimenti patriottici, risapute dai partigiani non ne trovarono il consenso, forse sorpresero anche qualche parrocchiano. Il territorio delle Valli di Lanzo, esteso fino a comprendere la zona di S. Nicolao, era governata dalle bande di Burlando e composto di uomini aderenti e fautori del partito comunista; essi, consoni alla ideologia professata, ravvisarono senz’altro nel teologo Amateis un fascista politicante, nemico del popolo. Ecco quindi, nel febbraio 1944, la sua traduzione coatta, davanti al tribunale del popolo, le intimidazioni, le minacce. I colleghi parroci, a conoscenza dell’odioso affronto, vivamente consigliarono il teologo Amateis di lasciare temporaneamente la parrocchia per provvedere alla sua incolumità. Invano»
Sul luogo della sua uccisione fu posta nel 1960 una lapide con la scritta: «Il buon pastore dà la vita per le pecore».
Furono ben 129 gli omicidi di preti e religiosi uccisi dai partigiani comunisti dal 1943 al 1949, in particolare in Istria ed Emilia Romagna nel cosiddetto «triangolo della morte».
Fra tutti ricordiamo il seminarista modenese di 14 anni Rolando Rivi, torturato per tre giorni e poi ucciso il 13 aprile 1945 per essersi rifiutato di togliersi la veste talare dicendo: «E’ il segno che io sono di Cristo». Nel 2013 papa Francesco ha promulgato il decreto di beatificazione avvenuta il 15 ottobre successivo.
Autore: Fra Martino
Fonte:
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www.giornalelavoce.it
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