Ardil era parvulo esterno della Casa della Misericordia quando l'Associazione dei Figli di Maria stava iniziando. Presto capì che dietro quei giovani allegri si nascondevano valori superiori e con suo fratello Antonio divenne un aspirante e poi figlio di Maria con tutte le sue conseguenze. Grazie alla sua gentilezza di cuore e alle sue buone disposizioni, ha sfruttato molto bene i mezzi di formazione forniti dall'Associazione, alla quale si rivolgeva spesso. È sempre stato amico e collaboratore del gruppo dei migliori. Lavorava con zelo e con energia instancabile. Non è mai svenuto, nemmeno nei momenti più pericolosi. Ha scontato 22 anni in prigione. Il padre non viveva più e dato che il fratello era un seminarista, la famiglia si mantenne con lo stipendio di scrittura in un ufficio. È stato perquisito a casa sua il 12 agosto 1936. Si nascondeva a Murcia, e non trovandolo hanno portato via i suoi unici due fratelli. Antonio e Romana. Quando l'ha scoperto, visto che la vita dei suoi fratelli era in pericolo, si è presentato volontariamente in prigione. Il 18 agosto arrestarono Modesto Allepuz e il giorno dopo Pedro Gonzálvez. Da quel momento i tre seguiranno le orme già descritte: confermare la loro fede e l'appartenenza all'Associazione davanti ai giudici, prepararsi reciprocamente alla consegna a Dio, accettare i disagi, le ingiurie e le vessazioni, il simulacro del processo e la morte come se fossero criminali, camminando alcuni 2 chilometri a passo militare custoditi da un picchetto militare fino al cimitero. Ad Antonio Ardil Lazaro, prigioniero come loro, è stato permesso di rimanere con suo fratello e i suoi compagni fino agli ultimi istanti. Davanti a lui, rivolgendosi ai tre miliziani che li custodivano, hanno detto addio a tutto il popolo di Cartagena con questo messaggio: "Vogliamo che sappiate che non portiamo odio o rancori contro nessuno. Siamo innocenti! Perdoniamo tutti; i nostri nemici e gli autori della nostra morte. Tutto quello che chiediamo è che si accontentino del nostro sangue e che non venga più versato". Poi li abbracciarono. Il 1° agosto 1939 questi tre miliziani dichiararono davanti a un notaio con tutti i dettagli la scena dell'addio, l'atteggiamento sereno con cui i tre congreganti uscirono per il martirio e la loro stessa emozione. Nell'Associazione di Cartagena è conservato questo atto notarile. Il ricordo dei martiri è vivo. Con l'ultimo abbraccio al seminarista Antonio Ardil, i martiri inviarono ai loro compagni un messaggio tenero che avrebbe segnato la loro vita e il loro apostolato sacerdotale: "Che il nostro sangue non sia sterile! ”. La sua beatificazione è stata celebrata l'11 novembre 2017 sotto il pontificato di Papa Francesco.
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