Nel giorno in cui si ricordano i martiri di Otranto, un pensiero va anche a San Berlabei. Berlabei non era il suo vero nome perché è l'italianizzazione del titolo turco "Beylerbeyi", ossia comandante capo di una provincia con funzioni di governo. Berlabei dunque era non un soldato bensì un governatore di uno dei cosiddetti "Elayet", le province dell'impero ottomano, composte a loro volta dai cosiddetti Sangiaccati: non sappiamo se di qualche provincia esistente o se il sultano Fatih Mehmet II, il Conquistatore di Costantinopoli, lo avesse designato come governatore della futura provincia d'Italia. Questa posizione faceva di Berlabei un pasha: nobile di altissimo grado cui tutti gli stranieri si dovevano rivolgere chiamandolo "Sua Eccellenza", titolo nobiliare accompagnato da un Tug (antico stendardo delle steppe) recante due code di cavallo attaccate (le code andavano da una per i ranghi bassi a 4 per il sultano). Berlabei aveva davanti tutto: una posizione di potere quasi assoluto dovendo agire da viceré del Sultano e avendo autorità sull'amministrazione, la giustizia e la guerra. L'unica figura non imperiale sopra di lui era quella del Gran Visir. In un posto di complotti come la corte ottomana, la sua era una posizione che molti avrebbero cercato di ottenere calpestando migliaia di cadaveri se necessario. Lui però lasciò tutto; vedendo la Fede con la quale i martiri di Otranto andavano a morire, capì tutto, riconobbe la verità del Cattolicesimo e si dichiarò tale, davanti a Gedik Ahmet Pasha, Gran Visir di Fatih Mehmet II. Rinunciò ai titoli, agli onori e anche alla vita, venendo impalato da quell'esercito che lui stesso aveva guidato fino a quel momento. Ora è Beylerbeyi del Cielo.
Autore: Charlie Bunga Banyangumuka
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