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Servo di Dio Wilhelm Frede Laico e padre di famiglia, martire

Festa: .

Meiderich, Duisburg, Germania, 29 giugno 1875 – Sachsenhausen, 13 marzo 1942

Nel periodo della tirannia del nazionalsocialismo si comportò con grande coraggio e divenne vittima della fede cattolica. A motivo della fedeltà a Cristo e alla Chiesa, non si adeguò al sistema ideologico dei nazionalsocialisti, perseverò nella pubblica testimonianza cristiana impegnandosi nell’ambito politico, sociale e sportivo. Si prodigò altresì nella difesa degli ebrei, anche avvalendosi del suo incarico di Vice-Console dei Paesi Bassi. Per questo fu odiato e perseguitato dal Terzo Reich, deportato nel campo di concentramento di Sachsenhausen, pagò con il sacrificio della vita la coraggiosa professione di fede. Nel 2017, a 75 anni dalla morte del Servo di Dio, la diocesi di Münster, constatata la perdurante fama di santità e di martirio, ne ha intrapreso la Causa di Beatificazione, ora pendente presso il Dicastero delle Cause dei Santi.



Wilhelm Frede nacque il 29 giugno 1875 a Meiderich (Germania) – ora quartiere periferico di Duisburg – nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia, secondo di sei figli. Fu battezzato il 4 luglio successivo nella chiesa di San Giovanni Battista in Hamborn, località del distretto di Duiburg. Dopo aver frequentato il previsto ciclo scolastico a Meiderich, dai 6 ai 14 anni (1882-1889), fu costretto ad abbandonare gli studi, rinunciando al suo desiderio di diventare medico a causa dell’improvvisa e tragica morte del padre: egli, operaio fabbro in una impresa industriale, rimase ferito mortalmente per aver soccorso un collega ferito con il ferro incandescente. Dovendo farsi carico della responsabilità della famiglia, cercò un’occupazione e il 1° aprile 1889 venne assunto come apprendista impiegato presso le Acciaierie Rheinische Stahlwerke di Meiderich, che lasciò volontariamente il 31 maggio 1894, all’età di 19 anni, per lavorare come impiegato presso il giornale “Duisburger Volkszeitung”, dove rimase per tre anni fino al 1897 per poi lavorare come contabile nel negozio all’ingrosso di vini Remy a Kleve. Quando il 6 aprile 1898 il proprietario Sig. Theodor Remy divenne console onorario del Regno dei Paesi Bassi, la sua abitazione fungeva da Consolato di quella Nazione e Wilhelm Frede venne incaricato anche dei compiti relativi alle attività di un impiegato di Consolato. Egli, versato nelle lingue, imparò l’olandese e divenne a poco a poco esperto delle questioni anche diplomatiche. Più tardi anche la madre e i fratelli poterono trasferirsi a Kleve. In questa città, il Servo di Dio si inserì nel tessuto sociale e parrocchiale, rendendo un generoso contributo e una fervida testimonianza cristiana, impegnandosi in prima persone nella pastorale locale e assumendo ruoli di rilievo nelle organizzazioni cattoliche. Nel 1910 entrò a far parte del Direttivo del partito di centro di ispirazione cattolica; nello stesso anno fondò assieme ad altri cittadini l’Unione dei Commercianti Cattolici sezione di Kleve. Intanto, il 20 aprile 1903 aveva sposato Maria Brohl: dal loro matrimonio, il 26 marzo 1904 nacque la figlia Mechtilde Antonie Maria. Nel 1916 fu promosso al ruolo di segretario di consolato e nel 1926 divenne Vice-Console dei Paesi Bassi. Il suo donarsi agli altri ebbe una particolare manifestazione nell’ambito sportivo. Dapprima ebbe un ruolo di primo piano nella società ginnica “Merkur” e nel 1924 fu il co-fondatore dell’associazione sportiva cattolica “Forza della gioventù tedesca” (DJK) di Kleve, di cui divenne presidente nel 1929.
Intanto in Germania si andava affermando il regime nazista, con l’avvento al potere di Hitler nel gennaio 1933. Il Servo di Dio seguì questi avvenimenti con vigilante prudenza, rafforzando sempre più l’avversione al regime poiché ne aveva riconosciuto le componenti disumane e antireligiose. Il 14 luglio 1933 il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi (NSDAP) divenne il partito unico e tutti gli altri furono sciolti: il Servo di Dio, in quanto membro del Partito di Centro, si vide costretto a troncare il suo impegno politico. Tuttavia, seguì le direttive dei Vescovi e rimase fedele ai suoi convincenti cattolici, in stretto contatto con il clero locale e mantenendo i suoi incarichi nelle realtà cattoliche. In pari tempo, rifiutò di aderire a organizzazioni naziste, di utilizzare il cosiddetto “saluto tedesco”, di issare la bandiera con croce uncinata, di fare offerte per il Winterhilfswerk, la raccolta del partito nazionalsocialista per iniziative benefiche. Inoltre, dimostrò il rifiuto netto verso l’ideologia sulla razza comportandosi gentilmente con gli ebrei, salutandoli con il gesto di togliersi il cappello; si prodigava altresì nel facilitare le loro richieste di visto per espatriare. Questa attenzione e solidarietà verso gli ebrei, suscitò l’ira dei nazisti che già dal 1933 lo misero sotto osservazione. Fra il 1937 e 1940 si giunse ad una radicalizzazione dell’antisemitismo, culminata nella “notte dei cristalli” 10 novembre 1938. Centinaia di sinagoghe vennero bruciate e devastate, molti ebrei deportati e le loro abitazioni saccheggiate. Il 10 novembre il Servo di Dio vide che alcuni giovani lanciavano pietre contro la casa dell’ebreo Bernhard Gonsenheimer rompendo i vetri: non esitò a redarguirli assicurando l’ebreo che si sarebbe informato sull’indirizzo dei loro genitori. Avvertiti da una spia che aveva assistito alla scena, la Gestapo rimproverò al Servo di Dio il suo comportamento: da quel momento venne ritenuto “amico degli ebrei”, “fanatico cattolico” e nemico del regime.
A seguito dell’occupazione dell’Olanda da parte delle truppe tedesche nel maggio 1940, il consolato dei Paesi Bassi in Kleve fu chiuso e la Svezia si assunse, con il consenso del governo tedesco, la protezione dei cittadini olandesi mediante il “centro d’aiuto svedese” del quale divenne direttore Wilhelm Frede, risultando così al servizio di una potenza neutrale, la Svezia. La succursale di Kleve della SD (Servizio di sicurezza di spionaggio e controspionaggio delle SS), si era opposta a questa nomina, stilando un Rapporto in cui si definiva il Servo di Dio un “avversario del nazionalsocialismo e segretario di consolato con tendenze pro olandesi”. Inoltre si sottolineava che era “membro dell’associazione dei funzionari cattolici, partecipa regolarmente alle funzioni religiose, cura vivaci relazioni con il clero cattolico, alza raramente il braccio per il saluto nazista, è un cattolico fanatico e un tedesco indegno”. Da questo elenco si evince che le accuse mosse al Servo di Dio di essere un avversario del nazionalsocialismo derivano soprattutto dall’odio per la sua religiosità.
Di conseguenza, i nazisti ottennero dalla Svezia il licenziamento, con conseguente decadimento dello status di diplomatico e libertà di azione nell’accanirsi contro il Servo di Dio. Il 31 ottobre 1941 venne posto in custodia cautelare nella prigione di Kleve a disposizione della Gestapo e accusato di atteggiamenti antitedeschi. In seguito trasferito a Berlino presso la RSHA-IV, dipartimento che si occupava dei trasferimenti dei nemici del regime nei lager. Interrogato l’11 dicembre 1941, nel verbale dell’interrogatorio risulta inoltre che “è cordiale con gli ebrei, li saluta e si leva sempre il cappello”. E alla domanda sulla sua mancata iscrizione al Partito nazionalsocialista, rispose che “come cattolico praticante non poteva servire allo stesso tempo due ideologie”. Queste accuse furono la causa del trasferimento, il 7 febbraio 1942 al campo di concentramento di Sachsenhausen. In questo ambiente aberrante e disumano, il Servo di Dio manifestò in pienezza l’offerta di sé diventando testimone di carità e di aiuto fraterno. Da subito si prodigò ad aiutare gli altri deportati più deboli, li consolava e incoraggiava ad essere forti; lo si vide anche a donare il proprio pane a un giovane compagno di prigionia dicendo: “Lui è più giovane di me, lui ha più urgente bisogno del pane di me”. Questo atteggiamento di carità cristiana, indispettiva i carcerieri suscitando la loro ostilità nei suoi confronti, per questo decisero di punirlo severamente con il cosiddetto “trattamento speciale”: nel terribile freddo di quell’inverno di guerra, con pochi abiti addosso, le SS lo appesero ad un gancio fissato nel muro e lo innaffiarono con una pompa e lo lasciarono appeso fino a quando non lo videro congelato. In seguito lo portarono nella baracca dell’infermeria dove spirò il 13 marzo 1942 e il suo copro venne cremato.

L’inchiesta diocesana della Causa di Beatificazione è stata aperta il 13 marzo 2017 dal Vescovo di Münster e si è conclusa il 13 marzo 2020. La Causa si trova ora nella fase romana. Il Dicastero delle Cause dei Santi nel luglio 2024 ha riconosciuto la validità giuridica del processo diocesano e il Postulatore ha avanzato l’istanza per la nomina del Relatore in vista della stesura della Positio.


Autore:
Mons. Paolo Rizzi, Postulatore

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Aggiunto/modificato il 2024-09-02

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