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San Riccardo Reynolds Sacerdote brigidino, martire
Festa:
4 maggio
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† Londra, Inghilterra, 4 maggio 1535
Nel 1535, sotto il regno di Enrico VIII, quattro
certosini - Giovanni Houghton, Roberto Lawrence e Agostino Webster - il
brigidino Riccardo Reynolds e il parroco Giovanni Haile subirono il
martirio per aver rifiutato di sottoscrivere l'Atto di Supremazia che li
avrebbe costretti a riconoscere il re come capo supremo della Chiesa
d'Inghilterra. I primi quattro furono canonizzati nel 1970 dal Papa San
Paolo VI, mentre Haile è ancora Beato. Le loro storie, intrecciate nella
comune resistenza all'autorità regia e nella professione di fede
cattolica, offrono uno spaccato della complessa situazione religiosa
dell'epoca. I certosini, pur essendo benvoluti, non si sottrassero al
giuramento iniziale, salvo poi ritirarlo quando il re pretese il
riconoscimento della sua autorità spirituale. Reynolds, uomo di profonda
cultura e predicatore stimato, si oppose con fermezza all'ingiusta
legge, mentre Haile, parroco di Isleworth, si unì ai martiri. Il 4
maggio 1535, tutti e cinque furono trascinati al patibolo e subirono
l'esecuzione capitale con stoica fermezza. I loro corpi furono smembrati
ed esposti al pubblico.
Martirologio Romano: A Londra in Inghilterra, santi sacerdoti martiri Giovanni Houghton, Roberto Lawrence e Agostino Webster, priori delle certose di Londra, Bellavalle e Haxholmie, e Riccardo Reynolds, dell’Ordine di Santa Brigida, che, avendo professato senza paura la fede dei padri, sotto il re Enrico VIII furono trascinati a Tyburn al supplizio dello squartamento. Insieme a loro anche il beato Giovanni Haile, sacerdote, parroco di Isleworth, sobborgo della città, fu impiccato allo stesso patibolo.
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Cinque sacertodi inglesi furono i primi martiri ad essere uccisi per
aver professato la fede cattolica sotto il regno di Enrico VIII, fautore
dello scisma anglicano: i certosini Giovanni Houghton, Roberto Lawrence
e Agostino Webster, il brigidino Riccardo Reynolds ed il parroco
Giovanni Haile. Tutti beatificati da Papa Leone XIII il 29 dicembre
1886, solamente i primi quattro sono stati anche canonzzati da San Paolo
VI il 25 ottobre 1970, mentre Giovanni Haile è ancora oggi venerato
solo come Beato.
Riccardo Reynolds
Non conosciamo con esattezza la data di nascita di Richard Reynolds, ma
dal fatto che fu accettato quale novizio dall’Ordine di Santa Brigina
nel 1512 e prese i voti l’anno seguente, deduciamo che sia nato tra il
1488 ed il 1489. Tale ordine religioso prevede infatti che i novizi
possano professare i voti solo al raggiungimento dei venticinque anni di
età. Trascorsi alcuni anni all’università di Cambridge, nel 1513
conseguì il baccellierato in teologia e dalla medesima università fu
assunto quale predicatore. Prima del Concilio di Trento queste attività
non erano ritenute incompatibili con lo stato di novizio di un ordine
religioso.
I monasteri brigidini erano composti da due comunità, maschile e
femminile, separate dalla chiesa: i monaci fungevano da cappellani per
le suore e la badessa era superiora di ambe le comunità. Come i suoi
contemporanei, quali ad esempio i celeberrimi San John Fisher e San
Thomas More, anche il Reynolds aveva ricevuto un’ottima formazione
umanistica ed il cardinal Pole testimonia che “non solo era un uomo
dalla vita santissima, ma era anche l’unico monaco inglese che
conoscesse bene le tre lingue fondamentali, cioè il latino, il greco e
l’ebraico”. Il Registro della biblioteca del monastero di Syon, fondato
nel 1415 dal re Enrico V, annoverava ben 94 volumi a lui attribuiti ed
egli fu indubbiamente un’eminente personalità della Londra del tempo.
Nel 1535 fu anch’egli imprigionato nella Torre di Londra per essersi
rifiutato di prestare il giuramento di supremazia. Il 28 aprile, durante
il processo, non demordette dall’opporsi ad un’ingiusta legge contraria
alla sua fede: “Per essere a posto con la coscienza mia e di quelli che
sono presenti qui con me, io dichiaro che la nostra fede ha maggior
peso ed è sorretta da maggiori testimonianze di quella vostra, perché
invece delle poche testimonianze che voi avete ricavato dal Parlamento
di questo solo regno, io ho dalla mia parte l’intero mondo cristiano”.
Un testimone oculare descrisse Riccardo quale “uomo di contegno
angelico, amato da tutti, e pieno di Spirito Santo”.
Ormai prossimo al martirio, chiese di rinviare l’esecuzione di alcuni
giorni, onde potesse “preparare la sua anima all’incontro con la morte
come si conviene ad un religioso e a un buon cristiano”. Il cardinal
Pole, nella sua “Difesa dell’unità della Chiesa”, ebbe a scrivere: “Non
posso tralasciare di dare notizie di uno di questi martiri: è Reynolds
che ho conosciuto intimamente; fu un uomo che, per la santità di vita,
potrebbe essere paragonato ai primissimi che furono di esempio e di
guida agli altri... era stabilito che egli dovesse dare testimonianza
della verità col proprio sangue. E lo fece veramente... e con tale
fermezza che, secondo quanto ho appreso da un testimone oculare, offrì
il capo al mortale capestro come se lo porgesse per ricevere una collana
regale piuttosto che uno strumento di morte”.
Insieme verso il martirio
Il 4 maggio 1535 i tre certosini, Padre Reynolds ed il parroco di
Isleworth, indossati gli abiti religiosi furono legati stesi su delle
stuoie e trascinati per le vie sassose e fangose che portavano dalla
Torre di Londra al Tyburn, famigerato luogo delle esecuzioni capitali.
Dalla finestra della sua cella il cancelliere Thomas More poté
constatare assieme a sua figlia, in visita da lui, la felicità di questi
santi uomini che si apprestavano ad essere i primi martiri di questa
nuova persecuzione.
John Houghton, priore di Londra, anch’egli arrestato e condannato, salì
per primo il patibolo e collaborò con il boia per l’impiccagione
proferendo parole di perdono e di fiducia in Dio. Non era ancora morto
soffocato, che uno dei presenti tagliò la corda ed il padre cadde a
terra, il boia lo denudò e gli cavò ancora vivo le viscere per poter
mostrare il cuore ai consiglieri del re.
Seguì poi l’esecuzione degli altri quattro. Ultimo a morire fu il
Reynolds, dopo aver incoraggiato i compagni senza impallidire e perdersi
d’animo nel vederli squartare e sventrare, ma prima dell’esecuzione si
rivolse alla folla presente invitandola a pregare per il re, “affinché
il re che, all’inizio del suo regno aveva governato con saggezza e
pietà, come Salomone, non dovesse, come lui, nei suoi ultimi tempi
essere sedotto dalle donne fino alla rovina”.
I corpi dei martiri furono fatti a pezzi ed esposti al popolo per
incutere terrore ai ‘papisti’, ma la Chiesa, che mai si dimentica dei
suoi servitori più fedeli, li ha glorificati concedendo loro l’onore
degli altari.
Autore: Don Fabio Arduino
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