Isidore nacque nel villaggio di Pleine-Fougères (Francia) il 9 settembre 1847 da Pierre e Ann Quémerais, una coppia di umili contadini, che educarono il figlio alla pietà cristiana. Sin da giovane Isidore si distinse per la sua intelligenza e per la sua profonda spiritualità, tanto che i genitori, accogliendo la sua richiesta, lo mandare a studiare nel Seminario di Saint-Meen della Diocesi di Rennes, dove iniziò il percorso di formazione verso il sacerdozio all’età di 16 anni. Nel 1870 fu scelto per partire in missione insieme a mons. Auguste Marie Martin, primo vescovo della diocesi di Natchitoches in Louisiana, e accolse con entusiasmo l’incarico, preparandosi spiritualmente e umanamente per poter servire al moglie la popolazione del luogo. Così, all’età di 23 anni, partì insieme ad altri sacerdoti bretoni al seguito del vescovo e, appena giunto in Louisiana, fu ordinato sacerdote nel gennaio del 1871 a Natchitoches, e si dedicò subito alla pastorale, seguendo con amore e obbedienza le indicazioni che gli venivano date nelle parrocchie di Rapides, Avoyelles e Caddo. “La pietà, la dolcezza, la dedizione disinteressata di questo giovane sacerdote – testimoniò mons. Martin -, il suo affetto filiale per il suo vescovo e la facilità con cui padroneggiava le difficoltà della lingua inglese, mi permettevano di riporre grandi speranze in lui”. Perciò, nel 1873, lo nominò vicario parrocchiale della chiesa della Santissima Trinità di Shreveport, insieme al parroco padre Jean Pierre. Poco dopo, però, cadde ammalato e dovette rinunciare temporaneamente alla missione per potersi curare. Giunta l’estate, e migliorate le sue condizioni di salute, tornò a Shreveport per andare ad aiutare il confratello sacerdote, che si trovava in difficoltà a causa di un’epidemia di febbre gialla, scoppiata in quella regione. Si organizzò subito un gruppo di volontari, capeggiati dal parroco e da padre Isidore, che quotidianamente si recava nelle case degli ammalati per accurdirli e curarli. Padre Isidore, da poco uscito dalla malattia che lo aveva colpito, avrebbe potuto tirarsi indietro, ma accettò con coraggio questa missione, consapevole che quasi certamente anche lui sarebbe stato colpito dalla febbre gialla. Ogni giorno padre Isidore si alzava di buon mattino, celebrava la Santa Messa e recitava l’Ufficio Divino, poi andava nelle case degli ammalati, li accudiva, li ascoltava, parlava loro del Signore, accompagnava i morenti negli ultimi istanti di vita, e infondava in loro la speranza della resurrezione. Pochi mesi trascorsero e anche lui fu colpito dalla febbre gialla, che non gli lasciò scampo, morì il 15 settembre del 1873, sei giorni dopo aver compiuto 26 anni. “Egli era un fiore – scrisse il suo vescovo -, e gli angeli lo raccolsero per il Cielo”. Il corpo fu sepolto nel Cimitero di Shreveport e, nel 1876, fu traslato nella chiesa della Santissima Trinità. I giornali dell’epoca lo salutarono come “vittima della sua devozione alla Carità”. Dopo di lui morirono, nel giro di tre settimane, altri quattro sacerdoti della missione: il parroco Jean Pierre (1831-1873), Jean Mariae Biler (1839-1873), Louis Marie Gergaud (1832-1873), François LeVézouët (1833-1873). Constatato il perdurare della devozione popolare nei confronti di padre Isidore e degli altri quattro sacerdoti la diocesi di Shreveport ha istruito la fase diocesana preparatoria l’8 dicembre del 2020, raccogliendo le testimonianze sulla vita e sul culto. Il 15 giugno 2023 la Conferenza Episcopale Statunitense, avendo ascoltato il resoconto del vescovo di Shreveport, ha dato il suo assenso al prosieguo della causa di beatificazione.
Fonte:
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