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Padre Marcelo Pérez Pérez Gesuita

Festa: Testimoni

† San Cristóbal de Las Casas, Messico, 20 ottobre 2024

Padre Marcelo era un combattente per la pace, un uomo che cercava il dialogo, la pace e la giustizia per i più poveri. Lui stesso era indigeno, era Tzotzil, e aveva dedicato la sua vita a stare con gli ultimi e a cercare il dialogo, l'incontro, la riconciliazione nelle comunità dove c'erano divisioni. Il fatto che padre Marcelo sia stato assassinato è un ulteriore segno che c'è chi è interessato a che le persone siano divise e a che la pace e la giustizia non regnino.



Padre Marcelo Pérez domenica 20 ottobre 2024 aveva appena celebrato una Messa nella sua parrocchia di Cuxtitali, quartiere di San Cristóbal de Las Casas, nello Stato messicano del Chiapas: salito in macchina stava raggiungendo per un'altra celebrazione eucaristica la chiesa di Guadalupe, quando è stato raggiunto da due uomini in moto. Lo troveranno più tardi crivellato di colpi d’arma da fuoco riverso sul volante del suo furgone bianco. Recentemente, aveva avvertito che sulla sua testa pendeva una taglia, messa dal crimine organizzato.
Il gesuita, poco più che quarantenne, era considerato una voce profetica di pace e riconciliazione e un tenace difensore di diritti umani. Nato nel gruppo indigeno dei Tzotzil del quale si era sempre occupato tutelandolo da soprusi ed angherie. Fortissima l’impressione, accompagnata da indignazione, nella Chiesa locale, in quella messicana e, più in generale, latinoamericana. Ordinato nel 2002, il lavoro pastorale del sacerdote è stato profondamente segnato dall’impegno verso le comunità più vulnerabili, soprattutto nelle aree colpite da violenza, criminalità e sfruttamento. Nel corso del suo ministero, padre Marcelo ha svolto un ruolo chiave come mediatore in complessi conflitti sociali, in particolare a Pantelhó e a Simojovel, un’altra zona afflitta dalla violenza derivante dal traffico di droga e dallo sfruttamento illegale dell’ambra. Padre Marcelo era stato uno dei fondatori della Rete ecclesiale ecologica mesoamericana nel 2019.
Anche l’Onu, definendo inaccettabile l’accaduto ha chiesto indagini immediate ed esaustive. Dolore è stato espresso dalla Conferenza episcopale messicana: «Quest’atto di violenza — hanno scritto i vescovi — non solo priva la comunità di un pastore delicato ma mette a tacere una voce che ha lottato instancabilmente per la pace e la giustizia nella regione». Altri due gesuiti, solo due anni fa, avevano perso la vita assassinati sul sagrato della loro chiesa nello Stato di Chihuahua da uomini armati mentre rimane ancora un mistero l’omicidio di padre Isaías Ramírez González il cui corpo è stato ritrovato il 15 agosto scorso sotto un ponte di Guadalajara, capitale dello Stato di Jalisco. Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas, ricorda così il sacerdote ucciso:
«Si è sempre impegnato per la giustizia e la pace tra i popoli originari. Non si è mai immischiato nella politica di partito, ma ha sempre lottato per far vivere i valori del Regno di Dio nelle comunità. Sono i valori della verità e della vita, della santità e della grazia, della giustizia, dell’amore e della pace». Era un sacerdote «molto concentrato sulla sua vocazione, molto orante, molto vicino al tabernacolo e molto impegnato con il suo popolo».


Fonte:
Avvenire

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Aggiunto/modificato il 2024-10-24

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