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† Hiji, Giappone, 15 ottobre 1619
Il Beato Baldassarre Kagayama Hanzaemon nacque in Giappone da una famiglia samurai e fu educato nei valori di lealtà e coraggio tipici della sua classe sociale. Accanto a queste virtù, coltivò una profonda fede cristiana, trasmessa dagli evangelizzatori gesuiti come San Francesco Saverio, che portarono in Giappone l'insegnamento di Cristo nel XVI secolo. Il cristianesimo giapponese, pur diffuso e amato da molti, suscitò presto l'ostilità dei governanti locali, che vedevano in esso una minaccia al loro potere, e lo vietarono con severe persecuzioni. Baldassarre fu un esempio di fedeltà incrollabile a Cristo, anche quando, con l'intensificarsi delle persecuzioni, dovette affrontare dure prove: fu privato del suo incarico di samurai e la sua famiglia si trovò in difficoltà economiche. Nonostante le pressioni a rinunciare alla fede per riottenere la sua posizione, Baldassarre si rifiutò, dimostrando un coraggio spirituale che ispirava chiunque lo conoscesse. Il giorno dell'esecuzione, 15 ottobre 1619, Baldassarre si presentò sereno e in preghiera, meravigliando i suoi carnefici con la calma e la gioia che trasparivano dal suo volto. Mentre camminava verso il luogo dell'esecuzione, Santiago, emozionato dalle parole del padre su come presto avrebbero incontrato Dio, chiese di essere portato con lui, insistendo con dolce fermezza. Baldassarre lo prese in braccio e, lungo il tragitto, gli parlò della promessa della resurrezione. Arrivato al luogo dell'esecuzione, Baldassarre spiegò ai funzionari il significato della sua scelta: “Cristo fu giustiziato in pubblico tra due ladri, pur essendo innocente e immensamente più grande di me. Voglio essere giustiziato come Cristo o in un luogo ancora più indegno”. Dopo aver pregato davanti al dipinto di Cristo Crocifisso e aver salutato con calma i suoi familiari, Baldassarre accettò la morte. Prima di essere decapitato, Baldassarre guardò suo figlio Santiago, sorridendo, e pronunciò il nome di Cristo. Dopo la sua decapitazione, il piccolo Santiago, ispirato dall'esempio del padre, si avvicinò coraggiosamente al suo corpo, si inginocchiò accanto a lui, unendo le mani in preghiera e cantando i nomi di Cristo e Maria, come suo padre gli aveva insegnato. A seguito di un processo iniziato con il Nulla Osta della Santa Sede il 2 settembre 1994, il martirio dei due congiunti fu riconosciuto ufficialmente il 1° luglio 2007. Essi furono beatificati il 24 novembre 2008 sotto il pontificato di Papa Benedetto XVI, insieme ad altri 186 martiri giapponesi, onorando così la loro dedizione.
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