Rio de Janeiro, Brasile, 12 maggio 1913 – Campanha, Brasile, 4 gennaio 1985
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Quel 4 gennaio 1985 dopo un lento e doloroso Parkinson ha dato fine alla sua vita terrena e come slogan di quel percorso lo stesso che ha imposto sul suo scudo episcopale "i legami della carità" ed è che questo vescovo ha dedicato la sua vita a pellegrinare ovunque, ma soprattutto dove il bisogno e la miseria hanno dato le loro urla più forti. Quella vita piena di consegna e servizio è stata quella che lo ha fatto acclamare tra il popolo brasiliano come "santo" e che permette che oggi il suo processo di beatificazione vada per buoni passi, a questa vita piena di servizio e consegna aggiungiamo lo zelo apostolico che quest'uomo provava per la Santa Chiesa, questo zelo è stato colui che lo ha fatto che in quel persistente pellegrinare indossando misericordia vestita di carità portasse anche la misericordia vestita di salvezza per gli inconversi, è questo cammino continuo che gli dà il soprannome del "vescovo pellegrino" "il servo dei servi" "il camminatore instancabile" o "l'eco della voce di Cristo in Brasile". Mons. Motta è nato a Rio de Janeiro il 12 maggio 1913. Completato i suoi studi ecclesiastici ai seminari di Rio de Janeiro e San Paolo, completandoli nel 1935. Nel gennaio del 1936 fu ordinato sacerdote e eletto insegnante di varie discipline al Seminario di San José a Rio Comprido, lì si distinse per il suo impegno nella formazione dei futuri sacerdoti e promuovendo tra loro il vero timore di Dio per diventare sacerdoti santi. Come sacerdote è stato anche, per molti anni, direttore spirituale del seminario, orientando e guidando i seminaristi e persino altri sacerdoti che spesso si rivolgevano a lui per chiedere consigli. Ha ricevuto il titolo di canonico del Venerabile Cabido di Rio de Janeiro. Poco dopo, è stato consacrato vescovo, esattamente nel maggio 1953 e fino al 1957 ha lavorato presso il vescovo di Juiz de Fora (tutto questo in Brasile). Successivamente è stato nominato vescovo ausiliare di Don Jaime Camara a Rio de Janeiro. Successivamente è stato nominato Vescovo Coadjutore, con diritto di succedere a Don Innocencio, in Campanha. Nella sua presentazione al clero e ai fedeli, il vescovo Innocencio incontrando da molto tempo il Servo di Dio non ha potuto nascondere la sua emozione e si è espresso così: "Buona scelta, benedetta indicazione (... ) con cuore festoso, la Diocesi accoglie il competente, modesto e affabile, professore emerito, devoto direttore spirituale, comprensibile, accessibile, amico di tutti”. In verità il Servo Othon era tutto questo e molto di più, in quello che si è rivelato essere un vero discepolo di Cristo. Ripeto ciò che ho detto all'inizio sul servo di Dio perché è di per sé ciò che evidenzia la virtù che lo eleva: in molte occasioni ha visitato pastoralmente tutto il vescovo e ha piantato nei loro cuori il santo timore di Dio e la carità evangelica verso gli altri, così come la devozione alla Vergine a cui ha mostrato grande felicità e gioia incontenibile il giorno in cui ha dichiarato il Dogma dell'Assunzione e di chi è conservata una lettera per questa data speciale. Il morbo di Parkinson è progredito e ha indebolito il suo sistema. All'età di 72 anni, dopo molte prove di rassegnazione e pazienza, morì devotamente e fu sepolto nella cripta della Cattedrale. A causa della sua reputazione di santità e di fronte a varie relazioni di ringraziamento ottenute attraverso la sua intercessione, nel 2016 la diocesi della Campagna ha annunciato l'apertura del processo di beatificazione del vescovo Othon Motta, con l'autorizzazione del Vaticano, che ha portato a lui il titolo di Servo di Dio.
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