Bagnes, Svizzera, 21 luglio 1870 - Barcellona, Spagna, 27 luglio 1909
François-Benjamin May nacque il 21 luglio 1870 a Bagnes, villaggio in Svizzera. Trascorse l’infanzia e l’adolescenza nel suo paese natale, aiutando i genitori nella fattoria e nei campi. A diciott’anni conobbe alcuni Fratelli Maristi delle Scuole, di passaggio per la sua valle, e decise di entrare nel loro istituto. Il 2 maggio 1888 iniziò il noviziato e il 15 agosto dello stesso anno ricevette l’abito religioso, assumendo il nome di fratel Licarione. Emise la prima professione religiosa il 12 agosto 1890 e, il 15 agosto 1893, quella perpetua. In tutte le sue destinazioni si distinse come educatore attento e premuroso nell’educazione dei bambini della classe operaia, ma si dimostrò anche molto competente in materia di contabilità. Il 1° ottobre 1906 aprì una scuola nel quartiere di El Poblenou, a Barcellona, e dovette affrontare la persecuzione da parte di alcune delle famiglie operaie, influenzate dalla propaganda anarchica. Il 26 luglio 1909, all’inizio di quella che passò alla storia come la “Settimana Tragica”, la protesta e lo sciopero nazionale si tramutarono in atti violenti anche contro la Chiesa: la scuola dei Fratelli Maristi di Barcellona fu assaltata e data alle fiamme. Il giorno dopo, i sette religiosi della comunità furono invitati a lasciare la loro abitazione, ma caddero in un’imboscata. Fratel Licarione, che era uscito per primo, fu colpito dalle pallottole dei rivoltosi: morì raccomandando la sua anima a Gesù e alla Madonna e perdonando i suoi uccisori, che lo finirono a coltellate e sassate. Il suo corpo venne seppellito in una fossa comune nel cimitero del Montjuic. Il 27 gennaio 2025 papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto sul martirio di fratel Licarione, aprendo la via alla sua beatificazione.
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Figlio di contadini François-Benjamin May nacque il 21 luglio 1870 a Bagnes, villaggio svizzero nel Canton Vallese; fu battezzato il 24 luglio, tre giorni dopo la nascita. I suoi genitori, Maurice Eugène e Marie-Virginie, erano piccoli contadini e proprietari di bestiame, nonché fedeli cristiani. Frequentò le scuole al suo paese, dove ricevette anche, a tredici anni, la Prima Comunione. Trascorse quindi l’adolescenza aiutando la famiglia nella fattoria e nei lavori dei campi.
La vocazione tra i Fratelli Maristi Quando aveva diciott’anni, vide passare per la sua valle un gruppo di giovani religiosi. Facevano parte dei Fratelli Maristi delle Scuole, istituto fondato nel 1817 dal sacerdote Marcellin Champagnat (canonizzato nel 1999) per l’istruzione dei ragazzi di famiglie povere. Quei religiosi, in particolare, venivano dalla provincia di Saint-Paul-Trois-Châteaux, nella regione francese della Loira, e stavano visitando le comunità cristiane del Canton Vallese, nella speranza di trovare nuovi membri e aprire una casa in Svizzera.
Da François-Benjamin a fratel Licarione François-Benjamin rimase ammirato dalla semplicità del loro modo di fare e si sentì attratto da quello stile di vita. Il 2 maggio 1888 entrò nel noviziato di Saint-Paul-Trois-Châteaux e il 15 agosto dello stesso anno ricevette l’abito religioso; cambiò nome in fratel Licarione. Negli anni della formazione studiò le scienze religiose e profane, consolidando il suo proposito di dedicarsi interamente all’educazione dell’infanzia abbandonata e della gioventù. Dopo la fase iniziale della formazione, ufficializzò la sua consacrazione a Dio con la prima professione, il 12 agosto 1890.
L’inizio dell’apostolato in Spagna Subito dopo venne inviato in Spagna, precisamente a Mataró, non lontano da Barcellona; continuò a studiare e a impratichirsi nella lingua spagnola, così da poter iniziare a insegnare. Contemporaneamente, portò avanti il tirocinio da docente a Girona, dove fu vicedirettore della Scuola del Sacro Cuore (la prima opera che i Fratelli Maristi avevano iniziato e gestire in Spagna). Il 15 agosto 1893, al termine del suo primo anno di attività apostolica in quella scuola, emise la professione perpetua. Un mese dopo, nel settembre 1893, ebbe la destinazione a vicedirettore del collegio di Torelló. Oltre alla formazione dei ragazzi, seguiva i confratelli che lavoravano in quella scuola. Le sue abilità nel disegno, nella contabilità e nell’amministrazione furono di grande aiuto alla popolazione, che era impiegata nelle industrie che a quel tempo nascevano. Da Canet de Mar, sempre vicino a Barcellona, dove trascorse cinque anni come educatore e direttore a partire dal settembre 1894, fu inviato ad Arceniega, nei pressi di Alava, come direttore di una scuola municipale gratuita, o meglio finanziata da benefattori, che ospitava circa centotrenta bambini. L’anno seguente, l’edificio divenne sede dello juniorato (seminario minore) dei Fratelli Maristi, ossia la struttura per la formazione dei potenziali candidati alla vita religiosa.
Una missione difficile a Barcellona All’inizio del ventesimo secolo, l’Istituto Marista si stava espandendo al di fuori della Francia e della Spagna, arrivando anche oltre oceano. Fratel Licarione era disposto a partire per le missioni estere, come si evince da una lettera inviata alla sua famiglia: «Credevo che il prossimo settembre avrei attraversato l'oceano per visitare il Nuovo Mondo, ma i miei buoni superiori non sono della stessa opinione. Inoltre, i parenti dei miei formidabili alunni si oppongono al mio trasferimento e dovremo rimanere ancora alcuni anni in Spagna». Gli ottimi risultati della sua opera educativa, in effetti, avevano condotto i suoi superiori a pensare a lui come direttore di una scuola per i figli degli operai, sostenuta dal Patronato Obrero (Associazione Operaia) di San Giuseppe nel quartiere di El Poblenou (in castigliano Pueblo Nuevo), a Barcellona. Fratel Licarione accettò quella missione, che appariva difficile sin dal principio: senza risparmiare alcuno sforzo, aprì la scuola il 1° ottobre 1906.
La pedagogia di fratel Licarione La sua pedagogia, che aveva già messo in pratica nelle precedenti destinazioni, era basata su tre elementi: pratica, ordine e buon gusto. Era un maestro capace di sacrificarsi completamente per il bene dei suoi alunni. Preparava le lezioni con grande cura, sia dal punto di vista pedagogico che he dei contenuti. Con la sua grafia chiara e ordinata, ogni giorno scriveva con l’inchiostro rosso, sul quaderno di ciascun ragazzo, la frase o le lettere che avrebbero dovuto copiare durante la lezione. Spiegava le letture con grande interesse e chiarezza, secondo i canoni pedagogici dei Maristi voluti dal fondatore: la scuola era vista come una grande famiglia, dove la presenza e l’esempio di ogni educatore erano fondamentali per l’intero processo educativo.
Il Vangelo al primo posto Nell’insegnamento, non andavano mai trascurati l’annuncio del Vangelo, l'amore misericordioso di Dio per i bambini e i giovani e la dedizione ai più poveri. Fratel Licarione faceva proprio così: impiegava una cura particolare nello spiegare il catechismo, soprattutto il sabato, in onore della Vergine Maria, cui era molto devoto. Incoraggiava gli alunni con piccole ricompense e all’occorrenza, con tono paterno, li rimproverava. Aveva stabilito che la classe si dividesse in due gruppi, chiamati “Accampamento romano” e “Accampamento cartaginese”, che ogni mese si scambiavano. I ragazzi dell’“accampamento” che risultava vincitore potevano andare in gita al pomeriggio, mentre gli altri rimanevano in classe a studiare.
La situazione operaia in Spagna agli inizi del Novecento e la persecuzione religiosa Tuttavia, in quegli stessi anni, la situazione dei lavoratori spagnoli era caratterizzata da gravi problemi: condizioni di vita precarie, sfruttamento del lavoro e mancanza di rappresentanza sindacale. In questo contesto di tensioni sociali, gruppi come socialisti e anarchici cercarono di ostacolare il governo e anche la Chiesa, considerata alleata dei potenti. La scuola marista si trovava in un contesto di forti contrapposizioni ideologiche ed educative. Alcuni gruppi la consideravano un ostacolo ai loro tentativi di riforma e promuovevano modelli scolastici alternativi, in contrasto con l'educazione cristiana. Fin dall'apertura della scuola di El Poblenou, frate Licarione e gli altri sei membri della comunità marista si trovarono ad affrontare molte difficoltà a causa dell'influenza dei gruppi radicali: la loro casa era stata presa a sassate diverse volte e spesso venivano insultati mentre camminavano per strada. Col tempo, però, i genitori riconobbero la dedizione dei religiosi e i progressi dei loro figli, schierandosi così dalla parte dei Fratelli e del preside.
L’inizio della “Settimana Tragica” di Barcellona All’alba del 26 luglio 1909, fu dichiarato lo sciopero generale, allo scopo di protestare contro l’arruolamento obbligatorio e l’invio dei riservisti, molti dei quali erano operai e padri di famiglia, nella guerra in Marocco: era l’inizio di quella che fu definita “Settimana Tragica”. Alle 9 del mattino la notizia era già arrivata a El Poblenou e in altri quartieri di Barcellona, ma la rivolta si trasformò da pacifica a violenta. Alle 23.30 un gruppo di uomini e donne raggiunse il Patronato di San Giuseppe, cominciando a distruggere tutto quello che trovavano a portata di mano. Quando la polizia arrivò, era troppo tardi: l’edificio era in fiamme su tutti e quattro i lati; i Maristi furono subito scortati nella loro residenza lì accanto.
L’imboscata contro i Fratelli Maristi Il 27 luglio, la rivolta era ormai sul punto di espandersi, continuando altrove le aggressioni come quella al Patronato di San Giuseppe. I Fratelli Maristi vennero quindi invitati da un conoscente a lasciare la casa, perché le strade erano tranquille. Convinti dalle sue parole, uscirono dall’edificio indossando l’abito religioso; in testa alla loro fila c’era il direttore, fratel Licarione. Appena quest’ultimo fu uscito in strada, il conoscente gridò: «Sono tutti lì, fuoco!». Gli altri agitatori, che erano dispersi, uscirono allo scoperto. Si udì uno sparo: i religiosi fuggirono nascondendosi dove possibile, entrando anche attraverso le porte che trovavano aperte.
Il martirio di fratel Licarione Fratel Licarione, invece, era ferito a morte. Strisciò verso il muro di fronte, quindi si mise in ginocchio; mentre gli agitatori lo finivano a colpi di pietre e di armi da taglio, giunse le mani in preghiera, raccomandando la sua anima a Gesù e a Maria e perdonando chi lo stava uccidendo. Il suo corpo venne portato all’Ospedale Clinico di Barcellona, dove rimase alcuni giorni. Fu identificato da un confratello che era sopravvissuto nascondendosi in un armadio e salvato da alcuni membri della Croce Rossa, i quali gli suggerirono di fingersi morto mentre veniva condotto in ospedale. Da lì, la salma venne sepolta in una fossa comune nel cimitero del Montjuic.
L’inizio della causa di beatificazione Fratel Licarione godette subito di fama di santità e di martirio; fu il primo tra i Fratelli Maristi a essere ucciso in odio alla fede. Quando la notizia dell’assassinio arrivò ad Arceniega, in molti piansero per il «santo fratello», come lo chiamavano. Per verificare questa fama, la diocesi di Barcellona avviò il processo informativo su vita e martirio di fratel Licarione il 1° luglio 1966, concluso il 15 novembre 1967. Gli atti del processo vennero quindi trasmessi alla Sacra Congregazione dei Riti, organismo competente circa le cause di beatificazione e canonizzazione prima della creazione della Congregazione delle Cause dei Santi.
La fase di arresto e la ripresa con le nuove procedure canoniche Tuttavia, a partire dal 1964, il Papa san Paolo VI frenò i processi di tutti i martiri spagnoli del ventesimo secolo, temendo che la loro memoria venisse strumentalizzata a fini politici. Trent’anni dopo, sotto il pontificato di san Giovanni Paolo II, quei processi vennero ripresi, con l’auspicio che la memoria dei martiri diventasse testimonianza di riconciliazione, come indicato nella Lettera Apostolica «Tertio Millennio Adveniente». Poco prima, era stato promulgato il nuovo Codice di Diritto Canonico e, nel 1983, era stata pubblicata la Costituzione Apostolica «Divinus Perfectionis Magister», la quale imponeva che tutte le cause che non avessero ricevuto il decreto di validità giuridica dovessero essere oggetto di un’inchiesta diocesana supplementare, guidata da una commissione storica.
L’inchiesta suppletiva Era anche il caso di fratel Licarione: il 10 ottobre 1987 s’insediò la commissione dei periti storici, mentre il 25 novembre 1987 il Tribunale Ecclesiastico iniziò i suoi lavori, sempre a Barcellona. Il lavoro dei periti si concluse il 27 novembre 2000; l’ultima sessione dell’inchiesta supplementare fu celebrata il 27 febbraio 2001. Gli atti dell’inchiesta furono convalidati il 22 marzo 2002. Nell’estate 2002 il Postulatore generale dei Fratelli Maristi domandò alla Congregazione delle Cause dei Santi di poter unire la causa di fratel Licarione a quella dei Servi di Dio Eusebio Gómez Gutiérrez e cinquantotto compagni, suoi confratelli, uccisi nel 1936, durante la persecuzione collegata alla guerra civile spagnola. La risposta, datata 17 aprile 2002, fu che le due cause dovevano essere considerate distinte e autonome.
Verso la beatificazione La “Positio super martyrio” fu valutata senza che si riunisse la commissione storica, a causa della pandemia da coronavirus; ogni consultore fu invece chiamato a esprimere il proprio parere per iscritto. Il 13 giugno 2023 si riunirono invece i Consultori Teologi, il cui parere mise in evidenza la correlazione tra la situazione emersa durante la “Settimana Tragica” e l’uccisione di fratel Licarione. Il 27 gennaio 2025, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto sul martirio, aprendo la via alla beatificazione di fratel Licarione.
Preghiera O Dio onnipotente, che sei stato glorificato dalla cruenta confessione del nostro fratello marista Licarione, fermo testimone della scuola cristiana per i bambini bisognosi, concedici per sua intercessione di accrescere la fede, la speranza e la carità nell'esercizio costante della nostra vita cristiana e concedici di vederlo incoronato con la corona dei santi, se ciò è per la tua gloria e per il bene del popolo cristiano. Per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.
Autore: Emilia Flocchini
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