III sec.
Il nome di Archelao non viene citato nel Martirologio geronimiano che è il più antico catalogo dei martiri della Chiesa latina. Sul martirio di Archelao non abbiamo nemmeno altre fonti quali le passiones. Si sono, però, conservate le reliquie del suo corpo: le ossa del cranio erano come sono riunite con una tela attaccata dentro, donde si rileva che la testa deve essere stata fracassata nel martirio, e dentro il cranio, così riunito raccolte alcune pietre che ancora tengono color di sangue; e da ciò si viene in cognizione essere le pietre conservate per attestare ai posteri il supplizio che estinse la preziosa vita dell’illustre martire di Gesù Cristo (Memorie Arborensi, p.143). Dall’antica cattedrale di Forum Traiani esse furono trasportate in quella di Oristano, che le custodisce nella cappella impreziosita dai marmi policromi del genovese Pietro Pozzo, a testimonianza del valore inestimabile di questo tesoro. Il culto che poi nacque anche in Oristano attorno a queste reliquie, trova senso e valore in quella tali cunfessioni fatta cun coraggiu (strofa 8) da Archelao.
Patronato: Oristano
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Nel 1615, nel periodo in cui il Capo di Cagliari e quello di Sassari si contendevano il titolo di Primate di Sardegna e Corsica, Antonio Canopolo, arcivescovo di Oristano, fece iniziare una campagna di scavi a Fordongianus presso la chiesa di San Lussorio. Qui, stando a quanto ci dice il canonico Salvatore Angelo Scintu in Memorie Arborensi, nel giorno 5 di febbraio 1615 si trovò la veneranda sepoltura, coperta di una lastra di marmo coll’iscrizione: Hich jacet Beatus Martir Archelaus Presbiter obit quarto Kal. septembris anno 100. Insieme a questa, il teologo arborense ci parla delle reliquie: Aperta la sepoltura, vi si trovarono le ossa ben collocate, locché convinse non esser quella la prima sepoltura ma quella in cui quelle reliquie furono traslate per salvarlo dalla profanazione dei Saraceni. Le ossa del cranio erano come sono riunite con una tela attaccata dentro, donde si rileva che la testa deve essere stata fracassata nel martirio, e dentro il cranio, così riunito raccolte alcune pietre che ancora tengono color di sangue; e da ciò si viene in cognizione essere le pietre conservate per attestare ai posteri il supplizio che estinse la preziosa vita dell’illustre martire di Gesù Cristo. Alla loro inventio fa riferimento la strofa 11 dei gosos: Po divina ispirazioni s’agatat su corpus santu e cun gosu e cun cantu ti portant in processioni e cun tanta divozioni ti donat sa genti onori. Cosa sappiamo della biografia di Sant’Archelao? Non abbiamo notizie certe. Facciamo ricorso a quanto ci racconta la tradizione nei gosos: Fillu de nobili genti in Sardigna bis sa luxi a sa fidi de sa gruxi e cunsegras prontamenti a Gesus coru e menti predichendi cun fervori (strofa 1). Archelao, dunque è sardo ed appartiene a una famiglia di nobile lignaggio. La tradizione ci dice anche che essendi obisbu de sa cittadi de Casteddu unu certu Melitoni, Archillai si fiat cunvertiu a sa lej cristiana (Josto Murgia, Goccius de Santus, p. 57). L’autore di questi gosos ci descrive Archelao infiammato di zelo per l‘annuncio del vangelo, cui consacra la propria vita: Essendi beni fundau in santidadi e dottrina po volutadi divina sacerdotu cunsagrau ti ses totu dedicau a salvai su peccadori (strofa 3). Dove svolge la missione di predicatore il nostro patrono? Ci risponde sempre don Josto Murgia: imbiau in sa zona de Aristanis po predicai su vangeliu. E doveva riuscire molto bene nella predicazione se nella strofa 4 leggiamo: tui cunvertis meda genti chi sighiat zurpamenti s’idolatricu errori. In quei tempi i cristiani non erano ben visti, e coloro che allontanavano i cittadini dalla religione di stato ancora di meno. L’attività di Archelao non passa dunque inosservata alle autorità: Hat iscipiu su tiranu de su levita zelanti: donat s’ordini a s’sitanti chi s’arrestit che cristianu e chi siat in Fordongianu trattau mali e cun rigori (strofa 5). In quella località troverà il martirio per lapidazione come ci indicano i gosos nella strofa 9: foras ses de Fordongianu cun furori apperdiau arriccis ingenugau su trumentu cun valori. Passeranno molti secoli da quel momento fino alla scoperta delle sue spoglie, tanto che nei gosos leggiamo: de su corpus sa memoria scarescit prestu sa genti (strofa 10). Ma le genti dell’Arborea si faranno perdonare questa lunga dimenticanza quando: De Aristanis in catedrali est su corpus trasportau e de sa Sea ses onorau che patronu principali (strofa 12).
Preghiera Sacerdote e martire, Patrono dell’Arcidiocesi Arborense Testimone di Cristo, Archelao, seme gettato in terra, vite potata per portare più frutto, perdono offerto ai tuoi uccisori. Lampada accesa, rischiara con la tua fede la nostra comunità di credenti che ti venera come Patrono. Martire del Vangelo, hai spezzato con le tue mani il Pane della Vita, hai annunziato, coraggioso, la misericordia del Padre: offri preghiere per noi, tuoi fratelli. Dona pace, tu che hai affrontato la violenza, sicurezza e salute per le nostre famiglie, il sereno dopo la pioggia, la luce dopo le tenebre, la calma dopo la tempesta. Amen.
Autore: Giovanni Licheri
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