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Santa Caterina de' Ricci Vergine

Festa: 2 febbraio

Firenze, 25 aprile 1523 - Prato, 2 febbraio 1590

Nacque il 25 aprile 1523. Rimasta orfana di madre a cinque anni, fu accolta nel monastero benedettino di San Pietro in Monticelli. Fin dall'infanzia si sentiva spinta verso la meditazione della Passione. Ben presto decise di entrare nel monastero domenicano di San Vincenzo di Prato. La decisione trovò l'opposizione del padre che diede il consenso solo quando la giovane si ammalò gravemente. Guarita miracolosamente entrò a San Vincenzo nel 1535. Nel 1536 emise i voti ma in lei si alternavano fasi di malattie straordinarie e straordinarie guarigioni. Caterina, prima vista con sospetto, seppe guadagnarsi il rispetto delle consorelle. Nella sua vita di preghiera diverse furono le estasi mistiche che la portavano nel cuore della Passione di Cristo. La prima fu nel 1542: per dodici anni Caterina visse queste esperienze che le lasciavano anche segni sul corpo. Intorno a lei si formò un gruppo di discepoli, tra i quali anche alcuni santi, che ricorreranno a lei per preghiere, consigli, beneficenza. Morì nel 1590.

Etimologia: Caterina = donna pura, dal greco

Emblema: Giglio

Martirologio Romano: A Prato in Toscana, santa Caterina de’ Ricci, vergine del Terz’Ordine regolare di San Domenico, che si dedicò a un’opera di rinnovamento religioso e si impegnò nell’assidua contemplazione dei misteri della passione di Gesù Cristo, meritando anche di farne una speciale esperienza mistica.

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Nacque il 25 aprile 1523 da Pierfrancesco de' Ricci e Caterina Panzano e ricevette il nome di Sandrina. Rimasta orfana di madre a cinque anni, fu accolta nel monastero benedettino di S. Pietro in Monticelli, la cui badessa era una sua zia. Fin dall'infanzia si sentiva spinta da impulsi interiori alla meditazione della Passione, in cui si incentrerà tutta la sua futura vita spirituale. Desiderando abbracciare la vita religiosa, con l'aiuto della matrigna, visitò diversi monasteri, ma dopo aver visto come in molti Ordini lo spirito religioso fosse affievolito, fece cadere la sua scelta sul monastero domenicano di S. Vincenzo di Prato, fondato da un ventennio. A causa dell'opposizione del padre, Caterina fu sul punto di morire; ma guarita prodigiosamente, non appena ebbe il suo consenso, entrò, il 18 maggio 1535, appena dodicenne, nel monastero di S. Vincenzo, aiutata dallo zio, p. Timoteo Ricci, e prese il nome di Caterina. Nell'ambiente del monastero fu dapprima circondata dal disagio e dalla diffidenza delle consorelle, che non comprendevano i suoi atteggiamenti estatici e le sue grazie straordinarie; ritenuta affetta da squilibrio psichico, fu quasi per essere dimessa alla vigilia della professione religiosa (24 giugno 1536), che ella, peraltro, strappò con lacrime e preghiere.
In Caterina si alternavano fasi di malattie straordinarie e straordinarie guarigioni, come quella operatasi improvvisamente nella notte tra il 22 e il 23 maggio 1540, anniversario della morte del Savonarola. Con eroica sopportazione e con docile umiltà la giovane suora seppe cattivarsi a poco a poco l'ammirazione e il rispetto delle consorelle. I tormenti fisici e morali furono la preparazione a prove ben più straordinarie, che noi conosciamo, in parte, attraverso i Ratti, rivelazioni fatte da Caterina alla maestra di noviziato, suor Maddalena Strozzi, per imposizione dello zio, p. Timoteo.
Il primo giovedì di febbraio del 1542, Caterina ebbe la prima estasi della Passione, fenomeno mistico che si ripeté settimanalmente per dodici anni: dal mezzogiorno dei giovedì alle ore 16 del venerdì, riviveva momento per momento le diverse fasi del Calvario nella più intima comunione spirituale con la Vergine, e per l'intero corso della settimana portava impressi nella carne i segni di un'atroce sofferenza. La notizia del fenomeno fu ben presto conosciuta anche al di fuori del monastero e procurò l'intervento delle autorità, tra cui il generale delI'Ordine, Alberto Las Casas. Poiché anche nelI'ambiente della Curia si parlava dello straordinario caso di Caterina, Paolo III inviò un cardinale per un esame, il cui esito fu positivo. Il 9 aprile 1542 fu concesso a Caterina l'anello del mistico sposalizio. Il 14 dello stesso mese ebbe le stimmate, che rimasero visibili sul suo corpo, non corrotto dal tempo; nel Natale successivo le fu promessa una corona di spine, le cui punture la trafissero fino alla morte. In prosieguo di tempo ebbe altre visioni che la facevano meditare sullo stato delle anime, su quello della sua comunità e sulle condizioni della Chiesa, dilaniata dalla rivolta protestante, e in cui sentiva potente l'invito del Signore ad offrirsi in sacrificio per l'unità del'la sua Sposa.
Resa immagine del Crocifisso e arricchita di doni spirituali, Caterina iniziò allora una silenziosa e feconda azione apostolica di cui rimane il ricchissimo epistolario. Si formò intorno a lei un gruppo di discepoli, conquistati talvolta miracolosamente, che ricorreranno a lei per preghiere, consigli, beneficenza; intrecciò relazioni epistolari con s. Filippo Neri, s. Carlo Borromeo, s. Maria Maddalena de' Pazzi, il ven. Alessandro Luzzago, con la famiglia granducale dei Medici, con la madre di Cosimo I, con Giovanna d'Austria, con Bianca Cappello e coi Capponi, gli Acciaioli, i Rucellai, i Salviati, i Buonaccorsi. Ma svolse l'azione più feconda nel monastero, dove fu molte volte sottopriora e priora per ben sette bienni durante i quali la comunità fiorì materialmente e numericamente, contando persino centosessanta religiose, e si perfezionò spiritualmente, divenendo un modello di regolare osservanza. La meditazione della Passione, che era il fulcro della spiritualità di Caterina, fu espressa per la comunità con il Cantico della Passione, composto di versetti scritturali e passato nelle pratiche abituali dell'Ordine nei venerdì di Quaresima. Morì il 2 febbraio 1590; fu beatificata nel 1732 e canonizzata nel 1746.
L'Ordine Domenicano la ricorda il 4 febbraio.


Autore:
Guglielmo Di Agresti


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2001-02-01

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