Il fondatore delle Sorelle della Misericordia di Verona è un tedesco: Carlo Steeb, infatti, era nato a Tubinga il 18 dicembre 1773, primogenito di una distinta famiglia di protestanti in cui c’erano dei pastori luterani.
Il padre era amministratore dei beni del duca di Württenberg e amministratore di un grande albergo. Essendo morti tutti i suoi fratelli, Carlo fu mandato a Parigi per fare pratica commerciale e successivamente a Verona, dove era particolarmente fiorente l’industria della seta e della lana. Così imparò a parlare correntemente il francese e, con l’aiuto del sacerdote Sante Fontana, anche l’italiano.
Verona in quegli anni stava vivendo una stagione particolarmente intensa dal punto di vista religioso: Maddalena di Canossa, don Pietro Leonardi, don Nicola Mazza e altri avevano dato vita a opere di carità per i poveri e gli ammalati. Carlo vi arrivò nel marzo 1792 e fu subito colpito dalla fattiva carità della gente. Sua madre gli aveva comandato di evitare le dispute religiose e di stare alla larga dai preti cattolici, ma a orientarlo in senso opposto contribuì la lettura di due opere del famoso scrittore francese Bossuet: Motivi di conversione per un protestante e Divario fra le Chiese Protestanti.
La chiarezza di esposizione, l’assenza di ogni acredine e la limpidezza dello stile spinsero Carlo ad abbracciare la fede cattolica. I genitori, sospettando ciò che stava accadendo al figlio, minacciarono di ripudiarlo e di diseredarlo.
Ad assisterlo spiritualmente in questo cammino di fede furono due fratelli sacerdoti dell’Oratorio di S. Filippo Neri, Francesco e Giovanni Battista Bertolini, e la loro sorella Maddalena. Il 14 settembre 1792 il vescovo di Verona mons. Avogadro ricevette l’abiura dello Steeb. Non gli fu concesso di convincere i familiari circa il valore del suo gesto, anche se egli non cessò mai di pregare per questo: «Ha potuto una madre», diceva pensando a sant’Agostino, «convertire un figlio, e non potrà un figlio convertire una madre?».
Benedetto Del Bene e dei fratelli Bertolini, col fervore e l’impegno dimostrati convinse il vescovo a ordinarlo sacerdote l’8 settembre 1796.
Come primo incarico, gli fu affidata la cura spirituale delle famiglie tedesche residenti a Verona, incarico che egli eserciterà gratuitamente per trentasette anni. In quegli anni, il Veneto fu teatro della guerra tra Napoleone e gli austriaci e lo Steeb si offrì per assistere i feriti negli ospedali e i prigionieri nelle carceri, favorito in questo dalla conoscenza del francese e del tedesco, e per questa sua generosa presenza le autorità gli conferirono l’onorificenza della croce d’oro dell’imperatore Francesco Giuseppe.
Successivamente, una epidemia di colera lo vide all’opera nel Lazzaretto che ospitava circa duemila infermi: se richiesto, accorreva subito al capezzale dei moribondi per confortare, preparare cristianamente alla morte e anche battezzare. Si fece apprezzare anche come confessore, nonostante il suo accento tedesco, per la saggezza e la bontà che dimostrava con tutti, tanto da essere ricercato come direttore spirituale da vescovi, magistrati e nobili della città, oltre che dai semplici fedeli, attirati dalla sua inesauribile carità e dalla dolcezza del suo modo di fare, che ricordava san Francesco di Sales da lui scelto per modello. Per guadagnarsi da vivere, il beato faceva scuola: il vescovo mons. Innocenzo Liruti, nel 1812 lo aveva incaricato di insegnare francese ai chierici del seminario.
Ma tre anni più tardi, sconfitto Napoleone, questa lingua fu sostituita dal tedesco. Ai seminaristi si aggiunsero le alunne del collegio femminile detto “Agli Angeli”. Direttore spirituale del seminario era allora il fondatore degli Stimmatini, San Gaspare Bertoni.
Gli eventi politici di quegli anni, accompagnati dal mutare di ideologie e di governi, lo videro sempre coerente ai principi cattolici, senza lasciarsi coinvolgere in partiti politici, unicamente preoccupato di svolgere al meglio il suo ministero sacerdotale.
Nei rapporti coi protestanti non cambiò stile: servizievole e delicato, dialogando esponeva le sue ragioni con dolcezza e rispetto per gli interlocutori, riportandone trentasei di essi alla fede cattolica.
Più di tutto convincevano la santità della sua vita, la sua povertà, l’umiltà che lo caratterizzava e la carità verso i poveri.
Nel periodo in cui assisteva i malati, entrò in contatto con altre grandi figure ecclesiali che a Verona avevano dato vita a istituti religiosi importanti: con il Venerabile don Pietro Leonardi, che nel 1796 aveva fondato la Evangelica Fratellanza dei Preti e Laici Spedalieri (un’associazione di volontariato ante litteram), di cui lo Steeb era un membro particolarmente influente: scopi della istituzione erano la carità esercitata nella Santa Casa della Misericordia, la catechesi popolare e la diffusione dei buoni libri.
E poi con Santa Maddalena di Canossa, che aveva fondato le Figlie della Carità ricorrendo anche ai consigli del Beato, per il quale ebbe sempre grande ammirazione: «Negli ospedali», diceva riferendosi a lui, «succedevano grandi e continue conversioni» specialmente tra gli ufficiali, e lo definiva «confessore pieno dello spirito di Dio».
Nel 1799, assieme alla Canossa e a don Leonardi aveva istituito una scuola per “Spedaliere”, sorelle infermiere destinate a prestare servizio negli ospedali militari e di campo; poi, terminata la guerra con la sconfitta di Napoleone a Waterloo, la Canossa e il Leonardi si dedicarono ad altri ambiti di apostolato, fondando rispettivamente “le Figlie della Carità” e le “Figlie di Gesù”. Lui invece preferì continuare la sua opera nel Pio Ricovero di Verona dove, con Luigia Poloni e tre sue compagne e l’appoggio dei vescovi Giuseppe Grasser e Pietro Aurelio Mutti, il 2 novembre 1840 diede inizio alla congregazione delle Sorelle della Misericordia. Il beato aveva conosciuto la Poloni (diventata poi Madre Vincenza) perché era sua penitente e suo padre faceva parte della Fratellanza. Dopo averla formata con una lunga e forte direzione spirituale, aveva avviato l’opera impegnando, oltre ai suoi pochi risparmi, una piccola eredità lasciatagli da padre Giovanni Battista Bertolini e, soprattutto, i beni paterni di cui entrato in possesso alla morte della sorella Guglielmina. L’istituto ottenne l’approvazione diocesana il 10 settembre 1848. Madre Vincenza si distinse per una profonda vita interiore, che faceva di Cristo il perno della sua quotidianità; un grande amore a Dio e all’Eucaristia, per cui la preghiera scandiva le sue ore, e uno stile di umiltà, semplicità e carità che orientava il su o agire solo a Dio, amato e servito nel prossimo sofferente.
Lo Steeb, ottantenne e pieno di malanni, sperava di morire assistito dalla Fondatrice, ma un tumore la stroncò l’11 novembre 1855. Don Carlo le sopravvisse poco più di un anno: era stata da poco ultimata la costruzione della chiesa dell’Istituto dedicata all’Immacolata ed egli, dopo avervi celebrato la Messa inaugurale, si mise a letto per non più rialzarsi. La morte sopraggiunse otto giorni dopo, il 15 dicembre 1856. Prima di spirare, egli benedisse le sue suore raccomandando loro l’unione, l’obbedienza e l’amore per i malati.
Paolo VI beatificò lo Steeb il 6 luglio 1975, mentre per la Poloni il medesimo rito si è svolto a Verona il 21 settembre 2008. Oggi le Sorelle della Misericordia sono presenti, oltre che in Italia, in Germania, Portogallo, Albania, Tanzania¸ Angola, Burundi,Argentina, Brasile e Cile.
Autore: Angelo Montonati
Fonte: http://www.famigliacristiana.it
Suo padre, un uomo d’affari molto stimato (amministra anche i beni del duca di Württemberg), lo manda sedicenne a Parigi e diciottenne a Verona per imparare le lingue e la pratica commerciale. È un ragazzo riservato e maturo, tutto studio e lavoro. Fervido protestante, come tutti i suoi. Ma lo affascina il vivace mondo veronese con la sua vitalità culturale e religiosa. Lo attrae il dialogo con alcune grandi figure di sacerdoti e laici, e tutto questo lo porta nel settembre 1792 a farsi cattolico.
Quattro anni dopo sarà ordinato sacerdote, con grande amarezza della sua famiglia, che lo disereda. (Ma alla morte della sorella Guglielmina i beni paterni passeranno a lui). È tempo di guerra tra Napoleone e l’Austria: battaglie di Bassano, di Arcole, di Rivoli, e poi la rivolta antifrancese del 1797 (le “Pasque veronesi”). Verona, già sotto Venezia, per 18 anni vedrà alternarsi il dominio francese e quello asburgico. Carlo Steeb vive questo tempo tra infermerie, ospedali militari e lazzaretto degli infettivi, come sacerdote, infermiere, interprete in tre lingue.
Si mantiene insegnando; non ha altre mansioni retribuite. Il suo “posto fisso” è il letto (o la paglia) dei sofferenti, in guerra e in pace, tra i quali vive come uomo di punta della “Evangelica fratellanza dei preti e laici spedalieri”, fondata nel 1796 da Pietro Leonardi, con uomini e donne. Prende il tifo e fa testamento; ma il suo direttore spirituale, padre G.B. Bertolini, lo avvisa: "Non è l’ora vostra. Il Signore aspetta qualcosa di grande da voi".
La cosa grande nasce nel 1840, in due stanzette, ed è l’Istituto Sorelle della Misericordia, dedito a ogni sofferenza e necessità, nato con l’impulso e il sostegno economico suo, e con l’opera della veronese Luisa Poloni, poi Madre Vincenza, di cui egli è il confessore. (Confessa tutta Verona, questo tedesco dalla voce sottile). Dalle due stanze, l’Istituto inizia un cammino che continua nel terzo millennio, con case in Europa, America latina e Africa.
E lui, che molti chiamano “mamma dei malati”, muore dopo aver visto ultimata la chiesa dell’Istituto in Verona, dove è deposto il suo corpo. Papa Paolo VI lo ha beatificato nel 1975.
Autore: Domenico Agasso
Fonte:
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