San Giuliano L'Ospitaliere, protettore della città, è rappresentato a Macerata dappertutto, come protagonista o come santo laterale, nelle chiese, sulle porte d'accesso intorno alle mura, nelle opere conservate in pinacoteca, nell'antico sigillo dell'università, nelle medaglie commemorative del comune, nei palazzi signorili, sugli stendardi.
La sua immagine più antica, a cavallo, è del 1326, una scultura in pietra un tempo nella Fonte maggiore e oggi nell'atrio della pinacoteca comunale; la più scenografica nelle chiesa delle Vergini mentre tiene in mano il modellino della città; la più moderna nel ciclo della vota del presbiterio del Duomo dove negli anni 30 è stata affrescata la storia della sua redenzione dopo un tragico, incredibile evento. Gustave Flubert ne aveva già tratto una novella-romanzo, Saint Julien l'Hospitalier, raccontando con tinte fosche la giovinezza di questo fiammingo patito per la caccia anche violenta, cavaliere infaticabile e carattere vendicativo che non aveva esitato a uccidere il padre e la madre coricati nel suo letto credendoli la moglie e il suo presunto amante.
Poi una vita di espiazione e di preghiera dedicata all'accoglienza dei poveri e al traghetto dei pellegrini da una riva all'altra di un periglioso fiume. Ma sull'identità del santo ci sono non pochi dubbi, in parte espressi anche dalla curia maceratese e che un viaggio a Parigi per confrontare la storia del San Giuliano cui è dedicato il duomo di Macerata con quella della chiesa gemella ; Saint Julien-le Pauvre nel quartiere latino, non hanno chiarito del tutto. La chiesa parigina, costruita dai benedettini tra il 1170 e il 1240 su una originaria cappella del VI secolo dedicata a Saint Julien-l'Hospitalier, faceva parte della ventina di chiese edificate nei dintorni di Notre -Dame, tutte scomparse tranne quella. Situata nel cuore del centro universitario del XII e XIV secolo, fu luogo d'incontro di studenti e mastri, quando le lezioni si tenevano all'aria aperta, e al suo interno si riuniva l'assemblea per l'elezione del Rector Magnificus.
Pare che Dante vi ascoltò le lezioni di Sigieri e che certamente la frequentarono Alberto Magno, Tommaso d'Aquino e Petrarca e più tardi Villon e Rabelais. Solo quando furono costruiti nelle vicinanze i collegi della Montagne Sainte Geneviève tra i quali si impose quello della Sorbona,, la chiesa perdette di importanza. Quanto al santo cui è intitolata, la fama popolare ha sempre fatto coincidere il Giuliano storico con l'ospitaliere, tant'è che in veste di traghettatore compare in piedi sulla barca in un bassorilievo medievale incastrato nella facciata numero 42 della rue de Galande, di fianco alla chiesa: nel vicino giardino, che la separa dalla Senna e dalla fiancata destra dell'imponente Notre-Dame, una fontana in bronzo, questa recente, porta scolpiti tutti intorno a cascata i fatti salienti della sua storia. Ma l'opuscolo predisposto dalla parrocchia di rito greco-melkita e il prete interpellato propendono per l'identificazione del santo con Giuliano martire di Brioude. Il Giuliano leggendario, al quale la voce popolare ha dato il nome di ospitaliere rendendolo patrono di fatto anche nella chiesa di Parigi, sarebbe perciò usurpatore del titolo e in ogni caso, come ribadisce anche l'attento custode, non sarebbe riconosciuto come santo dall'autorità ecclesiastica. Un bell'impiccio per tutte le chiese francesi, italiane e spagnole che lo hanno scelto come loro protettore.
E la reliquia del braccio sinistro conservata nel duomo di Macerata a chi dovrebbe appartenere? Il miracoloso ritrovamento avvenne il 6 gennaio del 1442, e l'atto notarile che lo descrive è depositato nell'archivio priorale mentre le ossa, dopo varie collocazioni, sono conservate in una urna d'argento cesellata dall'orafo Domenico Piani.
Quello che conta è che in nome del patrono, santo reale o possibile, si aggreghino interessi culturali e iniziative utili alla città proprio nel senso e nella direzione dell'"ospitalità". La pensa così il comitato "Amici di San Giuliano" che si è costituito con spirito attivo e che non si preoccupa tanto dei riconoscimenti ufficiali quanto il promuovere in suo nome in tempi tanto angoscianti il valore dell'accoglienza.
Il 14 gennaio 2001, riprendendo un'antica tradizione, è stata innalzata in cielo una stella luminosa in onore del santo e la sua storia raccontata per le vie, quasi in veste di banditore, dall'attore Giorgio Pietroni mentre risuonavano i canti della Pasquella, continuazione allegra di un evento che sarebbe durato troppo poco se esaurito nel giorno dell'Epifania.
Autore: Donatella Donati
La storia di San Giuliano l’Ospitaliere non è certa. Ne parla per primo nella sua Leggenda Aurea, dove viene descritta la vita di molti santi, il Beato Jacopo da Varazze, frate domenicano vissuto nel XIII secolo. In seguito, la leggenda di questo santo è stata soprattutto diffusa dallo scrittore francese Gustave Flaubert (1821-1880) con la novella Saint Julien l’Hospitalier.
Giuliano sarebbe vissuto nel VII secolo in Belgio. È un nobile cavaliere dal carattere impulsivo e vendicativo. Si narra che un giorno, mentre è a caccia, un cervo, prima di morire, gli abbia profetizzato una tragedia: Giuliano avrebbe ucciso i propri genitori. Il cavaliere, sconvolto, scappa via da casa e si trasferisce lontano. Passano gli anni e si sposa con una castellana.
Un giorno Giuliano si allontana da casa e i suoi genitori, che lo cercano da anni, per caso arrivano nella sua nuova dimora. La nuora li accoglie con calore e affetto e offre loro il letto matrimoniale per farli riposare. Giuliano rincasa prima del previsto, nella notte. Si reca in camera da letto e, convinto di aver scoperto la moglie con l’amante, uccide i propri genitori con la spada, come aveva previsto il cervo. Quando si accorge del tragico errore, Giuliano si dispera e, pentito, per espiare la tremenda colpa, decide di dedicare la sua vita alla preghiera e ai bisognosi. La moglie, sentendosi responsabile dell’accaduto, segue il marito.
La coppia lascia lusso e ricchezze e viaggia per l’Europa aiutando il prossimo. Giuliano apre, poi, una locanda in Italia, in riva a un fiume, nei pressi di Macerata (Marche): ospita i viandanti e li traghetta da una sponda all’altra, soprattutto aiuta i bisognosi e i malati. Da questa accoglienza deriva il nome San Giuliano l’Ospitaliere. La leggenda narra che un giorno Giuliano abbia prestato soccorso a un povero malato di lebbra intirizzito dal freddo. L’uomo si rivela un angelo inviato da Gesù per dire a Giuliano che il suo pentimento è stato accolto.
Patrono di Macerata, il santo protegge albergatori, barcaioli, traghettatori, giostrai, osti, addetti alle mense, pellegrini, viaggiatori.
Autore: Mariella Lentini
Fonte:
|
|
|
Note:
Non è citato nel Martirologio Romano, mentre la Bibliotheca Sanctorum lo pone al 29 gennaio. E' patrono della Diocesi e della città di Macerata che lo festeggiano il 31 agosto.
|