Burgos, 1113 circa - 28 gennaio 1206/1208
Fu un sacerdote, un predicatore e un vescovo. Educato fin da piccolo alla virtù e allo studio, si consacrò alla predicazione del Vangelo, evangelizzando cristiani e musulmani in tutta la Castiglia. Eletto vescovo di Cuenca nel 1179, si distinse per la sua attività caritatevole e assistenziale, dedicando tutti i proventi del vescovado ai bisognosi. Morì il 28 gennaio del 1206 o del 1208, dopo aver superato vittoriosamente alcune tentazioni diaboliche. Le sue spoglie furono ritrovate e traslate nel 1518 e, nel 1588, furono oggetto di una nuova ricognizione.
Martirologio Romano: A Cuenca nella Nuova Castiglia in Spagna, san Giuliano, vescovo, che, secondo presule dopo la liberazione della città dai Mori, diede lustro alla Chiesa, donandone i beni ai poveri e procurandosi il vitto quotidiano con il lavoro delle proprie mani.
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Mancano documenti antichi su di lui; la Vita fu scritta per la prima volta da F. Escudero, e approvata dal consiglio regio nel 1589. Ad essa si rifecero, riducendone l’estensione, Pedro de Rivadeneyra, Giovanni de Marieta (il cui testo, tradotto in latino, è stato riprodotto negli Acta SS.), Alfonso de Villegas, Tommaso de Trujillo, e tutti i posteriori. Dal Villegas e dal Trujillo, il Baronio trasse le notizie per la sua edizione del Martirologio Romano.
Nato a Burgos agli inizi del secolo XII, forse nel 1113, venne educato con molta cura nella pratica della virtù e nello studio delle scienze. Ordinato sacerdote, si consacrò alla predicazione, che esercitò a Burgos e per tutta la Castiglia, fra cristiani e musulmani, cosicché si diffuse ampiamente la fama del suo zelo e delle sue virtù di carità, penitenza e mortificazione. Divenne, alcuni anni dopo, arcidiacono dell’archidiocesi di Toledo; fu quindi eletto nel 1179 a succedere al primo vescovo della diocesi di Cuenca, dopo la conquista della città, avvenuta il 21 settembre 1167. Accettò l’episcopato dopo forte resistenza, motivata dalla sua coscienza di impreparazione e indegnità e resse la diocesi per circa ventotto anni, evangelizzando i suoi fedeli ed occupandosi anche dei loro problemi materiali.
I biografi lodano ampiamente la sua attività caritatevole e assistenziale, a cui dedicò tutti i proventi del vescovado, guadagnandosi da vivere col proprio lavoro manuale, fabbricando canestri al modo degli antichi anacoreti, e meritando di essere aiutato da miracolosi interventi di Dio quando le sue risorse non bastavano a sopperire ai bisogni degli assistiti. Superate vittoriosamente alcune tentazioni diaboliche di gola, avarizia, vanagloria e lussuria, morì, allietato da una apparizione della Madonna, il 28 gennaio del 1206 o del 1208. Se ne celebrarono le esequie per nove giorni, durante i quali avvennero molte miracolose guarigioni di zoppi, muti, sordi e altri malati, che invocavano Giuliano. Il Rivadeneyra elenca inoltre altri miracoli compiuti per sua intercessione nei secoli posteriori.
La sua festa si celebra a Cuenca il 28 gennaio, data confermata da Clemente VIII, il 18 ottobre 1594. Papa Giulio III aveva concesso il 15 giugno 1551 il trasferimento della festa al 5 settembre, giorno in cui veniva anche commemorato nelle prime edizioni del Martirologio Romano, nel quale, però, la sua celebrazione venne poi spostata al 28 gennaio. Le spoglie, dimenticate per lungo tempo, vennero ritrovate e messe in un sarcofago più degno l'11 aprile 1518, traslazione che è riportata dal Ferrari, ma di cui non si trova nessuna attestazione liturgica. Se ne fece una nuova ricognizione nel 1588.
Autore: Justo Fernandez Alonso
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