Siena, 1258 - 16 aprile 1306
Nato a Chiaramonte nel 1258, fu un religioso dell'Ordine dei Servi di Maria, noto per la sua devozione mariana e l'umiltà. Entrato a 14 anni nel convento di Santa Maria dei Servi a Siena, trascorse la sua vita in contemplazione e servizio ai fratelli, con l'eccezione di un anno ad Arezzo dove, in un episodio emblematico, offrì la propria salute per guarire un infermo di epilessia. Tornato a Siena, operò miracoli e visse con esemplare obbedienza e mortificazione, sopportando con pazienza l'epilessia e piaghe ulcerose. Morì nel 1306, venerato dal popolo senese che ne celebrava la festa già nel 1320. Beatificato nel 1609.
Martirologio Romano: A Siena, beato Gioacchino, religioso dell’Ordine dei Servi di Maria, che rifulse per singolare devozione verso la beata Vergine e adempì i precetti di Cristo portando su du sé gli affanni dei poveri.
|
Nacque a Siena nel 1258, e fu chiamato Chiaramonte. Solo i suoi biografi del sec. XVI lo dicono discendente dalla famiglia Pelacani, e piú tardi ancora dai Piccolomini: di queste genealogie non si ha però alcuna traccia nella sua prima biografia scritta qualche anno dopo la morte da un confratelio, forse Lamberto da Prato.
Spinto dalla sua devozione verso la Madre di Dio, entrò nell'Ordine dei Servi a quattordici anni, come fratello laico. Fu ricevuto in persona da s. Filippo Benizi, allora priore generale, perché - secondo quanto prescrivevano le Costituzioni del medesimo Ordine - non poteva essere ammesso a causa della giovane età. Al suo ingresso gli fu cambiato il nome di Chiaramonte in quello di Gioacchino. Eccetto un anno passato nell'aretino, trascorse tutta la vita nel convento di S. Maria dei Servi a Siena, che in quegli anni era fiorente per osservanza della regola e santità di vita: vi dimoravano infatti dal 1288 il b Francesco da Siena e, attorno al 1290, S. Pellegrino Laziosi.
Del soggiorno nel convento dei Servi di Arezzo, il suo antico biografo ci ha tramandato un episodio che caratterizza un po' tutta la sua vita. Una notte, Gioacchino venne a trovarsi casualmente in un ospizio, accanto ad un ammalato di epilessia. Desiderando condividere totalmente il dolore dell'infermo, fece l'offerta di se stesso al Signore, perché il paziente fosse guarito e l'infermità sua ricadesse su di sé. Esaudito, venne colpito dal male. L'episodio sta a concretizzare le parole di s. Paolo ai Galati: "Alter alterius onera portate et sic adimplebitis legem Christi", che il suo biografo sembra riprendere nel racconto.
Ritornò quindi al convento di Siena, richiamatovi dai suoi confratelli che avevano saputo della sua malattia. Operò diversi miracoli ancora vivente. Si distinse tuttavia soprattutto per la sua umiltà servizievole, l'obbedienza e la contemplazione, rivolto in cuor suo all'adempimento della volontà del Signore. Alcuni anni dopo, all'epilessia si aggiunse un'altra malattia, che produceva piaghe ulcerose in alcune parti del corpo, e che egli nascose ai suoi confratelli finché gli fu possibile. Morí il 16 aprile 1306, venerdí in passione et morte Domini, all'età di quarantasette anni.
Cinque anni dopo iniziò la serie dei miracoli compiuti da Dio, per sua intercessione. In essi si parla sempre sia di ex voto portati al suo sepolcro, sia di un altare a lui dedicato accanto al quale erano state trasferite le sue reliquie. Tra il 1320 e il 1335, un non ben identificato senese scolpì la predella marmorea per il suo sepolcro, in cui sono illustrati il suo ingresso nell'Ordine e due miracoli da lui compiuti mentre era ancora in vita. In questi stessi anni, si avvertí pure la necessità di redigere - forse ad uso liturgico locale - la legenda, che fisserà i tratti della sua santità. Sulla festa del beato, e sulla partecipazione ad essa di tutto il popolo, si ha una testimonianza nelle deliberazioni del consiglio generale della Campana del comune di Siena, in data 28 marzo 1320. su richiesta poi dei frati del convento, il 19 aprile 1329 il consiglio generale decretava che alla festa del beato - celebrata annualmente nella chiesa dei Servi il lunedì dopo Pasqua - dovessero intervenire i Nove, il Podestà, il Capitano del popolo e gli altri uffciali del Comune.
Paolo V ne approvò il culto il 14 aprile 1609. Le ossa del beato, riposte nel 1636 entro un'arca di legno, furono collocate al sommo del transetto, a sinistra di chi guarda l'altare maggiore, dove si trovano ancor oggi. La festa liturgica è celebrata nell'Ordine il 3 febbraio. I neonati vengono portati al suo altare per riceverne la benedizione.
Il beato è particolarmente venerato come protettore contro il mal caduco.
Autore: Pedro-M. Suarez
Fonte:
|
|
|
|