Fiandra, 1160 - Froidmont, 1230 c.
Fu un trovatore errante di grande fama e successo, al punto da essere apprezzato anche dal re Filippo Augusto. Tuttavia, un giorno, toccato dalla grazia, Elinando comprese la vanità del mondo e, nel 1182, decise di abbandonare la vita mondana per abbracciare quella monastica. Entrò nell'abbazia cistercense di Froidmont, dove si distinse per la sua pietà e il suo fervore spirituale. Nel chiostro compose, tra il 1194 e il 1197, i suoi Versi della Morte, un poema in francese che, con i suoi versi mordaci e ironici, rappresenta una profonda riflessione sulla caducità della vita e sulla vanità delle cose terrene. Elinando morì a Froidmont nel 1230 circa.
Martirologio Romano: Nel monastero cistercense di Froidmont nel territorio di Beauvais in Francia, beato Elinando, monaco, che, un tempo celebre trovatore errante, scelse poi la vita umile e nascosta del chiostro.
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Elinando nacque circa il 1160 da una nobile famiglia di Fiandra nel territorio di Beauvais (probabilmente a Angivillers, non lontano da Saint-Just-en-Chaussée). Infatti, in seguito alla morte del conte di Fiandra, Carlo il Buono, assassinato il 2 marzo 1127 nella chiesa di san Donaziano di Bruges, Ermanno, padre di Elinando, ed Ellebaut, suo zio, sospettati di aver preso parte al complotto, erano stati costretti a cercar rifugio in Francia. Elinando fece studi molto seri a Beauvais, dove ebbe per maestro il grammatico Rodolfo (frate Raoul), allievo di Abelardo, distinguendosi per la vivacità della sua intelligenza e la ricchezza della sua immaginazione. Poiché amava la poesia ed era dotato di una bella voce, si fece ascoltare in pubblico e fu annoverato subito fra i trovatori più famosi. Si dice che il re Filippo Augusto l’apprezzasse molto e amasse farlo venire alla corte.
Ma un giorno Elinando, toccato dalla grazia, comprese la vanità di questi successi mondani e, verso il 1182, dando addio al mondo, prese l’abito cistercense nell’abbazia di Froidmont, fondata nel 1134 non lungi da Beauvais. Vi si fece notare per la sua pietà e il suo fervore; ciò che non gli impedì di continuare a dedicarsi alla coltura delle lettere. Nel chiostro compose, tra il 1194 e il 1197, i suoi Versi della Morte, in francese. Questo poema, che consta di cinquanta strofe di dodici versi ottonari, è rimasto giustamente celebre ed esercitò un’influenza profonda sulla letteratura del Medio Evo. In versi pieni di mordente e di humour, Elinando non si astiene dal lanciare qualche invettiva all’indirizzo dei principi, dei ricchi e dei potenti e anche dei cardinali e dei vescovi.
Inoltre, egli ha lasciato molte opere in latino. Abbiamo dapprima un Chronicon, in quarantanove libri, composto avanti il 1216: i primi libri sono perduti e ciò che rimane si estende dall’anno 634 dell’era cristiana fino alla presa di Costantinopoli per mano dei crociati nel 1204. Si hanno poi dei Flores, raccolti a cura di Vincenzo di Beauvais, che comprendono tre trattati; De cognitione sui; De bono regimine principia; De reparatione Lapsi o Epistola ad Galterum, per invitare costui a ritornare al chiostro che aveva lasciato dopo la sua professione. Restano infine ventotto sermoni per le principali feste dell’anno, fra i quali uno sull’Ascensione pronunziato a Tolosa, nella chiesa di san Giacomo, davanti agli studenti, in occasione del concilio contro gli Albigesi tenuto nel 1229, sotto la presidenza del legato romano, il cardinale di Sant’Angelo.
A ciò bisogna aggiungere un poema sulla morte composto di trentaquattro distici terminati da un esametro, pubblicato recentemente da M. T. Porte in base a due manoscritti.
I sermoni datano dagli ultimi anni della vita di Elinando. Vi si trova una solida dottrina, numerose allusioni alla liturgia, citazioni dei Padri così come dei poeti e dei filosofi dell’antichità. In essi dà prova di una grande libertà di linguaggio, stigmatizzando il lusso dei prelati e del clero e anche quello degli abati cistercensi che cominciavano in quei tempi a elevare edifici sontuosi.
Elinando morì verso il 1230 in età avanzata. L’abate di Citeaux, Giovanni de Ciry, l’ha iscritto nel suo Compendium sanctorum ordinis cisterciensis, e il suo nome figura nel Menologio Cistercense. La festa è stata celebrata nella diocesi di Beauvais dal 1854 fino alla riforma del Breviario fatta da Pio X.
Autore: Marie-Anselme Dimier
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