Bologna, 1080 circa - Palestrina, 6 febbraio 1158
Nacque nel 1080 dalla nobile famiglia bolognese dei Guarini. Ordinato sacerdote e Canonico della Cattedrale di Bologna, a ventiquattro anni, decise di seguire la Regola di sant'Agostino divenendo canonico regolare lateranense, nel convento di Santa Croce a Mortara. Prima di lasciare la sua città destinò i propri beni all'erezione di un ospedale. Nella vita comunitaria si distinse per l'obbedienza, Vivendo in grande austerità, suscitando l'ammirazione sia del clero che del popolo. Tratto caratteristico della sua persona era la bontà. All'età di cinquantanove anni fu designato alla cattedra vescovile di Pavia. Sentendosi indegno scongiurò che venisse sollevato da tale incarico. Le sue rimostranze furono inutili tanto che scappò nascondendosi fino a quando fu eletto un altro prelato. Durante l'Avvento del 1144 arrivò una nuova nomina a vescovo, questa volta di Palestrina, da Papa Lucio II. Questa volta dovette accettare, divenendo anche cardinale. Fu vescovo per tredici anni, continuando, nel privato, l'austera vita monacale. Come cardinale partecipò a tre conclavi. Aveva settantotto anni quando un giorno, sentendosi prossimo a morire, convocò tutto il clero al suo capezzale. Era il 1158.
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Palestrina nel Lazio, san Guarino, vescovo, insigne per austerità di vita e amore per i poveri.
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San Guarino nacque nel 1080 dalla nobile famiglia bolognese dei Guarini, la madre era una Foscari. Ben educato ed istruito, amava in particolare la letteratura. Di carattere riflessivo e riservato, dedicava una parte importante della giornata alla preghiera. La vocazione religiosa, coltivata nel suo animo fin da fanciullo, incontrò l’opposizione dei genitori che riuscì poi a superare. Ordinato sacerdote e Canonico della Cattedrale di Bologna, a ventiquattro anni, decise di seguire la Regola di S. Agostino divenendo Canonico Regolare Lateranense, nel convento di S. Croce in Mortara. Prima di lasciare la sua città destinò i propri beni all’erezione di un ospedale. Nella vita comunitaria si distinse per l’obbedienza, eccellendo in sapienza e dottrina. Visse in grande austerità, suscitando l’ammirazione sia del clero che del popolo. Tratto caratteristico della sua persona era la bontà.
All’età di cinquantanove anni fu designato, a furor di popolo, alla cattedra vescovile di Pavia. Sentendosi indegno scongiurò che venisse sollevato da tale incarico. Le sue rimostranze furono inutili tanto che scappò, si dice dalla finestra della sua cella, nascondendosi, fino a quando fu eletto un altro prelato. Durante l’Avvento del 1144 arrivò una nuova nomina a vescovo, questa volta di Palestrina (antica Preneste), da Papa Lucio II (Gerardo Caccianemici). Era anch’egli bolognese, suo parente e ben conosceva le doti non comuni di Guarino. Questa volta dovette accettare, venendo inoltre insignito del titolo cardinalizio. Prima di partire da Mortara assicurò una rendita all’ospedale che aveva fondato a Bologna. Questo ospedale sorse vicino alla chiesa di S. Lorenzo dei Guarini, poi presso la chiesa di S. Maria dei Guarini che, nel XIV secolo, cambiò il titolo in S. Giobbe.
Fu pastore della diocesi di Palestrina per tredici anni, continuando, nel privato, l’austera vita monacale. Si distinse anche qui per la generosità: tutto il denaro derivante dalla nuova carica, compresi i doni del Papa (tra cui alcuni bellissimi cavalli), furono venduti e il ricavato distribuito ai poveri. Temendo di non essere un buon vescovo, per due volte si allontanò. Una volta nel Sacro Speco di Subiaco e venne richiamato dal Papa, il Beato Eugenio III, un’altra volta ad Ostia dove trovò i saraceni. Riparò a Roma da Papa Anastasio IV con cui sottoscrisse una bolla. Come cardinale partecipò a tre conclavi: per l’elezione di Eugenio III, Anastasio IV e Adriano IV. La Chiesa viveva anni assai travagliati: una repubblica autoproclamata governava Roma, si combatté la Seconda Crociata, vi fu un antipapa, la rivolta di Arnaldo da Brescia, gli scontri con i Normanni e l’invadenza di Federico Barbarossa. Guarino stette fuori dalla politica, preoccupandosi solo della sua diocesi.
Aveva settantotto anni quando un giorno, sentendosi prossimo a morire, convocò tutto il clero al suo capezzale. Spirò dopo aver esortato all’amore vicendevole e al pensiero della salvezza eterna. Era il 6 febbraio 1158. Il popolo diceva che, per l’eccellente condotta di vita, aveva meritato di vivere oltre cento anni.
Il suo corpo fu deposto in un’urna di marmo, nella cripta della Cattedrale di Sant’ Agapito. L’anno successivo alla morte, vista la grande fama di santità, Papa Alessandro III ne decretò il culto. Nel 1437 Palestrina subì un saccheggio e, per il pericolo di profanazione, le sue reliquie furono nascoste. Da quel momento non si conosce più la loro collocazione: forse furono portate a Cometo (in Maremma) dal Cardinale Giovanni Vitelleschi, altri dicono a Bologna, sua città natale. Nel 1754 il Cardinale di Napoli, Giuseppe Spinelli, le fece inutilmente cercare nella cripta di S. Agapito.
La sua memoria liturgica è fissata al 7 di febbraio.
Autore: Daniele Bolognini
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