† 13 febbraio 1006
Nacque da genitori distinti nel X secolo. Educato dal vescovo Teodorico, si distinse per la castità e la pietà. Alla morte di Teodorico, fu eletto vescovo da clero e popolo. Durante il suo episcopato, fece costruire una nuova cattedrale, un monastero e restaurò un altro. Fu un uomo di grande fortezza e coraggio, ma a volte fu anche eccessivamente impulsivo. Morì nel 1006 e fu sepolto in cattedrale. Il suo corpo fu profanato dagli Ugonotti nel 1573, ma un braccio si salvò ed è ancora conservato a Lodève.
Martirologio Romano: A Lodève sempre nella Gallia Narbonense, nell’odierna Francia, san Fulcrano, vescovo, insigne nell’amore verso i poveri e nello zelo per il culto divino.
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Fulcranno, vescovo di Lodève (949-1006), fu un uomo di grande virtù e zelo per la Chiesa. Nato da una famiglia nobile, fu educato dal vescovo Teodorico, che lo ordinò sacerdote. Alla morte del suo maestro, fu eletto vescovo di Lodève, dove si dedicò alla costruzione di una nuova cattedrale, al restauro di un monastero e alla difesa dei poveri e degli oppressi.
Il santo fu anche un uomo di grande forza d'animo, come dimostra il suo rifiuto di piegarsi alle richieste del visconte Eldino, che voleva impedirgli di costruire il campanile della cattedrale.
Tuttavia, non era immune alle passioni umane, come dimostra il suo sdegno quando apprese che un vescovo dei dintorni si era convertito al giudaismo.
Morì il 13 febbraio 1006 e fu sepolto nella cattedrale di Lodève. Il suo corpo, ritrovato intatto nel 1127, fu profanato dagli Ugonotti nel 1573.
Autore: Franco Dieghi
La sua Vita è stata scritta nella prima metà del secolo XIV, da Bernardo di Guido, vescovo di Lodève il quale, avendo usufruito di memorie preesistenti, sembra meritare, almeno nelle linee essenziali, piena fede.
Fulcranno nacque nel territorio di Lodève (Narbona) da genitori di distinta condizione sociale. Sua madre, cui qualche autore dà il nome di Eustorgia, mentre lo portava in seno, ebbe una visione notturna, in cui le parve di aver partorito, in luogo del figlio, un albero frondoso carico di pomi e che sotto i suoi rami molti uomini andassero a prender riposo.
Lo stesso presule di Lodève, Teodorico (per contrazione Teodrico), ne curò con la massima diligenza l'educazione. Tra le virtù, di cui il giovane crebbe adorno, si distingueva la castità, per amore della quale era solito affliggere la sua carne «fame, siti, frigore, nuditate, laboribus, vigiliis et ieiuniis».
Per questo, alla morte di Teodorico, che lo aveva ordinato sacerdote, fu chiamato dal clero e dal popolo a prenderne il posto. L’arcivescovo di Narbona confermò la scelta e lo consacrò nella basilica di san Paolo nel 949.
Messosi al lavoro, dopo aver eseguito in tutta la diocesi la sacra visita, poiché l’antica cattedrale, dedicata al martire san Genesio, era «vili schemate fabricata», ne innalzò una nuova più ampia e più bella, che dedicò, nel 975, alla presenza di tre vescovi. Contiguo ad essa costruì il monastero del Santo Salvatore, che prima sorgeva in luogo non idoneo; restaurò poi il monastero degli Apostoli, sito fuori della città, «iam pene eversum et dirutum», e, cacciati i reprobi monaci che lo abitavano, vi prepose un santo abate, suo amico.
Tra le virtù che il santo, come s’è detto, possedeva e praticava con sommo impegno, non teneva certamente l’ultimo luogo la fortezza. Un giorno, mentre la costruzione della cattedrale si avviava al suo termine, il visconte di Lodève, di nome Eldino, che governava con sistemi ingiusti e violenti ed esigeva, «ad contumeliam tanti pontificis», tributi che non gli spettavano, gli mandò un suo nunzio speciale per comunicargli il divieto di fabbricarvi a lato il campanile. Il santo, per tutta risposta, diede disposizione perché la torre fosse più alta e più forte.
Qualche volta passò anche i limiti. Allorché seppe che un vescovo dei dintorni s’era fatto giudeo, fu assalito da tanto e tale sdegno che, sebbene solo in privato, disse: «Quell’uomo dovrebbe essere bruciato». Quando apprese che il popolo aveva eseguito il suo augurio, pentitosi, fece penitenza.
Morì il 13 febbraio 1006 e fu sepolto in cattedrale, nella cappella di san Michele. Nel 1573 il suo corpo, che era stato trovato intatto in una ricognizione effettuata l'anno 1127, fu dagli Ugonotti, trascinato qua e là e diviso in piccoli pezzi. Si salvò un braccio, conservato a Lodève.
La sua festa si celebra il 13 febbraio.
Autore: Pietro Burchi
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