Di lui non si hanno quasi notizie. Fu un giovane schiavo che viveva a Colosse e che, derubato il padrone Filemone, scappò a Roma. Qui, incontrò s. Paolo, prigioniero, che lo convertì e battezzò. Abbiamo queste notizie proprio da s. Paolo, che scrisse una lettera a Filemone, offrendosi di restituire quanto rubato e chiedendo il perdono e la liberazione per lo schiavo. Il “Martirologio Romano” parla del suo martirio, raccogliendo una tradizione per cui Onesimo, consacrato vescovo da S. Paolo che lo lasciò ad Efeso come sostituto di Timoteo, sarebbe morto a Roma lapidato, sembra sotto Domiziano.
Emblema: Palma
Martirologio Romano: Commemorazione del beato Onesimo, che san Paolo Apostolo accolse quale schiavo fuggiasco e generò in catene come figlio nella fede di Cristo, come egli stesso scrisse al suo padrone Filémone.
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Onesimo, in greco, significa “utile”, “giovevole”. L’uomo così chiamato viveva in Frigia (Asia Minore) come schiavo del cristiano Filemone, amico di Paolo apostolo. Ma poi è fuggito (forse ha pure derubato il padrone) e guai a lui, se lo prendono: può finire per sempre ai lavori forzati, con la lettera “F” (Fugitivus) impressa a fuoco sulla fronte. Giorni e giorni di cammino, di nascondigli, di terrore. Infine, eccolo cercare scampo presso Paolo a Roma. L’apostolo è in prigionia sotto custodia militaris in una casa, quasi sempre legato con la catena a un soldato, ma libero di ricevere visite. Qui Onesimo trova pronto rifugio, cerca di rendersi utile nelle occorrenze quotidiane, ascolta i colloqui di Paolo con tanta gente; l’uomo in catene chiama tutti a entrare "nella libertà della gloria dei figli di Dio". E chiama anche Onesimo, naturalmente, che un giorno si ritrova cristiano, tenuto da Paolo come un figlio "generato nelle catene". Poi l’apostolo lo rimanda al vecchio padrone Filemone. A costui Paolo scrive di suo pugno una lettera stringata e vivace, chiarendo un punto capitale: Onesimo, fuggito come schiavo, ora ritorna come un "fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore". Altri pensino ad abrogare la schiavitù con le leggi; Paolo la cancella dal cuore dell’uomo nel nome di Cristo. E se l’ex schiavo aveva derubato Filemone, pronto l’apostolo garantisce: "Pagherò io!". Parte Onesimo con Tichico, fedelissimo collaboratore di Paolo, che porta sue lettere ai cristiani di Efeso e di Colossi. E così Paolo lo presenta ai Colossesi suoi compaesani: "Con Tichico verrà anche Onesimo, il fedele e caro fratello, che è dei vostri. Essi vi informeranno su tutte le cose di qui". Così l’ex schiavo è già diventato collaboratore dell’evangelizzazione. Poi ha trovato di certo Filemone, consegnandogli la lettera, che ha potuto giungere fino a noi perché chissà quanti l’avranno via via letta dopo il destinatario, copiandola e divulgandola. La Chiesa lo ricorda tra i suoi santi, ma non trovano conferma antichi accenni a un Onesimo vescovo di Antiochia o di Berea (Siria?). Così come non è sicura una tradizione che lo vorrebbe martire a Roma o a Pozzuoli.
Autore: Domenico Agasso
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Aggiunto/modificato il 2002-02-13