† 975
Monaco basiliano di grande cultura e santità. Nato da una famiglia nobile, si distinse fin dalla giovinezza per la sua pietà e la sua devozione. Entrato a far parte del monastero di Grottaferrata, fondato da san Nilo da Rossano, si dedicò alla vita ascetica e penitenziale, mortificando il proprio corpo e la propria mente. Fu un uomo di profonda erudizione, conosceva innumerevoli opere sacre e profane, tanto da essere chiamato "enciclopedia vivente". Morì nel 975.
Martirologio Romano: A Bisignano vicino a Cosenza, san Proclo, monaco, che, pieno di eccellente dottrina, fu araldo di vita monastica.
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Le più antiche notizie su San Proclo (Prodo) da Bisignano provengono dal Bios si S. Nilo, risalente agli inizi del secolo XII, dove si legge: “il beatissimo e santissimo Proclo, personaggio fornito di un’istruzione enciclopedica, il quale aveva fatto della sua mente un’arca di opere tanto profane che sacre. Prima di rendersi monaco, essendo ancora giovane, nel suo paese teneva questo metodo di vita: rimaneva digiuno ogni giorno fino alla ora del vespero, attenendo alla lettura e astenendosi da vivande cotte al fuoco o da bevande gustose; dal vespero in poi sino a mattino visitava tutte le chiese del paese recitando l’intero salterio e facendo alla porta di ciascuna chiesa tante prostazioni, che s’era prescritte e che Dio solo conosce. Entrato nella vita monastica, e rivestito dal nostro Santo Padre Nilo dell’abito della vita virtuosa, si assoggettò a tanta astinenza ed a tale rigida ascetica, da mortificare effettivamente le sue membra terrene ed incontrare molestissime malattie sino all’ultimo respiro della sua vita. Il passo del Bios niliano ci presenta Proclo come un uomo dotato di vastissima cultura, conoscitore di innumerevoli opere sacre e profane, divulgate e non ancora trascritte, tanto sa essere chiamato "enciclopedia vivente".
La straordinaria erudizione di Proclo presuppone una sua origine nobiliare e , probabilmente, a proposito del suo praticare di nascosto una vita di penitenza e di mortificazioni, una sua partecipazione all’amministrazione della vita pubblica.
Non si sa nulla della morte del Santo, ma si fa risalire all’anno 975 d.C.
Una rivendicazione di appartenenza al proprio ceppo familiare fu fatta dalla nobile casa Manna, stirpe illustre, ricca di beni immobili e prerogative gentilizie. Muzio Manna, infatti, dottore in utroque jure, nel 1670 autore di una “Descrizione della città di Bisignano”, sosteneva che dalla sua stirpe, la gens Manlia, venuta in Bisignano con l’arrivo della colonna latina dei Sabini e di Gneo Manlio, rifugiatasi in Capua durante le scorrerie saracene e ritornata dopo la definitiva cacciata di questi, fossero derivati Sant’Artemio, che fu martirizzato nel secolo IV, il vescovo Anderamus e, infine, anche il San Proclo.
Autore: Eros Laipi
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