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Zenobio prete della Chiesa di Sidone, è commemorato nel ‘Martirologio Romano’ al 20 febbraio in un'unica celebrazione insieme ai vescovi e martiri Tirannione, Silvano, Peleo e Nilo, tutti della Fenicia.
Essi subirono il martirio durante la persecuzione di Diocleziano, ma in tempi e luoghi diversi: Silvano vescovo fu dato in pasto alle belve ad Emesa, Tirannione vescovo di Tiro fu gettato nel fiume Oronte ad Antiochia e trasportato fino al mare e Zenobio prete e celebre medico, morì mentre gli scarnificavano i fianchi.
Etimologia: Zenobio = potenza di Giove, dal greco
Emblema: Palma
Martirologio Romano: Commemorazione dei cinque beati martiri, che, sotto l’imperatore Diocleziano, furono uccisi a Tiro in Fenicia, oggi in Libano: dapprima dilaniati in tutto il corpo con i flagelli, poi denudati e messi nell’arena ed esposti a belve di vario genere, mostrarono nei loro corpi giovanili una costanza ferma e irremovibile; uno di loro in particolare, di nemmeno vent’anni, non costretto da catene, aperte le braccia in forma di croce, rivolgeva preghiere a Dio; tutti, dapprima non toccati dalle belve pur istigate, furono alla fine trafitti con la spada.
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Nato in Fenicia, durante la persecuzione di Diocleziano fu imprigionato e torturato per aver rifiutato di abiurare la sua fede cristiana.
Secondo la tradizione, Zenobio era un celebre medico che, con la sua carità e la sua generosità, aveva guadagnato la stima e l'affetto di tutti, cristiani e pagani. Quando fu arrestato, le autorità locali speravano che la sua fama e la sua influenza lo avrebbero spinto a ritrattare le sue convinzioni.
Ma Zenobio fu irremovibile nella sua fede. Fu sottoposto a terribili torture, ma non cedette mai. Fu flagellato, denudato e gettato nell'arena, dove fu esposto alle belve. Ma le belve non lo toccarono, e lui continuò a pregare e a lodare Dio.
Alla fine, Zenobio fu trafitto con la spada e morì martire.
Autore: Franco Dieghi
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