Pola, odierna Croazia, 498 – Ravenna, 22 febbraio 556
Istriano di nascita, Massimiano fu nominato primo arcivescovo di Ravenna dall’imperatore Giustiniano, ma per dieci anni svolse anche la funzione di Primate d’Italia quando il Papa si assentava. A lui si devono capolavori come le chiese di San Michele e San Vitale e la sconfitta dell’arianesimo.
Martirologio Romano: A Ravenna, san Massimiano, vescovo, che svolse con fedeltà il suo ufficio pastorale e difese l’unità della Chiesa contro l’eresia.
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San Massimiano fu il ventottesimo vescovo di Ravenna, anzi primo vescovo d’Occidente a portare il titolo di arcivescovo in quanto titolare di una diocesi metropolitana. Aveva ricevuto la consacrazione episcopale dal papa Vigilio nel 546 e resse la sede per dieci anni. Grazie alla sua solida condizione finanziaria e sfruttando con il suo grande intuito l’eminente posizione di vicario del pontefice Vigilio e dell’imperatore Giustiniano, egli divenne una delle più importanti figure nell’Italia del VI secolo. Sul suo conto sono state tramendate notizie abbastanza precise grazie alla biografia redatta dal sacerdote Agnello, il quale pur essendo vissuto ben due secoli dopo fu profondo conoscitore degli scritti del santo pastore.
Massiamiano nacque nel 498 a Pola, in Istria, oggi in territorio croato, e divenne diacono della Chiesa locale. Il fortunato ritrovamento di un “tesoro” per mano sua o del padre gli permise di approdare alla corte imperiale di Costantinopoli, ove poté guadagnarsi la stima dell’imperatore San Giustiniano (santo per le Chiese ortodosse). Nel 545, alla morte del vescovo di Ravenna, i fedeli della città chiesero all’imperatore di insignire del pallio un candidato da loro proposto, ma questi consigliò invece a papa Vigilio di destinare alla sede vacante proprio Massimiano. Così fu ed il nuovo vescovo fu consacrato il 14 ottobre 546, ma ciò inevitabilmente causò un forte attrito con la popolazione ravennate, che considerava la sua nomina nulla più che un’indebita interferenza nella vita cittadina. A Massimiano non restò che accamparsi fueri delle mura, ospite del vescovo ariano dei goti, ma con tatto e diplomazia riuscì gradualmente ad accattivarsi la simpatia dei suoi fedeli e ad ottenere il permesso di prendere possesso della sede episcopale.
Il suo episcopato rappresentò l’età d’oro della Chiesa di Ravenna: infatti furono completate e consacrate le basiliche di San Michele e San Vitale, molte altre furono abbellite, e sempre a lui si devono interamente San Giovanni, Santo Stefano e varie chiese nella natia Pola, decorate con splendidi mosaici. Elevata fu la quantità di libri di cui fu autore: cronache, descrizioni di Ravenna, cataloghi dei vescovi della città e dodici volumi di suoi sermoni. Preparò anche un’accurata edizione della Bibbia corredata da note a margine e redasse un sacramentario sul quale presumibilmente si basò in seguito quello leonino. Le sue attività si estesero a tutta l’Italia, di cui a tutti gli effetti fu primate durante le lunghe assenza da Roma di papa Vigilio, ed i suoi sforzi furono incentrati in particolar modo sul ripristino dell’armonia e dell’unità all’interno delle chiese divise dallo scisma detto dei “Tre capitoli”. Il suo biografo Agnello ebbe a descriverlo anche come pastore che “accoglieva gli stranieri, richiamava coloro che cadevano in errore, dava ai poveri ciò di cui necessitavano e consolava i sofferenti”.
Massimiano morì a Ravenna il 22 febbraio 556 e le sue spoglie furono tumulate nella basilica di Sant’Andrea, ove rimasero sino al 1809 per poi essere trasferite in cattedrale, in seguito alla sconsagrazione della chiesa da parte dell’amministrazione napoleonica della città. Nella basilica di San Vitale, inaugurata in pompa magna alla presenza degli imperatori Giustiniano e Teodora, San Massimiano è raffigurato accanto all’imperatore nel grandioso mosaico sul lato nord del santuario, con in mano una croce tempestata di genne preziose.
Autore: Fabio Arduino
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