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San Quinto il Taumaturgo
Festa:
2 marzo
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† 285 circa
Nativo della Frigia, si era spostato in Eolide, dove si dedicò all'assistenza ai poveri e ai malati. Nella città di Kyme, ai tempi dell'imperatore Aureliano (270-275), il governatore Rufo tentò di riportare Quinto al paganesimo, ma poi lo lasciò andare, perché lui stesso era stato guarito grazie alle preghiere di questo cristiano. Quaranta giorni dopo, però, Quinto venne di nuovo arrestato da un altro magistrato e torturato, ma guarì miracolosamente dalle ferite e per questo venne rilasciato. Per altri 10 anni Quinto poté continuare il suo ministero. Quinto è ricordato come martire per le torture subite, anche se in realtà non morì a causa delle violenze ma più tardi, attorno al 285.
Etimologia: Quinto = il quinto figlio nato, dal latino
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E’ considerato martire per i supplizi ricevuti anche se come s. Giovanni Evangelista, dopo averli sopportati morì in pace di vecchiaia.
Nativo della Frigia da un famiglia cristiana, si portò in Eolide e qui si dedicò all’assistenza dei poveri. Il governatore Rufo, al tempo dell’imperatore Aureliano (270-275), cercò di costringere Quinto a sacrificare agli idoli secondo i decreti imperiali, ma poi lo lasciò libero perché era stato liberato dall’ossessione demoniaca in merito alle preghiere dello stesso Quinto.
I sinassari greci raccontano che questo avvenne nella città di Cime, dove un terremoto abbatté le statue e il tempio degli idoli, mettendo in fuga quanti erano lì presenti. Quaranta giorni dopo il suo rilascio, Quinto fu di nuovo arrestato da un altro magistrato Clearco, più intransigente di Rufo e sottoposto a torture, ma Dio lo guarì immediatamente dalle ferite, visto ciò fu di nuovo rilasciato e non ci si occupò più di lui.
Poté continuare così il suo ministero risanando i malati e venendo in aiuto dei poveri per altri dieci anni, morì nel 280-85 circa.
Nome piuttosto diffuso fra i Romani e indicava il “quinto figlio”: quintus.
Autore: Antonio Borrelli
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