† 250 circa
Presbitero di Smirne noto per la sua modestia e integrità, subì il martirio durante la persecuzione di Decio. Arrestato con Sabina e Asclepiade, Pionio arringò la folla per difendere la fede cristiana, mentre Sabina fu minacciata per la sua devozione. Incarcerati, Pionio rifiutò di cedere alle pressioni, anche di fronte all'esempio del vescovo Eudemone che aveva ceduto. Condannato a morte dal proconsole Giulio Proculo Quintiliano, Pionio fu arso vivo, dimostrando fino all'ultimo la sua forza e speranza nella risurrezione. Il suo martirio, avvenuto il 12 marzo, è commemorato in diverse date nei calendari cristiani, con il 1° febbraio in Occidente e l'11 marzo in Oriente.
Martirologio Romano: A Smirne, nell’odierna Turchia, san Pionio, sacerdote e martire, che, come si racconta, per aver tenuto pubblicamente un’apologia in difesa della fede cristiana, dopo aver subíto l’amarezza del carcere, durante il quale confortò con il suo incoraggiamento molti fratelli ad affrontare il martirio, crudelmente torturato ottenne in sorte nel fuoco una fine beata in Cristo.
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Eusebio di Cesarea, pur ingannandosi sulla data del martirio, che pone all’epoca di quello del concittadino Policarpo, mentre questo avvenne durante la persecuzione di Decio (249-51), ci ha conservata nella sua Storia Ecclesiastica una preziosa testimonianza su Pionio: «Fra tutti questi, celeberrimo appare il martirio di un tale chiamato Pionio. Chi desiderasse conoscere gli episodi della sua confessione, la franchezza del suo linguaggio, cioè l'apologia che egli fece della fede dinanzi al popolo e ai magistrati, i suoi discorsi istruttivi al popolo, gli incoraggiamenti ai "lapsi" e le esortazioni che rivolse nel carcere ai fratelli che accorrevano a lui, i tormenti e gli strazi che sostenne, tra cui le trafitture dei chiodi, il dominio che conservò di sé in mezzo alle fiamme, e, dopo tutti questi stupendi eroismi, la sua morte, noi lo rimandiamo allo scritto che parla del fatto. In esso tutto ciò vi è esposto per filo e per segno, e io l’ho inserito nella mia Collezione degli Antichi Martiri». La collezione cui allude Eusebio è oggi andata perduta, ma è assai probabile che gli Atti di Pionio, cui egli aveva fatto ricorso, siano quelli pubblicati dapprima da O. von Gebhardt e poi da R. Knopf e G. Krueger.
Pionio, il cui nome completo era Geminius Pionius, era prete della chiesa di Smime e, per la sua modestia e la probità dei suoi costumi, godeva di un’alta reputazione perfino agli occhi dei pagani. Dai viaggi effettuati, particolarmente in Palestina, egli aveva tratto una vasta esperienza, arricchita ancora dalle sofferenze e dalla fame patite durante le calamità che si abbatterono su Smirne poco prima dell’epoca del suo martirio. Quando si scatenò la persecuzione di Decio, pare che gli ebrei di Smirne fossero particolarmente accaniti contro i cristiani e Pionio fu arrestato forse su loro istigazione. Il 23 febbraio, anniversario del martirio di Policarpo (senza dubbio questa coincidenza ha indotto Eusebio a iscrivere Pionio tra i contemporanei dell’illustre martire smirniota), egli fu arrestato nella stessa chiesa, unitamente a Sabina e Asclepiade, al termine della celebrazione della liturgia eucaristica. Polemone, il magistrato incaricato di ricercare i cristiani per costringerli a sacrificare agli dèi, fece tradurre i tre fedeli al foro, dove furono sottoposti all’abituale interrogatorio. Dopo l'ostinato rifiuto a sacrificare, Pionio arringò la folla presente per spiegare le ragioni del suo comportamento. Sabina, che manifestava in modo giudicato troppo insolente il suo assenso alle conclusioni dei discorsi del suo compagno, fu minacciata di essere condotta in un luogo di perdizione (l’episodio della vergine cristiana minacciata nella sua integrità corporale ritorna in altre passiones di martiri, v. ad esempio Pelagia, martire di Antiochia). Pionio e i suoi compagni furono imprigionati ed i cristiani andavano a visitarli, ma egli rifiutò di godere dei viveri che gli erano offerti, non volendo essere di peso agli altri, specialmente nel momento in cui sapeva la morte vicina.
Alcuni giorni più tardi, Polemone ritornò alla carica per spingere Pionio ad imitare il vescovo Eudemone che, per debolezza, si era lasciato convincere a sacrificare, ma il martire, trasportato di forza nel tempio, riparò con la fedeltà all'atteggiamento del vescovo «lapso».
Quando poi giunse a Smirne il proconsole Giulio Proculo Quintiliano, Pionio comparve ancora una volta dinanzi al tribunale: per la sua indefettibile ostinazione e per la sua resistenza all’ordine di sacrificare venne condannato a morte.
Fu bruciato vivo, mentre dimostrava degnamente fino all’ultimo la sua forza e la sua speranza nella risurrezione. Gli Acta aggiungono che, contemporaneamente a lui, fu arso un prete marcioniti di nome Metrodoro, mentre tacciono sulla sorte dei due compagni dell’inizio, Sabina e Asclepiade. Secondo la stessa fonte, il martirio ebbe luogo il 4 prima delle idi di marzo, cioè, il 12 marzo.
Questa data è conservata nel Martirologio Geronimiano, in cui Pionio è associato in modo del tutto inatteso al prete marcionita Metrodoro. Nella medesima fonte si trova anche una menzione di Pionio al 10 marzo, e tracce di menzioni anteriori, secondo H. Delehaye, al 26 febbraio.
I sinassari bizantini con una notizia proveniente dalla passio greca, lo commemorano all’11 marzo, ma il suo nome ritorna ancora al 13 o al 20 marzo. Nei calendari georgiani è annunciato al 7, all’8 e all’11 marzo.
In Occidente, con Floro, Pionio compare alla data nuova del primo febbraio in seguito ad un'errata interpretazione del Poenis che si legge in quel giorno nel Martirologio Geronimiano, nella lista dei pretesi compagni di Policarpo di Smirne che di fatto sono martiri egiziani. L'elogio dedicato a Pionio nel Martirologio di Floro proviene dalla traduzione latina di Rufino della Storia Ecclesiastica di Eusebio per il quale, come è già stato sottolineato, Pionio era nel martirio contemporaneo di san Policarpo.
Notiamo infine che Floro attribuisce a Pionio, sempre secondo le stesse fonti, "quindici compagni", numero dato da uno dei mss. del Geronimiano, mentre in Rufino sono menzionati anonimamente dodici compagni di san Policarpo. Lo stesso elogio sarà poi ripreso da Adone e, un po' abbreviato, da Usuardo. Lo si ritrova successivamente, tale e quale, sempre al primo febbraio, nel Martirologio Romano.
Autore: Joseph-Marie Sauget
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