Skoczow, Slesia, 20 dicembre 1576 - Olomouc, Moravia, 17 marzo 1620
Il martire moravo Giovanni Sarkander studiava teologia, ma era destinato al matrimonio. La fidanzata, però, morì prima delle nozze. Allora - nel 1608 a 32 anni - venne ordinato prete nella Compagnia di Gesù. La sua vita sacerdotale trascorse a Holesov, diocesi di Olomuc. Per questioni legate alla Guerra dei Trent'anni, la comunità gesuita - malvista dai nobili protestanti - fu dapprima esiliata in Polonia. Poi, al ritorno, Giovanni salvò Holesov dalle ire del re polacco Sigismondo III Wasa. L'episodio fu interpretato come connivenza col nemico (in realtà Giovanni era odiato per motivi di fede). Perciò fu imprigionato a Olomuc e torturato. Morì un mese dopo per le sofferenze subite. E' santo dal 1995.
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Olomouc in Moravia, san Giovanni Sarkander, sacerdote e martire, che, parroco di Holešov, rifiutatosi di violare il segreto della confessione, fu sottoposto al supplizio della ruota e, gettato in carcere ormai in fin di vita, morì un mese più tardi.
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Giovanni Sarkander, nacque il 20 dicembre 1576 a Skoczów in Slesia, allora nel principato di Tesin, che dal 1291 faceva parte del regno di Boemia, era figlio di una nobildonna del ramo dei cavalieri di Kornice e di Giorgio Mattia d’origine più umile. Dopo la morte prematura del marito nel 1589, la madre trasferì la famiglia composta da cinque figli, Giovanni, Nicola, Paolo, Venceslao e una figlia, a Príbor in Moravia, città appartenente al vescovo di Olomouc e dove già viveva il suo figlio del primo matrimonio Matteo Vlcnovsky. Giovanni frequentò la scuola parrocchiale del paese e poi insieme al fratello Nicola si trasferì ad Olomouc per continuare gli studi superiori nel collegio dei Gesuiti. Ma nel 1599 a causa della peste, la scuola fu chiusa e così Giovanni fu costretto a completare gli studi filosofici dai Gesuiti di Praga, dove entrò il 20 ottobre 1600. Due anni dopo era laureato, nel 1604 si trasferì a Graz in Austria, per gli studi di teologia, ma due anni dopo, il 3 settembre 1606 lasciò gli studi, promettendosi di sposare in Moravia con Anna Platská, appartenente ad una distinta famiglia luterana; comprò anche una casa a Brno e una vigna a Klobouky. Non si hanno notizie precise, ma la fidanzata morì prima delle nozze e questo mutò le intenzioni di Giovanni Sarkander, che il 21 dicembre 1607 diede gli esami di teologia e il giorno seguente ricevette dal cardinale Dietrichstein gli Ordini minori nel castello di Kromeriz. Il 22 marzo 1608 venne ordinato sacerdote a Brno; negli anni che vanno dal 1608 al 1616, trascorse la sua vita sacerdotale ricoprendo vari incarichi nelle parrocchie della diocesi di Olomouc; non tutto filò liscio, sia con le autorità ecclesiastiche che con quelle dell’imperatore d’Austria. A Holesov i Gesuiti intendevano costituire un centro per la ricattolicizzazione della parrocchia, che era stata in balia della setta dei “Fratelli boemi”, (insieme di un movimento protestante molto forte in quel tempo specie in Boemia), inviando quindi i membri più abili, con l’intenzione di aprirvi anche una Casa di formazione dei gesuiti stessi, il suo nome fu consigliato dal cardinale e dal luogotenente di Moravia, come garanzia di sicuro successo. Nel 1618 i nobili della Boemia, in maggior parte protestanti, si rivoltarono contro l’Impero d’Austria e anche una parte dei nobili della Moravia passò all’opposizione, al protettore di Giovanni Sarkander, il luogotenente Popel de Lobkovic fu tolto l’incarico e incarcerato a Brno e anche i Gesuiti, il 17 maggio 1619 dovettero lasciare Holesov. Il Sarkander rimase solo come parroco, diventando l’oggetto dell’odio della maggioranza protestante degli abitanti; convinto dal suo decano e dai fedeli cattolici, si allontanò da Holesov andando a Cracovia, girando per un certo tempo a Czestochowa e Ratibor, poi ricevette una lettera del Popel che lo invitava a tornare a Holesov, cosa che fece a fine novembre 1619. A febbraio 1620 nel corso della Guerra dei Trent’anni, la cavalleria del re polacco Sigismondo III Vasa, passando per la Slesia e la Moravia, diretta ad aiutare l’imperatore d’Austria, devastò e incendiò la regione. Holesov fu salvata perché Giovanni Sarkander con il cappellano Samuele Tucek uscì incontro alle truppe con una processione eucaristica. Questo episodio però aumentò il sospetto dei nobili di Moravia contro il parroco, che credevano alleato di re Sigismondo; il nuovo giudice supremo della Moravia Venceslao Bitovsky fece allora incarcerare tutti i sacerdoti della regione, ma il Sarkander riuscì ad evitarlo, nascondendosi nel castello di Tovacov e da lì poi scappò nelle vicine foreste, ma qui venne catturato e condotto incatenato ad Olomouc, come traditore della patria. L’odio degli accusatori, che lo sottoposero a ben quattro interrogatori, era scaturito per motivi religiosi, ma si mascherava con l’intento di farlo confessare di aver procurato l’intervento dei cosacchi. Con questo motivo politico fu sottoposto alla tortura del cavalletto e con le torce, per ben tre ore, solo le proteste dell’unico giudice cattolico del tribunale, fecero smettere la tortura, ma Giovanni Sarkander non sopravvisse al trattamento disumano e dopo un mese di sofferenze in carcere, morì il 17 marzo 1620. Dopo la sua morte si instaurò subito un culto di venerazione, considerandolo come un martire della fede, essendo chiaro dalle testimonianze, che venne ucciso in odio alla fede cattolica, dai protestanti dell’epoca e non per motivi politici inesistenti. Il suo sepolcro nella chiesa cattedrale di S. Venceslao ad Olomouc, divenne meta di pellegrinaggi, di numerosi fedeli ma anche di sovrani tra i quali il re di Polonia Giovanni Sobieski nel 1683. Il parroco e martire Giovanni Sarkander venne beatificato da papa Pio IX il 6 maggio 1860 e canonizzato da papa Giovanni Paolo II il 21 maggio 1995, ad Olomouc in Cecoslovacchia.
Autore: Antonio Borrelli
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