Siena, 17 gennaio 1280 - Monticiano, Siena, 23 aprile 1311
Il beato Antonio Patrizi appartenne alla Congregazione agostiniana di osservanza di Lecceto, presso Siena, di cui a ragione è stato detto: "Ilycetum, vetus sanctitatis illicium", “Lecceto, antico covo di santità”. Il beato nacque a Siena verso il 1280. Conosciuti gli eremiti agostiniani di Lecceto, con loro compì l’anno del noviziato; poi fu inviato di comunità a Monticiano. Umile e devoto, alternava la preghiera con il servizio alla comunità. Non si lasciava sfuggire l'occasione di convertire gli increduli e di riprendere fraternamente i peccatori, di comporre dissensi e soccorrere i bisognosi. Dopo essere uscito dal monastero per andare all’eremo di Camerata a visitare un confratello, rientrando a Monticiano, morì la notte stessa, il 23 aprile dell’anno 1311. Acclamato santo dal popolo, il suo culto è stato riconosciuto dalla Chiesa nel 1805. Con il beato Antonio, la diocesi di Siena celebra, come beati, i venticinque religiosi leccetani dipinti nell’ “Albero agostiniano di Lecceto”.
Martirologio Romano: A Monticiano presso Siena, beato Antonio Patrizi, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che fu vero amante dei fratelli e del prossimo.
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L’Italia è il primo paese occidentale ove il cristianesimo ha trovato sin dagli albori terreno fertile ove attecchire e portare copiosi frutti di santità. Purtroppo questo grande patrimonio di testimonianza e fedeltà a Cristo è spesso sconosciuto e soprattutto ai giorni nostri è a rischio di cadere nell’oblio più assoluto. Parecchi personaggi medioevali, per i quali la Chiesa si è premurata di ufficializzare il riconoscimento della loro santità, sono oggi dimenticati o comunque il loro culto è ormai limitati alla chiesa o al paese ove riposano le loro spoglie.
E’ questo il caso anche del Beato Antonio Patrizi di Monticiano, cui poche ed incerte sono le notizie sulla sua vita. Nato a Siena il 17 gennaio 1280 da una nobile famiglia, entrò nell’eremo agostiniano di Lecceto, per poi passare a Monticiano ove morì all’inizio del secolo seguente, forse verso il 1311. Solo una volta si era concesso una pausa recandosi in visita all’amico e confratello Pietro nel vicino eremo di Camerata.
Due anni dopo la morte i suoi resti furono traslati dal cimitero comune per essere collocati in un’urna lignea sotto un altare. Altre traslazione pare avvennero nel 1616 e nel 1700. Sin dal 1313 esistette una confraternita intitolata al beato, il cui culto fu confermato solo nel 1804 dal pontefice Pio VII.
Autore: Fabio Arduino
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