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Santi Armogasto, Archinimo e Saturnino Martiri
Festa:
29 marzo
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† 457-8
Le loro storie, narrate da Vittore di Vita, offrono uno spaccato affascinante sulla persecuzione ariana in Africa sotto Genserico. Pur condannati per la loro fede, sfuggono alla morte per volere divino o circostanze fortuite, diventando esempi di resistenza e devozione. Armogaste, modello di tenacia, muore per la sua fede, diventando un martire. Mascula, mimo o originario di Mascula, condannato a morte poi commutata, evidenzia la complessità del sistema giudiziario. Satiro, procuratore, si salva grazie all'intercessione della famiglia, mostrando la fragilità umana di fronte alla fede.
Martirologio Romano: Commemorazione dei santi Armogasto, Archinímo e Saturnino, martiri, che in Africa, al tempo della persecuzione vandalica, sotto il re ariano Genserico, per aver professato la vera fede patirono molti atroci supplizi e infamità.
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ARMOGASTE, MASCULA e SATIRO, santi, confessori in AFRICA.
Nel Martirologio Romano, al 29 marzo, sono riuniti in un'unica celebrazione questi tre santi, perché, pur avendo confessato la fede in epoca e circostanze diverse, l'unico autore che di essi parla, Vittore di Vita, li nomina uno dopo l'altro nella sua Historia persecutionis. Al tempo della persecuzione ariana di Genserico, probabilmente tra il 457 e il 458, Armogaste, rifiutatosi di abiurare, fu crudelmente seviziato e poi condannato a morte per ordine di Teodorico, figlio del re. Ma un prete ariano, Giocondo, consigliò di non uccidere Armogaste, per evitare che egli fosse onorato come martire e Teodorico allora lo inviò a lavorare in una cava nella provincia Byzacena e poi, per umiliarlo, lo mandò a custodir vacche presso Cartagine. Avendogli Dio rivelato l'appressarsi della morte, Armogaste convinse un cristiano, di nome Felice, a seppellirlo ai piedi di un carrubo. Quando Armogaste morì, nella fossa scavata presso l'albero da lui indicato si trovò un magnifico sarcofago di marmo in cui i suoi resti furono degnamente composti.
Mascula, condannato a sua volta alla decapitazione, dopo vari tormenti, fu risparmiato, come Armogaste, perché non gli si tributasse culto di martire. Anche Satiro, procuratore della corte di Unnerico, ebbe salva la vita per lo stesso motivo, dopo che anche la moglie e i figli avevano tentato di convincerlo a farsi ariano per non essere ucciso.
Il testo di Vittore di Vita ha dato luogo a diverse questioni circa la condizione sociale e il nome stesso dei tre. Armogaste è da alcuni ritenuto un conte, ma l'espressione «comes bonac confessionis» della Historia persecutionis, da cui deriva il comitis del Romano, ha il senso di cum bona confessione. Il problema concernente il secondo confessore non è di così facile risoluzione: alcune edizioni della Historia persecutionis hanno: «Archimimum, nomine Masculam», cioè «un archimimo, chiamato Mascula». Altre invece hanno «Archimimum nomine, Masculanum», cioè «uno di Mascula (città della Numidia) di nome Archinimo». Questa lezione fu accettata da Floro e Adone che per primi introdussero i tre nei loro martirologi, mentre contro di essi è il Baronio che autorevolmente afferma sia da preferirsi la lezione «Mascula, archimimo».
Autore: Mario Salsano
Fonte:
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