† 2 aprile 432
Fu vescovo di Napoli in un periodo particolarmente turbolento. Giovanni è ricordato per aver traslato i resti di San Gennaro dall’Agro Marciano al cimitero extraurbano. Muore la notte del Sabato Santo del 432 mentre sta iniziando la celebrazione liturgica, e viene seppellito nella festa di Pasqua.
Martirologio Romano: A Napoli, san Giovanni, vescovo, che morì nella Santa Notte di Pasqua mentre celebrava i sacri misteri e, accompagnato da una folla di fedeli e neofiti, fu deposto nel giorno della solennità della Risurrezione del Signore.
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È il quattordicesimo nella serie dei vescovi napoletani: successo a sant'Orso nel 414, pontificò fino al 432 in un periodo storico turbolento sotto l’aspetto politico e religioso. Trasportò i resti mortali di san Gennaro dall’agro Marciano, presso Pozzuoli, luogo della sua prima sepoltura, nel cimitero extraurbano che divenne in seguito il maggiore della comunità cristiana di Napoli: la catacomba che prese poi il nome del celebre martire.
Nella lettera a Pacato, De obitu Paulini, Uranio narra che il vescovo di Nola, Paolino, morto da appena nove mesi, apparve in sogno a Giovanni, tre giorni prima che morisse, a preannunziargli prossima la fine. Particolari vincoli di amicizia dovevano legare il vescovo di Napoli e quello di Nola, sul cui animo, la traslazione del celebre martire, compiuta da Giovanni, esercitò tanto fascino da vederselo apparire in punto di morte. Giovanni fu colto dalla morte, mentre da poco aveva iniziato la celebrazione liturgica del sabato santo 2 aprile 432. Il suo corpo fu deposto il giorno seguente nell’oratorio, ove era stato inumato san Gennaro, e di qui, a metà del secolo IX, fu traslato dal vescovo Giovanni IV lo Scriba, nella Stefania. Lo ricordano i Calendari napoletani: marmoreo (secolo IX), tutiniano (fine secolo XII), lotteriano (fine secolo XIII) e il cassinese del secolo XIV. Tuttavia nel tardo Medioevo il suo nome cadde nell’oblio: tra il 1262 e il 1269, il cimeliarca Giovanni, volendo scrivere le memorie di san Giovanni IV, compose un ibrido centone attribuendogli quanto il Liber Pontificalis e la lettera di Uranio narrano di Giovanni I. La deplorevole confusione ebbe sanzione ufficiale nel Martirologio Romano, dove il nostro santo è ricordato al 22 giugno e nel Calendario diocesano del cardinale Decio Carafa del 1619, che stabiliva la festa di un unico san Giovanni, vescovo napoletano al 1° aprile.
La Santa Congregazione dei Riti, approvando il nuovo Proprio napoletano nel 1955, ristabiliva la verità storica e ridava l’antico culto a Giovanni I, fissandone la festa al 3 aprile.
Autore: Domenico Ambrasi
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