Venne nominato vescovo della sua città. Le poche notizie sicure che si hanno di lui risalgono a S. Girolamo e soprattutto ad Eusebio di Cesarea. Eusebio ci ha conservato frammenti interessanti di otto sue lettere, inviate alla Chiesa di Atene, di Lacedemone, di Amastri nel Ponto, di Cnosso in Creta. Tali frammenti, nonostante siano privi di notizie su S. Dionigi sono comunque documenti importanti e unici. Da essi si ricavano informazioni preziose sulla religiosità di alcune città e regioni, durante il pontificato di S. Sotere. Dionigi viene ricordato come martire nel Martirologio Romano ma anche sulla sua morte, non ci sono informazioni certe.
Etimologia: Dionigi = consacrato a Dioniso (è il dio Bacco)
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: Commemorazione di san Dionigi, vescovo di Corinto, che, dotato di una mirabile conoscenza della parola di Dio, istruì con la predicazione i fedeli della sua città e con lettere anche i vescovi di altre città e province.
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E' noto dalle brevi notizie di san Girolamo (De viris illustribus, XXVII) e, soprattutto, di Eusebio di Cesarea, che ne loda lo zelo apostolico e ci ha conservato importanti frammenti di otto sue lettere inviate alle Chiese di Atene, di cui era vescovo Publio, ucciso per la fede all'inizio dell'impero di Marco Aurelio, di Lacedemone, di Nicomedia, di Gortina in Creta (oggi Gerópotamos), di Amastri nel Ponto, di Cnosso in Creta, il cui vescovo Pinito rispose in termini di somma deferenza, e di Roma. Un'altra fu indirizzata a certa Crisofora, una buona cristiana peraltro ignota.
Questi frammenti danno notizie preziose sulle condizioni religiose di alcune città e regioni durante il pontificato di san Sotero (166-75).
Degno di nota è un frammento della lettera ai fedeli di Roma: «Vobis consuetudo est, jam inde ab ipso religionis exordio, ut fratres omnes vario beneficiorum genere affìciatis, et Ecclesiis quam plurimis, quae in singulis urbibus constitutae sunt, necessaria vitae subsidia transmittatis. Et hac ratione tum egentium inopiam sublevatis, turn fratribus, qui in metallis opus faciunt, necessaria suppeditatis: per haec quae ab initio transmittere consuevistis munera, morem institutumque Romanorum, a maioribus vestris acceptum, Romani retinentes. Atque hunc morem beatus Episcopus vester Soter, non servavit solum, verum etiam adauxit, turn munera sanctis destinata copiose subministrans, turn fratres peregre advenientes, tamquam liberos suos pater amantissimus, beatis sermonibus consolando».
«Avete ereditato dagli avi l’usanza di prendervi cura in vario modo di tutti i fratelli, e di inviare aiuti a molte Chiese presenti in ogni città; avete alleviato così le sofferenze dei bisognosi e siete venuti incontro ai fratelli condannati ai lavori forzati nelle miniere con quei sussidi che voi, o Romani, inviate da sempre, secondo l’usanza dei vostri padri; E il vostro beato vescovo Sotero l’ha non solamente conservata, ma anche incrementata; egli li ha beneficiati con gli aiuti inviati ai santi ed esortando i fratelli con parole di beatitudine, come fa un padre affettuoso con i figli»: con queste parole, il vescovo di Corinto sottolinea sia la preminenza della Chiesa di Roma, che soccorre le Chiese figlie in un’epoca in cui non si era ancora affermato il primato della sede romana, sia la carità cristiana che ha profondamente segnato il pontificato di san Sotero, animato dall’amore di padre verso i fratelli sull’esempio del Vangelo.
Il Sinassario Costantinopolitano lo ricorda il 29 novembre come martire, benché non si conosca nulla di certo sulla sua morte. In Occidente per primo Usuardo lo introdusse nel suo Martirologio, donde passò nel Martirologio Romano all'8 aprile. L'elogio di questo è formato in gran parte dalle parole di san Girolamo.
Il suo corpo, trasferito a Roma, fu dato da Innocenzo III (1198-1216) ad Emerico, priore del monastero di San Dionigi in agro parisiensi.
Autore: Pietro Burchi
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Aggiunto/modificato il 2011-09-23