† 978 ca.
La complessa tradizione agiografica di San Geroldo, eremita, e dei suoi figli beati Cuno e Ulrico, monaci, intreccia la storia con la leggenda. Un uomo di nome Adamo, forse duca di Sassonia, caduto in disgrazia presso Ottone I, si rifugiò nella solitudine del Vorarlberg assumendo il nome di Geroldo. Qui condusse vita eremitica, donando i suoi beni al convento di Einsiedeln. La tradizione lo vuole padre di Cuno e Ulrico, che divennero monaci a Einsiedeln. Dopo la morte del padre, si sarebbero uniti a lui a Friesen (oggi San Geroldo), dove morirono e furono sepolti. La venerazione di Geroldo come santo è attestata già nel XIV secolo, con la sua festa celebrata il 19 aprile.
Martirologio Romano: A Frisen sulle Alpi bavaresi, san Geroldo, eremita, che si ritiene abbia condotto vita di penitenza nella regione del Voralberg.
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San GEROLDO, eremita, beati CUNO E ULRICO, suoi figli, monaci.
Il 1° gennaio 949, Ottone I restituì ad un certo Adamo, coinvolto in una congiura contro il sovrano e privato dei beni per sentenza giudiziaria, un suo possedimento che trovavasi nell'attuale Vorarlberg. Ottone chiama Adamo vir Dei nel suo atto del 949; cosa che permette di dedurre che si era consacrato al servizio di Dio; ma non viene designato quale monaco e, ad Eindiedeln la tradizione non l'ha mai considerato tale. Il Necrologium di Einsiedeln nomina invero al 16 aprile un Adamo, ma senza definirlo monaco. La tradizione tracciata dal decano Albrecht von Bonstetten nel 1494 narra che Adamo proscritto, si rifugiò nella solitudine della vallata di Wals, dove - per non essere riconosciuto - visse sotto il nome di Geroldo Graziato, rimase nella solitudine, fece dono del suo possedimento al convento di Einsiedeln e morì intorno all’anno 978. Il giorno della sua morte viene posto in date diverse. Il Necrologium di Coira e quello di Muri-Hermetschwil hanno al 10 aprile un Geroldo conversus.
Le notizie necrologiche di Einsiedeln del X secolo, però, hanno al 16 aprile un Adamo, ed il libro degli anniversari di san Geroldo, datato al secolo XV, indica il 19 aprile, quale giorno in cui la sua festa viene celebrata ancor oggi.
Il luogo nel quale Adamo-Geroldo visse, dapprima chiamato Friesen, appare nel 1340 per la prima volta sotto il nome di san Geroldo. In Einsiedeln la festa viene celebrata il 19 aprile soltanto dopo l’esumazione delle sue ossa, avvenuta nel 1663 e la sua coppa è oggi conservata nel convento. Allorché nel 1378 il vescovo suffraganeo di Coira consacrò a san Geroldo l’altare di santa Caterina, concesse per il 4 giugno un’indulgenza in occasione della commemoratio beatissimi Geroldi; ciò prova che egli veniva venerato già allora come santo.
Secondo la tradizione che fa di Adamo un duca di Sassonia (presumibilmente perché vi è confusione con la vecchia famiglia dei nobili di Sax, originaria del Vorarlberg), egli aveva due figli: Cuno (o anche Chamo) e Ulrico (chiamato anche Enrico), che per ordine del padre divennero monaci di Einsiedeln. Cuno vi deve essere stato decano e Ulrico custode. Dopo la morte del padre si sarebbero recati ambedue a Friesen, dove morirono. Ulrico sarebbe stato sepolto nella chiesa prepositurale, accanto al padre, e Cuno nella cappella di sant'Antonio accanto alla chiesa. Mancano però sicure notizie sui due. Nel monastero vennero entrambi venerati più tardi (XVII secolo) come beati: la festa del beato Cuno cadeva l’8 marzo e quella del beato Ulrico il 29 aprile.
San Geroldo viene raffigurato come pellegrino con cappello e bordone, talvolta anche con un asino, perché il santo fece voto di stabilirsi là dove l’asino che recava tutte le sue cose si sarebbe inginocchiato. Talvolta è rappresentato con un orso che l’aiutò nella costruzione della sua cella. Un ciclo di dipinti con la vita del santo, del 1683, trovasi nel pronao della chiesa prepositurale di Friesen, mentre il dipinto dell’altar maggiore (di Rodolfo Blaettler, 1877) lo mostra con i suoi due figli.
Plastici nella casa prepositurale mostrano i due figli come monaci e un affresco del secolo XVII, nella cappella di sant'Antonio rappresenta il beato Cuno.
Autore: Rudolf Henggeler
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