† Lione, 22 aprile 178
Furono due giovani amici martirizzati a Lione nel 177 durante la persecuzione di Marco Aurelio. L'omelia attribuita a Eucherio di Lione li paragona agli apostoli Pietro e Paolo, sottolineando la venerazione dei fedeli per la polvere dei loro sepolcri, considerata miracolosa. San Gregorio di Tours testimonia la loro presenza nella cripta della basilica di San Giovanni a Lione, mentre la passio narra la loro fuga durante la persecuzione, il nascondiglio presso una vedova e il loro martirio: Epipodio decapitato il 22 aprile e Alessandro crocifisso due giorni dopo. La passio, pur non essendo una fonte agiografica di primaria genuinità, offre uno spaccato suggestivo sulla loro vita e morte, seppur con qualche incertezza, come la possibile presenza di altri compagni di martirio non menzionati in altri testi.
Martirologio Romano: A Lione in Francia, sant’Epipodio, che dopo i quarantotto gloriosi martiri di questa città, fu arrestato insieme al diletto amico Alessandro e concluse il suo martirio con la decapitazione.
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Sono commemorati nei martirologi (Geronimiano e Romano) rispettivamente il 22 ed il 24 aprile, ma poiché morirono nella stessa occasione e le fonti letterarie li ricordano insieme, anche noi ne parliamo sotto la stessa «voce».
Il più antico documento che tratta di loro è un’omelia attribuita ad Eusebio di Emesa, ma che probabilmente appartiene ad Eucherio di Lione, poiché appare recitata a Lione, città che custodiva i sepolcri dei due martiri. In essa i due santi sono paragonati agli Apostoli Pietro e Paolo e si afferma che la polvere dei loro sepolcri era molto ricercata dai fedeli, perché miracolosa. Più tardi, san Gregorio di Tours attesta che i corpi di Epipodio e Alessandro si trovavano nella cripta della basilica di san Giovanni a Lione, ai lati dell’altare in cui era sepolto san Ireneo. Evidentemente, prima di san Gregorio era stata operata una traslazione poiché la passio, più antica, riferisce che subito dopo il martirio i corpi dei due furono nascosti e sepolti in una grotta sita in un colle fuori la città. Una conferma di questa traslazione si ha dalla notizia del Martirologio Geronimiano, in cui, al 24 aprile, si legge «et dedicatio criptae ubi corpora eorum requiescunt». Veramente questa frase nel contesto del Geronimiano sembra appartenere al gruppo dei XXXIV martiri che sarebbero periti con Alessandro, ma quel gruppo era di Alessandria di Egitto: infatti, nella passio non si parla assolutamente di compagni di Epipodio e Alessandro.
Questo scritto, sebbene non possa annoverarsi tra le fonti più genuine dell’agiografia, tuttavia per certe sue caratteristiche di semplicità, per la sua sincerità di esposizione, almeno nelle cose essenziali, e per la sua alta antichità (fu scritto probabilmente nel secolo V) è degno di considerazione e, del resto, è l’unica fonte che ci dia notizie sulla vita e la morte dei due santi.
Epipodio e Alessandro erano due giovani amici che fin dall’infanzia avevano studiato insieme ed insieme erano cresciuti nella virtù. Durante la famosa persecuzione che sconvolse la Chiesa di Lione nel 177, per timore fuggirono e si nascosero nella casa di una vedova, che abitava fuori la città, dove vissero per qualche tempo. Traditi da un domestico, furono arrestati e condotti al tribunale del governatore. Per primo fu interrogato Epipodio che, essendo il più giovane dei due, si pensava avrebbe ceduto più facilmente; ma il martire resistette impavido alle lusinghe e alle torture e fu decapitato il 22 aprile 178. Due giorni dopo anche Alessandro fu condotto al tribunale e dopo essere stato flagellato, fu condannato ad essere crocifisso. I cristiani poterono recuperare i loro corpi e li seppellirono in una grotta. In seguito ad un miracolo, il loro culto si divulgò e più tardi le reliquie furono trasferite nella chiesa di San Giovanni. Nel 1562, quando Lione fu occupata dai calvinisti le tombe furono violate e le reliquie bruciate; furono salvate soltanto alcune parti che si conservano nella chiesa di san Giusto a Lione.
Autore: Agostino Amore
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