Irenopolis, Decapoli isaurica, 770/775 - Costantinopoli, 27 aprile 835
Monaco e abate, nacque in Isauria verso il 770 e si distinse per la strenua difesa delle icone durante la persecuzione iconoclasta. La sua vita, costellata da esili e incarcerazioni, ci è nota principalmente grazie alle agiografie e ai menologi greci. Ordinato sacerdote a Costantinopoli, governò il monastero dei Catari in Bitinia, subendo la prima persecuzione sotto Leone l'Armeno. Incarcerato e flagellato, fu esiliato nella fortezza di Pentadactylos. Liberato sotto Michele il Balbo, si accostò alla sua politica religiosa ambigua, per poi essere nuovamente esiliato da Teofilo nell'isola di Afusia, dove morì nel 835. La sua memoria è celebrata il 27 aprile nei menologi greci e nel Martirologio Romano, seppur con alcune inesattezze.
Martirologio Romano: Sull’isola di Afusia in Propontide, nel mare Egeo, san Giovanni, egúmeno, che lottò molto sotto l’imperatore Leone l’Armeno in favore del culto delle sacre immagini.
|
Nacque a Irenopolis, nella Decapoli isaurica, verso il 770-775. All’età di nove anni abbracciò la vita monastica. Il suo maestro si affezionò a lui e lo condusse con sé al secondo concilio di Nicea (787) e poi ancora quando partì per Costantinopoli dove divenne archimandrita del monastero detto del Dalmata e lo fece ordinare sacerdote.
Nella Quaresima dell’805, l’imperatore Niceforo (802-11) inviò Giovanni a governare il monastero dei Catari, in Bitinia, e nell’estate dell'808, il suo convento si separò da san Teodoro Studita, probabilmente perché Giovanni aveva accettato il ristabilimento del sacerdote Giuseppe, resosi celebre nella controversia «mechiana».
Era egumeno da poco più di dieci anni allorché la persecuzione iconoclasta, scatenata da Leone l’Armeno (813-20), lo tolse dal suo convento (aprile - maggio 815). Tradotto a Costantinopoli davanti all’imperatore, fu flagellato, poi relegato nel su metochion (residenza urbana o villa di campagna) dove rimase tre mesi; venne infine esiliato ed incarcerato nella fortezza di Pentadactylos (Bes-Parnak), nella regione di Lampe, presso Apamea. Durante questa reclusione, si unì, insieme ad altri egumeni iconoduli, agli appelli rivolti a Roma, nell'816 e nell’817, da san Teodoro Studila.
Dopo dieci mesi di detenzione, dovette di nuovo comparire, nella capitale (verso aprile 817), di fronte all’imperatore e al patriarca usurpatore Teodoto.
Resistette magnificamente e venne ancora esiliato (giugno 819) nel tema dei Buccellari, al forte di Criautoros.
All’inizio del regno di Michele il Balbo, successore di Leone, Giovanni fu liberato (dopo il 25 dicembre 820) e ritornò verso Calcedonia, ma non gli fu permesso di entrare nella capitale. Forse raggiunse il suo monastero. Sembra essersi accostato all’equivoca politica religiosa del nuovo imperatore, poiché san Teodoro Studita credette necessario rimproverorlo. Ma quando l’imperatore Teofilo scatenò una nuova offensiva contro il culto delle immagini (dopo l’ottobre 832), Giovanni cercò di riunire intorno a sé i monaci iconofili. Perciò venne nuovamente esiliato dal patriarca Giovanni VII, il Grammatico, nell'isola di Afusia, nella Propontide (Marmara), dove morì probabilmente il 27 aprile 835.
I sinassari bizantini commemorano, al 4 febbraio, "Giovanni d’Irenopoli, uno dei santi Padri di Nicea", ma la festa propriamente detta è fissata al 27 aprile nei menologi greci che hanno, a quella data, una leggenda abbastanza ampia basata, a quanto sembra, su una Vita andata perduta. Alla stessa data, il Martirologio Romano contiene un elogio del santo die ha bisogno di rettifica: si parla di Leone l'Isaurico invece di Leone l’Armeno; inoltre, nel fissare a Costantinopoli il luogo della morte di Giovanni, il Romano ha indotto non pochi a credere che il santo fosse stato abate del monastero dei Catari esistente nella capitale dell’impero bizantino.
Autore: Daniele Stiernon
Fonte:
|
|
|
|