San Pietro di Argo Vescovo

Festa: 3 maggio

† 922 circa

Vescovo di cui si hanno notizie frammentarie, nacque nella città greca di Argo nel IX secolo. Venne ordinato sacerdote e poi vescovo della sua città natale, dove guidò il gregge con saggezza e fermezza. La sua carità verso i poveri e gli schiavi era immensa, e si dedicò con zelo alla composizione di dissidi, promuovendo la pace e la concordia. Le sue omelie e sermoni, purtroppo non conservati, difendevano la fede con ardore e illuminavano i fedeli con la luce del Vangelo. La sua morte, avvenuta intorno al 922, lasciò un vuoto incolmabile nella comunità di Argo, che ne conserva tuttora la memoria viva e venera le reliquie custodite nella cattedrale.

Martirologio Romano: Ad Argo in Grecia, san Pietro, vescovo, che si adoperò con somma carità per i poveri e gli schiavi e per la fede provvide incessantemente alla composizione di ogni dissidio.

Le informazioni su San Pietro di Argo, vescovo, sono frammentarie e provengono da diverse fonti, alcune agiografiche e altre storiche. La sua figura emerge come quella di un pastore zelante e caritatevole, dedito alla cura del suo gregge e alla difesa della fede.
Pietro nacque ad Argo, in Grecia, presumibilmente nella seconda metà del IX secolo. Visse in un periodo turbolento, segnato dalle incursioni arabe e dalle lotte iconoclastiche.
Egli venne eletto vescovo di Argo all'inizio del X secolo. Guidò la sua diocesi con saggezza e fermezza, mostrando grande sollecitudine per i poveri e gli schiavi. Si adoperò per la loro liberazione e il loro benessere, diventando un esempio di carità cristiana.
Pietro fu anche un infaticabile difensore della fede ortodossa. Si oppose con vigore all'iconoclastia, combattendo per il culto delle immagini sacre. La sua posizione lo portò a scontrarsi con le autorità imperiali, che lo perseguitarono e lo esiliarono.
Pietro morì in esilio intorno al 922. La sua memoria venne subito venerata dai fedeli, che lo consideravano un modello di vescovo e un intercessore presso Dio. Le sue reliquie furono riportate ad Argo e collocate nella cattedrale della città.

Autore: Franco Dieghi