m. 465
Geronzio, vescovo di Milano, santo. Fu un intimo collaboratore del vescovo sant'Eusebio che, al dire di Ennodio, lo avrebbe designato, ancora in vita, come suo successore. Condusse a termine il piano di ricostruzione di Milano distrutta da Attila (452), iniziato dal suo predecessore. Morì dopo ca. quattro anni di episcopato e fu sepolto nella chiesa di San Simpliciano.
Martirologio Romano: A Milano, san Geronzio, vescovo.
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Il 5 febbraio la Chiesa ambrosiana ricorda san Geronzio, suo diciannovesimo vescovo. Il suo fu un breve episcopato: solo tre anni (462 - 465). Forse si volle ripetere l’esperienza di Ambrogio, che ebbe come successore Simpliciano, ormai anziano, ma di vasta cultura, grande carità, vera sapienza. Anche Geronzio, infatti, fu scelto, probabilmente già anziano, perché si distingueva tra il clero ambrosiano per la sua carità verso i poveri. Di lui, in effetti, dovremmo ricordare lo zelo per le case di Dio e quelle degli uomini.
Geronzio si impegnò con ogni energia nel ricostruire le chiese di Milano, distrutte dagli Unni di Attila, le quali - scrisse San Massimo di Torino - giacevano in rovina, «abbattute come teste staccate dal corpo». Con lo stesso zelo sostenne i profughi, gli sfollati, i feriti, riscattò i prigionieri, sollecitò aiuti contro gli invasori.
Lo sosteneva la coscienza del suo ministero, dell’impegno che aveva assunto presso gli uomini e presso Dio, poiché, come diceva Ambrogio commentando il salmo 43: «È necessario che noi rimaniamo nel Signore e non ci ritiriamo, poiché se il Signore ci guida e ci aiuta possiamo reggere coraggiosamente ogni sfida, ogni lotta». Per questo, anche Geronzio, per riscattare i prigionieri di guerra, non esitò a fondere i vasi sacri, poiché «niente perde la Chiesa, quando guadagna la carità. E la carità non è mai una perdita, ma la conquista più vera di Cristo».
Autore: Ennio Apeciti
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