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San Venerio di Milano Vescovo
Festa:
6 maggio
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† 409
Presente al fianco di Sant'Ambrogio nel momento del suo trapasso, ne divenne il secondo successore. La sua figura testimonia la vivacità della Chiesa ambrosiana in quegli anni e la stima di cui essa godeva. Sollecitato dai vescovi africani, riuniti nel sinodo di Cartagine del 18 giugno 401, che soffrivano per una crisi di vocazioni sacerdotali, Venerio non esitò ad inviare in loro aiuto alcuni presbiteri e diaconi ambrosiani. Tra questi "fidei donum" spiccava Paolino, che, su invito di Sant'Agostino stesso, scrisse la prima biografia di Sant'Ambrogio. La ricerca della verità era per Venerio un valore fondamentale, al punto da spingerlo a difendere strenuamente San Giovanni Crisostomo, esiliato per aver condannato la corruzione imperiale, insieme a Papa Innocenzo I e a Cromazio di Aquileia. Lontano da ogni gelosia di potere, Venerio considerava prioritario il servizio ai fratelli. Per questo motivo non si oppose all'elevazione della Chiesa di Aquileia a diocesi autonoma da Milano. In quegli anni difficili, segnati dalle incursioni dei Visigoti di Alarico che l'esercito romano non riusciva a fermare, Venerio seppe onorare la memoria del suo maestro. Come Ambrogio, egli stesso sostenne il popolo con la sua eloquenza rara, incoraggiandolo a fissare lo sguardo su Cristo.
Martirologio Romano: A Milano, san Venerio, vescovo, che, discepolo e diacono di sant’Ambrogio, inviò chierici in aiuto ai vescovi d’Africa e si prese cura di san Giovanni Crisostomo mentre si trovava in esilio.
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San Venerio, presente al fianco di Sant'Ambrogio nel momento del suo trapasso, ne divenne il secondo successore (400-408), dopo Simpliciano. La sua figura testimonia la vivacità della Chiesa ambrosiana in quegli anni e la stima di cui essa godeva.
Sollecitato dai vescovi africani, riuniti nel sinodo di Cartagine del 18 giugno 401, che soffrivano per una crisi di vocazioni sacerdotali, Venerio non esitò ad inviare in loro aiuto alcuni presbiteri e diaconi ambrosiani. Tra questi "fidei donum" spiccava Paolino, che, su invito di Sant'Agostino stesso, scrisse la prima biografia di Sant'Ambrogio.
La ricerca della verità era per Venerio un valore fondamentale, al punto da spingerlo a difendere strenuamente San Giovanni Crisostomo, esiliato per aver condannato la corruzione imperiale, insieme a Papa Innocenzo I e a Cromazio di Aquileia.
Lontano da ogni gelosia di potere, Venerio considerava prioritario il servizio ai fratelli. Per questo motivo non si oppose all'elevazione della Chiesa di Aquileia a diocesi autonoma da Milano.
In quegli anni difficili, segnati dalle incursioni dei Visigoti di Alarico che l'esercito romano non riusciva a fermare, Venerio seppe onorare la memoria del suo maestro. Come Ambrogio, egli stesso sostenne il popolo con la sua eloquenza rara, incoraggiandolo a fissare lo sguardo su colui che solo può consolare e sempre vincere il male: Cristo, in cui "tutto abbiamo" e "tutto è per noi".
Autore: Franco Dieghi
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