III sec.
La "Vita di san Ponzio", narrata da un presunto testimone oculare di nome Valerius, racconta la conversione del santo, avvenuta a Roma dopo aver ascoltato il canto dei cristiani, la sua successiva evangelizzazione, culminata con la conversione del padre e la distribuzione dei beni ai poveri. Durante la persecuzione di Valeriano, Ponzio si rifugiò a Cimiez, dove fu riconosciuto, torturato e decapitato per aver rifiutato di abiurare la sua fede. L'autenticità della "passio" è stata messa in discussione da studiosi come Delehaye e Dufourcq, che la considerano un'opera agiografica del VI secolo priva di valore storico. Tuttavia, il culto di san Ponzio si diffuse ampiamente, soprattutto grazie alla fondazione di un monastero a Thomières nel 936, che ne custodiva le reliquie. La venerazione del santo è attestata a Montpellier e in diocesi vicine come Cimiez, Digne e Fréjus.
Martirologio Romano: A Cimiez in Provenza, in Francia, san Ponzio, martire.
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La Vita di san Ponzio (lat. Pontius; fr. Pons) ci è riferita come il racconto di un testimone oculare di nome Valerius, amico e compagno del martire. Era nato a Roma ed aveva compiuto buoni studi. Un giorno gli era accaduto casualmente di ascoltare alcuni cristiani che cantavano l’Ufficio notturno, e in particolare il Salmo 113 che esalta la grandezza di Dio di fronte alla miseria degli idoli: fu quello il giorno della sua conversione, ed egli entrò a far parte della comunità presieduta dal papa Ponziano (morto nel 235). Riuscì a convertire anche il proprio padre e, alla morte di lui, distribuì la sua eredità ai poveri. Durante la persecuzione di Valeriano, abbandonò Roma e si rifugiò sulle pendici delle Alpi Marittime, nel borgo di Cimiez (oggi Nizza). Fu riconosciuto però dal prefetto Claudio, ed avendo rifiutato di sacrificare agli idoli, fu torturato sul cavalletto e infine decapitato.
Se si deve credere al Delehaye, questa passio è «uno scritto privo assolutamente di ogni valore storico e non sembra possa risalire al di là del secolo VI». A. Dufourcq la crede opera di Valeriano, vescovo di Cimiez nel secolo VI un’omelia di questo vescovo, infatti, giunta fino a noi, esalta proprio un martire, di cui si riportano gli Atti; sarebbe perciò un prodotto di quella che è definita la «fabbrica agiografica» di Lérins. È molto verosimile che la passio sia stata realmente composta per spiegare il culto reso a un martire a Cimiez; ma di questo personaggio non si sa assolutamente nulla.
La grande diffusione del culto di san Ponzio fu dovuta alla fondazione, avvenuta nel 936 ad opera del conte di Tolosa, Raimondo Ponzio, di un monastero a Thomières, presso Narbona, dedicato al martire di Cimiez. Vi furono trasportate anche alcune reliquie e Thomières divenne per un certo tempo, sotto il papa Giovanni XXII, un vescovato, collegato più tardi a Montpellier. Così da una sponda all’altra della costa francese del Mediterraneo, da Cimiez a Narbona, il culto si diffuse, indipendentemente dalle incerte notizie della leggenda. In tal modo si spiega come mai san Ponzio sia festeggiato a Montpellier l’11 maggio e il 14 nelle diocesi vicine di Cimiez (cioè Nizza), Digne e Fréjus.
Autore: Gerard Mathon
ICONOGRAFIA
Il carattere leggendario di Ponzio non ha impedito di fondare la massima parte della sua iconografia sulle scene della vita e del martirio, che, peraltro, subisce forti varianti.
Nel secolo XII, infatti, nel monastero cluniacense di san Ponzio di Thomières, presso Montpellier, gli erano consacrati alcuni capitelli del chiostro, oggi andati dispersi. Uno ne esiste nel Museo di Montpellier, e raffigura il martirio del santo su una croce che ricorda quella di sant'Andrea, cosa che ha posto seri dubbi per l'identificazione. Nei capitelli esposti nel Museo di Toledo, Ohio (USA), invece, è narrato il rifiuto di sacrificare agli dei e il martirio in mezzo alle belve. Un dipinto di scuola catalana del secolo XV, per citare ancora un'immagine (Museo di Lérida), rappresenta il santo in modo convenzionale, con la palma del martirio.
Autore: Maria Chiara Celletti
Fonte:
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