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Beato Burcardo di Beinwil Sacerdote
Festa:
18 maggio
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XII sec.
Originario di Langenmat, nei pressi del monastero benedettino di San Martino a Muri, Burcardo di Beinwil si distinse per la sua devozione e la sua opera pastorale come parroco a Beinwil. La sua fama di santità, alimentata da racconti di miracoli e virtù, si diffuse ben presto, portando alla venerazione della sua tomba già nel 1228. Nel corso dei secoli, la devozione verso il Beato crebbe, culminando con la fondazione di una confraternita a lui dedicata e l'istituzione del suo culto ufficiale da parte della Chiesa.
Martirologio Romano: Nel territorio di Argovie nell’odierna Svizzera, beato Burcardo, sacerdote, che, parroco del villaggio di Beinwil, si dedicò assiduamente all’impegno pastorale verso il gregge a lui affidato.
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Nacque a Langenmat presso Muri (Svizzera), dove si trova il monastero benedettino di San Martino, fondato nel 1027. Resse la parrocchia di Beinwil e morì in fama di santità tra il 1185 e il 1228, probabilmente nel 1192, il 18 maggio; più tardi, però, la sua festa venne fissata al 20 agosto confondendo il beato con l'omonimo vescovo di Worms.
Appena sepolto nel cimitero della chiesa, Burcardo divenne oggetto di culto: già nel 1228, sulla sua tomba ardeva una lampada giorno e notte. Un documento del 1407 ci informa delle offerte deposte dai pellegrini presso il sepolcro. Altre testimonianze sul culto e sui miracoli operati da Burcardo risalgono al 1587; l'anno seguente fu fondata a Beinwil una confraternita intitolata a lui e ai ss. Pietro e Paolo. La sua tomba fu aperta tre volte: nel 1619, quando fu costruita l'attuale cappella, nel 1754 e nel 1784, allorché le reliquie furono deposte nel monumento sepolcrale. La Sacra Congregazione dei Riti fece esaminare accuratamente, nel 1814, gli argomenti per il continuo culto di Burcardo e concesse nel 1817 di celebrare la Messa e l'Ufficio in suo onore; nel 1866 la sua festa fu ammessa nel Proprio della diocesi di Basilea.
In un'incisione del XVII sec., Burcardo è rappresentato con un uccello (civetta o corvo) : secondo la leggenda, infatti, il beato risuscitò, dopo che dei servi malvagi glielo avevano ucciso, il volatile col quale soleva svagarsi.
Ancor oggi, la devozione verso Burcardo è viva e i fedeli, fiduciosi nell'intercessione del beato, raccolgono l'acqua della fonte detta appunto «di Burcardo» che sgorga presso il suo sepolcro.
Autore: Giovanni Battista Villiger
Fonte:
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