Si hanno scarse informazioni su di lui. Gallo di nazionalità, entrò già avanti negli anni del monastero di Lérins, fondato da San Onorato. In questo fiorente centro di cultura e di spiritualità compose il Commonitorium, opuscolo di notevole importanza contro l'eresia, e altri testi cristologici e trinitari. Profondo conoscitore delle Sacre Scritture e dotato di una cultura umanistica, i suoi scritti sono notevoli per vigore ed eleganza stilistica, e per chiarezza e precisione di pensiero. Muore verso il 450.
Il suo Commonitorium ha avuto una straordinaria diffusione dalla Riforma ad oggi. Dibattuto dai cattolici e protestanti, vi si trova condensata la dottrina dei Padri sulle fonti della fede cristiana e i criteri per distinguere la dottrina ortodossa.
Etimologia: Vincenzo = vittorioso, dal latino
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: Nel monastero di Lérins in Provenza, in Francia, san Vincenzo, sacerdote e monaco, insigne per dottrina cristiana e santità di vita e premurosamente dedito al progresso delle anime nella fede.
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Dopo che la Chiesa ebbe via libera con l'editto dell'imperatore Costantino e potè uscire allo scoperto, entrando a far parte di diritto della nuova società che nasceva dalle ceneri del secolare impero romano, molti cristiani avvertivano un più struggente desiderio di "distacco dal mondo", e il richiamo al "deserto", cioè alla quiete della vita contemplativa, si tradusse in varie forme di vita monastica o comunitaria. S. Girolamo visse a lungo in una grotta presso Betlem; Paolino da Nola si spogliò di tutte le ricchezze per vivere in una piccola stanza accanto alla tomba del martire S. Felice. Molti sceglievano il deserto vero e proprio, come S. Antonio abate; altri mettevano tra sé e la tumultuosa società il mare e si rifugiavano in una isoletta.
Tra i principali rifugi monastici del V secolo fu l'isola di Lerins, o Lerino nel Mediterraneo, davanti a Cannes. Fondato da S. Onorato, futuro vescovo di Arles, il monastero di Lerino diventò un semenzaio di vescovi, di santi e di scrittori. Ricordiamo Eucherio, che, prima di diventare vescovo di Lione, soggiornò a lungo nell'isoletta, con la moglie e i figli e vi scrisse due libri dal titolo significativo: Elogio della solitudine e Il disprezzo del mondo. Ma il nome più celebre uscito da questa "nutrice di santi" è S. Vincenzo di Lerino.
Non abbiamo molte notizie sulla sua vita. La sua notorietà è legata ad un libretto sulla tradizione della Chiesa, dal titolo Commonitorium, che S. Roberto Bellarmino definì "un libro tutto d'oro". Si tratta di un manuale di regole di condotta da seguire per vivere integralmente il messaggio evangelico. Non c'erano grandi novità. Nel 434 (l'anno in cui vide la luce il prezioso libretto), il monaco forniva ai teologi futuri il famoso canone dell'ortodossia, cioè il metro per giudicare la bontà di una affermazione teologica: "Quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est": atteniamoci, cioè, a ciò che è stato creduto ovunque, sempre e da tutti. S. Vincenzo auspica tuttavia un progresso: "E’ necessario che crescano e che vigorosissimamente progrediscano la comprensione, la scienza e la sapienza da parte sia dei singoli che di tutti, sia di un solo uomo che di tutta la Chiesa, via via che passano le età e i secoli".
Vissuto negli anni della lotta della Chiesa contro l'eresia pelagiana, Vincenzo di Lerino, nato nella Francia settentrionale, forse nel Belgio, e approdato definitivamente a Lerino, nella cui pace morì verso il 450, con i suoi scritti fornì un'arma molto efficace contro "le frodi e i lacci degli eretici".
Autore: Piero Bargellini
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Aggiunto/modificato il 2001-02-01