II-III sec.
Le fonti storiche, spesso discordanti, lo collocano in Siria o in Aquileia. La leggenda, fiorita nel XIV secolo, narra di un giovane eremita istriano che, dopo prodigi e profezie, subì il martirio a Trieste sotto il dominio romano.L'iconografia lo raffigura con la dalmatica azzurra, la palma del martirio e un drago ai piedi, simbolo forse di un episodio leggendario. Il mosaico absidale della Cattedrale di San Giusto a Trieste e il polittico di San Cipriano di Paolo Veneziano ne offrono le prime testimonianze artistiche. La devozione a San Zoello si diffuse a Trieste e in Istria, come dimostrano la chiesa a lui dedicata, soppressa nel XVIII secolo, e la reliquia conservata nel tesoro della Cattedrale.
Martirologio Romano: A Listra in Licaonia, nell’odierna Turchia, san Zoello, martire.
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ZOELLO, SERVOLO, FELICE, SILVANO e DIOCLE, santi, martiri.
Il Martirologio Romano riporta codesti martiri il 24 maggio in Istria. Il latercolo proviene dai martirologi storici di Floro e di Usuardo, che hanno accettato la lezione in Histria del cod. Epternacensis del Geronimiano, la quale è cattiva lettura dell'originale in Syria. Perciò i martiri vanno ascritti alla Siria, come risulta evidente per lo stesso giorno (24 maggio) dal Martirologio Siriaco. Tuttavia nel 1698 lo storico triestino Della Croce identificava senz'altro Zoello con l'omonimo sacerdote aquileiese della passio del martire s. Crisogono, che avrebbe profetizzato il martirio alle Ss. Agape, Chionia e Irene, passando in seguito in Istria dove sarebbe morto. Ma già nel 1613 il Ferrari lo aveva distinto, quale confessore, venerato ad Aquileia il 27 dicembre. Nel Kalendarium venetum della fine del sec. XI è riportato il 24 maggio Servuli mart., senza indicazione topografica. Soltanto il Galesini lo collocò nello stesso giorno a Trieste, dove in pratica prima del 1150 al massimo si venerava un Servulus, che tutt'al più potrebbe costituire una variante del Servilius del Geronimiano, come già aveva supposto il Ferrari.
Le passiones latina e volgare redatte dopo il 1330 ne costruiscono la vita, prendendo l'avvio dall'inno liturgico del Breviario aquileiese del 1318-1330. Secondo questi testi il santo usci dodicenne dall'eremo collocato a Dorligo della Valle presso Trieste e dopo alcuni prodigi, si presentò innanzi al preside romano nel 283 subendo la decapitazione il 24 maggio. Soltanto nel De Natalibus esiste la variante della caldaia di olio bollente dove fu immerso, accolta dal Galesini che lo fa morire per strangolamento.
La più antica prova di culto è data dal mosaico absidale nella cattedrale di S. Giusto: il santo con scritta denominativa è in talare azzurra, con destra benedicente al petto e la crocetta bizantina di martire nella sinistra, lavoro di maestranze lagunari degli ultimi decenni del sec. XIII. Di poco posteriore è il rilievo entro un'arcatella cieca dell'abside.
Paolo Veneziano lo effigiò quasi sicuramente tra ii 1328 e il 1330 nel polittico di S. Cipriano ora al museo civico di Trieste, dove risulta per la prima volta con il drago ai piedi (evidente derivazione dell'inno liturgico citato).
Il modulo del mosaico riaffiora nei capilettere miniati della passio Scaramangà (1450 ca.); è acquarellato nella passio ms. del 1613.
Nella chiesa di S. Apollinare in Trieste Servolo è presente in un medaglione nella navata centrale, lavoro del Randi (1870 ca.), con l'episodio del drago, che è dato pure nella incisione dell'edizione veneziana della Vita del 1811. Del neoclassico Bosa è pure la sua statua nella facciata di S. Antonio Nuovo di Trieste; del pittore Vostri sono le storie della vita eseguite nel suo altare in S. Giusto nel 1935. A Venezia l'immagine del santo si trova sulla facciata di un palazzo nei mercati di Rialto.
Nell'apertura dell'arca dell'altare a lui dedicato in S. Giusto nel 1826, fu trovato uno scheletro (meno il braccio destro), considerato del santo, avvolto in un lenzuolo di seta, con monete di corredo devozionale datate tra il 1268 e il 1288. Successive ricognizioni si ebbero nel 1929 e 1934: in quest'anno i resti furono collocati in un'urna di cristallo nella cappella a lui dedicata in S. Giusto. Una reliquia è pure in reliquiario d'argento cinquecentesco nel tesoro della cattedrale; un'altra era a Venezia nel 1749.
In Trieste una chiesa era dedicata al santo sin dal sec. XIV, soppressa nel 1786 e poi riaperta fino al 1842, anno di demolizione, lasciando traccia in un toponimo viario attuale.
Nel 1698 il Della Croce attesta una chiesa ipogea presso Trieste a tre navate con altare del santo e acque salutari che si disseccavano se profanate: resta solo l'altare. Ora Servolo è patrono della parrocchia di Buie (in territorio iugoslavo) con festa il 16 maggio; l'agiotoponimo dell'isola veneziana ricordato nell'819 forse allude al Servolo romano.
A Trieste la festa di Servolo è il 24 maggio; nel 1550 ca. il Podestà col Consiglio locale si recava in questo giorno in processione al suo altare per omaggio di cere. Avveniva poi la gara popolare di tiro con balestra in Piazza Maggiore. Al vincitore erano donate due balestre nuove.
Autore: Antonio Niero
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