† 936
Monaco spagnolo del X secolo, è famoso per la sua doppia vita: da un lato era un monaco devoto, dall'altro un importante vescovo e consigliere dei re. Nato nel Bierzo, Gennadio divenne abate del monastero di San Pietro de Montes, dove si dedicò alla preghiera e alla riforma monastica. La sua fama di santità lo portò ad essere eletto vescovo di Astorga contro la sua volontà. In questo ruolo, Gennadio divenne un influente consigliere dei re, pur continuando a fondare e restaurare monasteri. Dopo vent'anni da vescovo, Gennadio si ritirò in eremitaggio, ma la sua fama lo raggiunse anche lì. Morì nel 936, venerato come santo.
Martirologio Romano: A Peñalba nelle Asturie in Spagna, san Gennadio, che da abate fu fatto vescovo di questa sede; fu consigliere dei re, ma, spinto dal desiderio di vita monastica, rinunciò alla dignità episcopale, per trascorrere i restanti anni della sua vita da monaco ed eremita.
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Appare nella storia uomo ormai maturo, monaco nel monastero di Ageo, sotto l'ubbidienza del santo abate Arandiselo. Quindi nell'882 partì, con la benedizione dell'abate, e dodici compagni, per il Bierzo, allo scopo di restaurare il monastero di San Pietro de Montes, fondato tre secoli prima da san Fruttuoso. Qui fu consacrato abate dal vescovo Ranulfo di Astorga che, in quest’occasione, gli fece una ragguardevole donazione. Alla morte di Ranulfo, nell’898, Gennadio, suo malgrado, venne eletto a succedergli dal re Alfonso II delle Asturie, di cui sembra fosse parente.
Da questo momento Gennadio diventa uno dei personaggi più importanti del regno: sarà assiduo collaboratore dei re, il loro più leale consigliere, confessore e confidente, commensale quasi costante e, all’occorrenza, esecutore testamentario. Non trascurava i suoi compiti episcopali, né diminuiva il suo amore per la solitudine e la vita monastica. Fondò nuovi monasteri come sant'Andrea di Montes e Santiago di Penalba; ne restaurò altri come san Leocadia di Castaneda e sant'Alessandro; consacrò quello di Sahagùn, eccetera. Spesso si allontanava dalla reggia e dalla capitale della diocesi per ritirarsi nella solitudine e condurre vita di «monaco tra i monaci».
Egli stesso ci dice che se rimase al governo della diocesi fu «magis vi principum quam spontanea voluntate»; e quindi nel 920 rinunciò, dopo ventidue anni, alla carica, col consenso di re Ordono II, per ritirarsi nel deserto del Monte del Silenzio, nel Bierzo, luogo da lui sempre prediletto. Dietro suo consiglio venne eletto a succedergli come vescovo di Astorga san Forte, suo antico compagno e successore come abate di san Pietro di Montes.
Gennadio prese dimora nelle vicinanze dei monasteri da lui fondati. Non lontano da Penalba c’era una grotta naturale aperta nella viva roccia e lì si rifugiò per condurre vita eremitica consacrato alla preghiera e alla penitenza.
Fino a quella grotta, attratti dalla forte personalità di Gennadio, venivano costantemente i fedeli in cerca di consigli e di orientamenti; fra essi non mancavano gli abati e i monaci dei vicini monasteri ed anche importanti personaggi come i conti Guisuado e Leuina e gli stessi re di León. Ormai in età molto avanzata, oltre ottantanne, ricevette da re Ramiro II la concessione del monastero di san Pietro di Forcellas, nella regione della Cabrerà, la cui vita monastica languiva ed era quasi spenta, e il santo si mise con grande impegno alla sua restaurazione.
I discepoli lo circondavano di grande ammirazione ed affetto. Il vescovo san Forte (920-931) volle costruire un edificio che servisse a Gennadio per abitazione, cercando di dargli qualche comodità per la vecchiaia; il successore Salomone (931-951), dietro consiglio di molti abati ed anacoreti, modificò il progetto e ne cambiò l’ubicazione; ma prima che questa costruzione fosse ultimata Gennadio morì, nell’anno 936, fra le braccia di sant'Urbano, abate di Santiago di Penalba. Fu sepolto nella chiesa di questo monastero, dove ancora è venerato il suo sepolcro, benché nel secolo XVI la duchessa d’Alba ne asportasse le reliquie, portandole prima a Villafranca e più tardi a Valladolid.
È stato sempre venerato come santo. I documenti di Penalba e di san Pietro di Montes lo chiamano spesso così, e in tutti e due i monasteri fu celebrata la sua festa fin dai tempi più antichi, con grande solennità e devozione, il 25 maggio. I fedeli prendevano la terra del suo sepolcro e della grotta in cui visse, attribuendole speciali virtù curative. Anche la Chiesa di Astorga ne celebra la festa da tempo immemorabile.
Il Martyrologium Romanum lo pone al 24 maggio.
Autore: Augusto Quintana Prieio
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